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venerdì 20 maggio 2011

“No ai radar israeliani!”. Dopo il no al nucleare i Sardi si mobilitano contro le installazioni militari mascherate da radar anti-immigrati



Radio Città Aperta
Radar19-05-2011/18:45 --- “Ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a disposizione alla costruzione di decine di radar sul nostro territorio”. E’ netto Antonello Tiddia ai microfoni di Radio Città Aperta. “Che questi radar servano a contrastare l’immigrazione clandestina è soltanto una scusa diffusa dalla multinazionale Almaviva (legata a Finmeccanica e al complesso militare-industriale) che sta costruendo queste apparecchiature che si posano su tralicci alti 36 metri e che deturperanno il territorio sardo e soprattutto provocheranno danni alla salute dei cittadini sardi. La scusa è che i radar servono ad individuare i barconi dei migranti ma è solo perché dovevano trovare un argomento per giustificare la disseminazione nell’isola di queste apparecchiature pericolose” denuncia l’attivista del comitato di Sant’Antioco aggiungendo ulteriori dettagli sulla ennesima truffa al popolo sardo.
Ufficialmente i diciotto Radar dislocati in diverse parti dell'Italia avranno un raggio di 50 km e potranno intercettare barche di piccole dimensioni e ad alta velocità, e serviranno anche a contrastare il traffico di droga e di armi. Serviranno anche, dicono alla Guardia di Finanza che cogestisce il megaprogetto, a lottare contro il terrorismo e la pesca illegale.
“Se veramente i radar servono contro l’immigrazione clandestina mi chiedo: a Tresnuraghes, dove un radar dovrebbe essere posizionato di fronte alle coste della Spagna, hanno forse paura di un invasione di spagnoli? O all’Argentiera, che è di fronte alla Corsica, cioè dalla parte opposta alla direzione da cui a volte, ma molto di rado, sono arrivati dei barconi carichi di disperati?”
La verità è che la prevista costruzione solo sull’isola di numerose installazioni radar è un affare enorme dal punto di vista economico: “Ci sono milioni di euro in ballo per dei radar che servono solo a potenziare le già numerosissime basi militari presenti in Sardegna. Abbiamo già il 62% del territorio sardo sottoposto alle servitù militari, gli statunitensi vogliono recuperare la loro base alla Maddalena, e basta guardare la cartina della Sardegna ci si accorge che i siti dove vogliono piazzare i radar sono tutti collegati l’uno con l’altro. Noi siamo stufi di essere colonizzati e sfruttati su questioni militari alle quali siamo estranei, che non portano un solo posto di lavoro – il radar di Capo Sperone a Sant’Antioco, ad esempio, è stato dato in commodato d’uso dalla giunta regionale alla Guardia di Finanza! - mentre molti dei nostri giovani continuano a prendere le valigie e ad emigrare per andarsi a cercare un lavoro. E noi sardi colonizzati per l’ennesima volta dall’Italia che ci porta o le scorie o queste basi militari che ci hanno portato negli anni solo morte, pensiamo alla Maddalena e ai sottomarini a propulsione nucleare che scorazzavano nel Mediterraneo oppure al poligono di Quirra dove i paesi di mezzo mondo sperimentavano le loro armi all’uranio impoverito”. Racconta poi quello che a molti è noto come il ‘Minatore Rosso’: “Abbiamo fatto presidi 24 ore su 24 in tutti i siti dove vogliono piazzare questi radar e abbiamo già detto che siamo disposti a tutto pur di bloccare questo progetto. Useremo tutti i mezzi a disposizione, abbiamo la popolazione dalla nostra parte e cercheremo di fare il massimo per evitare l’ennesimo scempio ambientale in una terra meravigliosa che vogliamo salvaguardare”.
Radar simili sono previsti anche nel sud dell’Italia – a Santa Maria di Leuca, nel Salento, e a Siracusa. Ma in Sardegna la lotta contro queste pericolose e costose installazioni militari ha assunto da subito un carattere trasversale e di massa. Potrebbe ora aprirsi, dopo il no secco espresso nel recente referendum sul nucleare, un altro fronte di lotta che potrebbe coagulare tutte le forze sane del popolo sardo, stanco di essere trattato come una pattumiera. Una lotta che potrebbe saldarsi con quella del movimento dei pastori sardi, con quella di numerosi comitati ambientali che agiscono nei diversi territori dell’isola, con la lotta contro le rapine legalizzate di Equitalia, e con una battaglia che gli indipendentisti stanno conducendo da tempo per ridare dignità e identità a questa terra.
Anche perché i sardi, dopo le prime indiscrezioni, hanno presto scoperto che i siti dove installare gli ingombranti sensori anti-immigrati sono parecchi, e tutti su spiagge dall’elevato valore paesaggistico e turistico, oltre che archeologico: Capo Pecora a Fluminmaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara. La protesta è partita immediatamente con presidi e sit in, manifestazioni, petizioni ai sindaci che al di là della loro collocazione politica, come era già avvenuto per il nucleare, si sono subito schierati con i comitati.
Almeno a parole. Le proteste dei cittadini hanno lo scopo di respingere le ruspe e bloccare la vera e propria opera di ‘fortificazione’ prevista sull’isola. Da una settimana i terreni dove era partita a grande velocità ed in gran segreto la costruzione dei quattro radar sono stati occupati 24 ore su 24 dalla popolazione locale  impedendo l'accesso a ruspe, operai e forze dell'ordine.
E all’Argentiera (Sassari) martedì scorso qualcuno, in segno di protesta, ha appiccato un incendio che ha distrutto la villa della famiglia Brandimarte, colpevole di aver concesso il terreno per il radar.
L’azienda romana Almaviva ha in programma di installare nel Mediterraneo sensori di profondità, ideati dalla società israeliana Elta System, controllata dalla compagnia statale Aerospace Industries. Da quando si è scoperto, grazie ad una denuncia del giornalista Antonio Mazzeo, che parte delle apparecchiature utilizzate nel mega progetto sponsorizzato dalla solita Unione Europea sono di provenienza israeliana, in ballo sono entrate anche le associazioni di solidarietà col popolo palestinese e i comitati che sostengono il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana.



http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6534&Itemid=9

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