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sabato 30 aprile 2011

Comitato anti-radar, solidarietà a Tiddia


Venerdì 29 aprile 2011
U na valanga di attestazioni di solidarietà per Antonello Tiddia, il pacifista e antimilitarista di Sant'Antioco a capo della protesta antirar di Capo Sperone, dopo la lettera minatoria spedita alla redazione del giornale di Carbonia. I primi a condannare la vicenda ed esprimergli vicinanza sono stati il gruppo di opposizione in Consiglio comunale “Città Nuova” e la segreteria territoriale della Cgil, seguiti da presidente, personale e Consiglio comunale. Non è mancata la solidarietà delle associazioni pacifiste tra cui la “Federazione dei movimenti della Sardegna” che s'è detta vicina ad Antonello Tiddia e alla sua battaglia: «Antonello - scrive il responsabile, Marco Loi - è la pietra su cui è stato costruito il comitato “No radar”».
Intanto proseguono a Sant'Antioco le attività del comitato che si oppone alla costruzione dell'impianto militare anti immigrazione in una zona tra le più belle dell'isola. Ieri mattina, proprio a “Su semafuru”, si è svolta la “Giornata dell'arte contro il radar”: decine di persone hanno trascorso la giornata all'aria aperta dipingendo quadri e acquerelli intorno alla vecchia postazione militare. 





da L'Unione Sarda

giovedì 28 aprile 2011

COMUNICATO DI SOLIDARIETA' AD ANTONELLO TIDDIA



Lo sapevamo, disturbiamo interessi importanti: la cosiddetta "sicurezza nazionale" nel cui nome la società Almaviva, controllata da Finmeccanica, gestisce un lucroso appalto per l'installazione di radar militari lungo le coste italiane. La tecnologia è israeliana, il fornitore una delle più grosse industrie militari dello stato d'Israele.
I neofascisti locali ancora una volta fanno il loro sporco lavoro in difesa degli interessi dei potenti ma le loro minacce non fanno che rafforzare le nostre ragioni: nessun radar nè in sardegna nè altrove.
Piena solidarietà ad Antonello Tiddia, attivista ed esponente del comitato noradar.

Comitato NORADAR

mercoledì 27 aprile 2011

Minacce ad Antonello Tiddia


Mercoledì 27 aprile 2011
“Vi comunichiamo che abbiamo condannato a morte Antonello Tiddia, il minatore rosso”.
Poche righe, infarcite di minacce e insulti, scritte a mano con un pennarello rosso e indirizzate alla redazione di Carbonia de L'Unione Sarda. La lettera è stata spedita il 18 aprile da Cagliari da qualcuno che si firma “Nuclei fascisti sociali” e che inneggia al Duce dopo aver annunciato un'azione violenta (“prima lo gambizziamo e poi lo uccideremo”) contro l'operaio della Carbosulcis Antonello Tiddia, 49 anni, in questi giorni in prima linea nell'ambito della protesta contro l'installazione del radar della Guardia di Finanza nella località “Su Semaforu” a Sant'Antioco.
Chi scrive, accusando Tiddia di essere “amico degli indipendentisti e degli anarchici”, fa proprio riferimento a questa battaglia, ma anche a quelle a cui l'operaio ha preso parte negli ultimi anni “contro i radar - si legge - contro le basi militari, nucleare, in difesa di Bruno Bellomonte e come delegato Rsu Carbosulcis, sempre a favore degli operai”. Chi scrive conclude dicendo “Vogliamo vendicare la gambizzazione del camerata Andrea Antonini a Roma”.
I tempi biblici nella consegna della corrispondenza del Sulcis hanno fatto sì che la lettera venisse recapitata in redazione soltanto ieri mattina: è stata immediatamente consegnata ai carabinieri della stazione della Compagnia di Carbonia e sulla faccenda è già stata avviata un'indagine.

Sant'Antioco: tremila firme contro il radar


Tremila firme per dire no all'installazione del radar, anche in funzione anti-sbarchi di clandestini, da parte della Guardia di Finanza a Sant'Antioco. E' il primo risultato della mobilitazione promossa dai comitati ambientalisti locali contro la decisione di installare un radar nella zona di Su Semafuru. I dati sono stati illustrati nel corso della riunione della commissione istituzionale formata da amministratori comunali e consiglieri provinciali di Sant'Antioco convocata proprio per affrontare la vicenda. Al termine dell'incontro, in cui sono emerse due posizioni, una più intransigente che esprime netta contrarietà all'installazione del radar e l'altra più moderata che vorrebbe trovare una soluzione alternativa, il sindaco Mario Corongiu è partito per Cagliari per incontrare il governatore Cappellacci. Il risultato del confronto di oggi sarà illustrato nella seduta del Consiglio comunale convocato per venerdì 29 aprile alle 17.

sabato 23 aprile 2011

Commissione comunale antiradar: prima seduta


Sabato 23 aprile 2011
Si terrà martedì alle 16, nell'aula consiliare di Sant'Antioco la prima riunione della speciale Commissione antiradar. Decisa all'unanimità dal Consiglio comunale, a seguito della mozione presentata dei consiglieri di minoranza, la Commissione ha il compito di portare avanti le attività atte a evitare l'istallazione del radar anti-immigrati della Finanza nel territorio sulcitano e, più specificatamente, nell'isola di Sant'Antioco.
Oltre al sindaco Mario Corongiu, nominato presidente, ne fanno parte il presidente del Consiglio Marco Fontana e i consiglieri Giovanni Camilleri, Massimo Melis, Giovanni Locci, Piergiorgio Testa, Lucia Pittau, Salvatore Massa, Ignazio Locci ed Eleonora Spiga.
Alla prima riunione sono stati invitati a partecipare anche i senatori, deputati e consiglieri regionali sulcitani, nonché presidenti e assessori regionali e provinciali insieme ai responsabili di comitati antiradar e associazioni ambientaliste.
Tito Siddi da L'UNIONE SARDA

Arte contro il radar

giovedì 21 aprile 2011

Sant'Antioco

Politici e associazioni in campo contro il radar

Prosegue a Sant'Antioco la mobilitazione contro la costruzione del radar della Guardia di finanza a Capo Sperone.
Ieri sera si è riunito il comitato “no Radar” per mettere in cantiere, dopo il corteo di sabato scorso, nuove iniziative di protesta. Alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste, pacifiste e di semplici cittadini si aggiungono le iniziative dei politici. Diverse le interrogazioni in Regione, tra cui quella di Pietro Cocco del Pd e quella del consigliere Pdl Giorgio Locci.
In Consiglio provinciale, invece, l'esame dell'interrogazione a firma di Ignazio Locci e Salvatore Massa, previsto per lunedì, è stato aggiornato alla prossima riunione: la discussione avrebbe potuto dare una diversa chiave di lettura sull'iter adottato. Il consigliere Angelo Cremone, infine, ritiene che la conferenza dei servizi sia nulla: «Non è regolare il parere espresso dal commissario del Ministero alle Infrastrutture - spiega Angelo Cremone - perché l'unico abilitato a dare il via a un'opera che ricade in un Sin, sito di interesse nazionale, era il commissario del Ministero all'Ambiente che invece non era presente». (Tito Siddi) 
Unione Sarda - 21 aprile 2011

lunedì 18 aprile 2011

Resoconto manifestazione pubblicata su IL MINUTO

http://www.ilminuto.info/2011/04/radar-a-capo-sperone-a-santantioco-in-400-dicono-no-a-nuovo-atto-di-colonizzazione/

Resoconto manifestazione dalla Nuova Sardegna


Tutti in piazza per dire no al radar
SANT’ANTIOCO. Tutti in piazza per dire no al radar. Organizzata dal Comitato No Radar, si è svolta ieri mattina la manifestazione che dall’ingresso del paese, nei pressi del piazzale ex Sardamag e attraverso tutta via Nazionale ha raggiunto piazza Italia, dove in tanti - esponenti politici, ambientalisti e semplici cittadini - hanno preso la parola. Oltre trecento persone, senza simboli di partito hanno sfilato per le vie del paese.
 «Constatiamo che tutte le forze politiche - ha detto Roberto Bonadea del comitato No Radar - e tanti cittadini sono concordi nell’opporsi a questa installazione a Su Semaforu. Stiamo diventando un movimento regionale e contiamo rappresentanti a Sassari, ad Arbus Buggerru e in tutti i territori dove si tenta di installare questo tipo di macchine. Sarà una lunga lotta ma contiamo di riuscire a bloccare questi interventi». Poi è intervenuto il Sindaco, Mario Corongiu, che ha ricordato come sia necessaria un intervento della politica per bloccare il radar. «Portiamo alla città - ha detto l’assessore ai servizi sociali della Provincia Luca Pizzuto - la solidarietà del Consiglio provinciale e dell’amministrazione guidata da Tore Cherchi». Per Angelo Cremone, consigliere provinciale che ha fatto della battaglia ambienlista il suo modo di vivere, la conferenza di servizi che ha approvato il posizionamento del radar è illegale in quanto mancavano i rappresentanti del ministero dell’Ambiente. Il presidente del consiglio comunale Marco Fontana ha riferito che la conferenza dei capigruppo ha deciso di formalizzare la posizione dell’amministrazione a tutti gli enti e uffici interessati al provvedimento, ovvero Ministeri, Regione e Guardia di Finanza. «Il radar a Su Semaforu - ha ricordato Graziano Bullegas di Italia Nostra - è un pezzo di un nuovo Muro di Berlino, un muro che mira ad escludere e ad isolare l’Europa dal Sud del mondo. I muri però possono essere pericolosi e il loro crollo, terribile per coloro che credono di essere al riparo dai mali del mondo. Vogliamo un’Europa aperta e accogliente, pronta al confronto e allo scambio con i meno fortunati».

giovedì 14 aprile 2011

Grande mobilitazione contro il radar


Raccolta firme, manifestazioni di protesta, passeggiate ecologiche, interrogazioni in Regione e richiesta al Sindaco per far funzionare la commissione antiradar decisa dal Consiglio comunale: sono le ultime iniziative messe in cantiere a Sant'Antioco da associazioni, comitati e gruppi politici contro l'istallazione del radar della Guardia di finanza che svetterà sulla collina di Capo Sperone.
Sabato mattina sfilata di protesta organizzata dal “Comitato no radar”: il corteo partirà alle 10,30 dall'area antistante la ex Sardamag e arriverà in piazza Italia dove è previsto un sit in.
Domenica, a cura di Italia Nostra, è prevista una passeggiata che unirà virtualmente i «beni identitari» isolani di Torre costiera e Semaforo.
Alla Regione intanto, dopo l'interrogazione di Claudia Zuncheddu di Sel, a stigmatizzare la scelta di Capo Sperone come sede del radar, arriva anche quella del consigliere Pdl di Sant'Antioco Giorgio Locci. 
In Comune, invece, i sei consiglieri d'opposizione che hanno presentato la mozione antiradar hanno invitato il sindaco a predisporre e convocare subito la commissione antiradar come votato all'unanimità dal consiglio comunale.
dall'unione sarda del 14 aprile

martedì 12 aprile 2011

Radar di Capo Sperone: appello alla Regione

L 'installazione di un radar nell'area di Capo Sperone, nell'isola di Sant'Antioco, deturperà il paesaggio di una zona protetta dal Piano paesaggistico regionale. Il potente fascio di onde elettromagnetiche che si svilupperà da un traliccio alto 36 metri potrebbe avere ripercussioni negative sull'ecosistema locale e. probabilmente, potrebbe creare pericoli per la salute delle popolazioni residenti.
Sono questi i rischi che la consigliera regionale Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) denuncia in una interrogazione rivolta al presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e agli assessori all'Ambiente, alla Sanità e all'Urbanistica Giorgio Oppi, Antonello Liori e Nicolò Rassu. L'ex postazione militare della seconda guerra mondiale, scrive la Zuncheddu, era stata dismessa alla fine degli anni Cinquanta e si pensava di poterla trasformare in una struttura turistica (il museo del mare) capace di sfruttare l'irripetibile valore naturalistico-ambientale del territorio.
In particolare si chiede di conoscere: quali criteri abbiano portato la Regione a cedere il bene in comodato d'uso alla Guardia di Finanza; se sia stato esaminato il progetto e se sia stata fatta una verifica preventiva delle emissioni elettromagnetiche; in tal caso, quali sono stati i risultati. 
 
da L'unione sarda

lunedì 11 aprile 2011

LOCANDINA MANIFESTAZIONE SABATO 16 APRILE

ALMAVIVA - SUBDOLI CON I RADAR COME CON I LAVORATORI.

Cobas Almaviva
08 aprile 2011 - CASSA INTEGRAZIONE.
A quasi 4 anni dalla firma delle liberatorie l'azienda ha deciso di richiedere la cassa integrazione ordinaria per più di 200 lavoratori. In questi anni, grazie ai sacrifici degli operatori, il fatturato della società è aumentato in maniera rilevante mentre i lavoratori non hanno percepito nessun reale incremento salariale, non è stato inoltre erogato nessun premio di risultato e gli incrementi orari a 6 ore si sono realizzati solo in minima parte. Al personale è stata richiesta alta qualità e un impegno assiduo senza dare nulla in cambio a parte il solito e ripetuto ricatto: se non si è competitivi si va in cassa integrazione.

domenica 10 aprile 2011

Roma - Iniziativa sotto la sede romana di Almaviva, produttrice dei radar anti immigrati impiegati in Sicilia

 - Oggi abbiamo sanzionato la sede dell’Almaviva!

Almaviva è uno degli attori privati chiave nel campo delle politiche
“securitarie” e di contrasto alla cosiddetta immigrazione clandestina.
Oltre ad aver collaborato con il governo nella realizzazione del
“permesso di soggiorno elettronico”, la società partecipa ai progetti
previsti dal programma operativo nazionale (PON) “Sicurezza per lo
sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013” e, da poco, ha vinto l’
appalto per l’istallazione di radar, fabbricati in Israele, utilizzati
in una guerra che da tempo impegna il governo italiano, producendo
migliaia di vittime spesso invisibili e destinate a rimanere senza
nome: la guerra ai migranti che osano solcare il Mar Mediterraneo alla
ricerca di una vita migliore.

Il nome in codice EL/M-2226 ACSR (Advanced Coastal Surveillance
Radar) ed il sistema è stato progettato appositamente per individuare
imbarcazioni veloci di piccole dimensioni sino ad una distanza dalla
costa di 50 chilometri.  Un traliccio di 36 metri è apparso
all'improvviso nel cuore di una delle aree più pregevoli della Sicilia
sotto il profilo ambientale, paesaggistico ed archeologico, Capo Murro
di Porco, all’interno dell’area marina “protetta” del Plemmirio di
Siracusa.

I dati intercettati dai radar vengono inviati al Centro di comando e
controllo generale della Guardia di finanza che dà il via alle
operazioni aeree e marittime di respingimento con le modalità
sperimentate in questi giorni di crisi umanitaria nel Canale di
Sicilia.

Oltre un milione per ogni antenna (ne sono previste cinque), un
grande affare per questa società, già contractor della N.A.T.O. e con
un fatturato annuo da oltre 800 milioni.

Siamo stati a Lampedusa nei giorni scorsi, domani saremo in Tunisia
per incontrare i protagonisti della rivolta e costruire assieme
un'Europa differente, capace di includere, a pieno titolo, l’altra
sponda del Mediterraneo: uno spazio che desidera libertà e democrazia e
sta lottando per questo.

La lotta è comune, è la lotta per i nostri diritti. E’ la lotta di
chi pratica dal basso, quotidianamente, la politica dell’accoglienza
contro quella dei respingimenti!

No Border No Nation Stop Deportation

da global project

mercoledì 6 aprile 2011

SIT IN DI ACCOGLIENZA AI 700 MIGRANTI DEPORTATI A CAGLIARI

OGGI, 6 APRILE, SIT IN DI ACCOGLIENZA AI 700 MIGRANTI DEPORTATI A CAGLIARI
H. 18.30 PIAZZA SAN MICHELE

domenica 3 aprile 2011

NO AL RADAR DI CAPO SPERONE

No unanime del Consiglio al radar

dall'unione sarda del 3 aprile:


U n enorme striscione con la scritta “No radar, né a Capo Sperone né altrove”, venerdì notte ha sintetizzato il voto del Consiglio comunale di Sant'Antioco. L'assemblea civica convocata in seduta straordinaria ha, infatti, approvato all'unanimità la mozione “anti-radar” presentata dalle opposizioni e sposata dalla maggioranza. Il voto è è stato dunque un chiaro segnale sull'umore che accompagna la costruzione di un traliccio di 36 metri che dovrà ospitare un'occhio elettronico di fabbricazione israeliana nell'area di una vecchia stazione radio denominata su Semafuru in cima della collina “Sa Guardia de Su moru”. Una zona inserita in un contesto paesaggistico assolutamente delicato, un sito di incomparabile pregio paesaggistico da cui si ammira un panorama a 360 gradi sul golfo di Palmas, sulla costa sud occidentale della Sardegna. Dopo che “Su Semafuru”, è stato restituito dallo Stato alla Regione, il Comune aveva chiesto la concessione e preparato progetti per un uso turistico. Adesso l'installazione del radar, che sarà gestito dalla Guardia di Finanza e che si inquadra in un progetto europeo di controllo delle coste contro contrabbando e clandestini, è visto da tutti come una minaccia al futuro turistico isolano. Si temono infatti le conseguenze che la struttura potrebbe determinare dal punto di vista ambientale, paesaggistico e per la salute pubblica. Così la mozione, illustrata dal primo firmatario, è stata discussa da tutti i consiglieri delle componenti politiche presenti in Consiglio comunale. Il documento appena approvato prevede, oltr portare la vertenza all'attenzione del governo regionale e nazionale, anche l'istituzione di una commissione composta dal sindaco e tutti i capi gruppo più un componente del comitato civico spontaneo anti radar che si è formato in città.
TITO SIDDI

sabato 2 aprile 2011

UN ARTICOLO SULL'INSTALLAZIONE DEL RADAR ALL'ASINARA RISALENTE ALL'ESTATE SCORSA


Un radar militare dominerà l'Asinara, giallo sulle autorizzazioni

Ferita all’ambiente in cima all’isola: una colata di cemento in pieno Parco Nazionale. Già costruito il basamento.
SASSARI. Una colata di cemento armato nel posto più bello e panoramico del Parco nazionale dell’Asinara. A Punta Scomunica, 408 metri, una visione che toglie il fiato e che ha fatto la gioia di fotografi e registi che hanno immaginato scene da film in quell’angolo incantato da dove si domina l’ex isola-carcere. Chi conosce l’Asinara sa bene qual è lo spettacolo del tramonto visto da Punta Scomunica, una finestra privilegiata che consente di girare lo sguardo da nord a sud dell’isola, dal faro di Punta Scorno al Castello di Barbarossa. Bene, è proprio lì che è stata individuata la postazione per installare un radar militare.

Una storia che si ripete a distanza di una decina d’anni: c’era già stato un tentativo, rientrato dopo le polemiche che avevano congelato l’iniziativa. Ora ci risiamo, a quanto pare. L’operazione è cominciata nel più totale riserbo all’inizio dell’anno, tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio, quando a quanto sembra sono stati riattivati i contatti, il progetto è tornato sui tavoli ministeriali e, forse, anche su quello del Parco nazionale. Che, però, era già commissariato (con incarico a un funzionario del ministero dell’Ambiente).

Le carte hanno viaggiato senza particolari problemi e nei giorni scorsi è entrata nel vivo la parte pratica del progetto-radar: l’i mpresa incaricata (sarebbe la stessa che sta eseguendo dei lavori nella Capitaneria di Porto Torres) è sbarcata sull’isola-parco, ha effettuato lo scavo, ha definito i collegamenti per l’energia elettrica, poi ha preparato la griglia che dovrà essere riempita con il calcestruzzo. Un basamento che deturpa l’ambiente e non passa certo inosservato, considerate anche le dimensioni: circa 20 metri per 6. Se poi il radar militare - come è facile immaginare - sarà di quelli con una gigantesca palla, allora il quadro di come muterà l’ambiente a Punta Scomunica è completo. Non c’è che dire, una bella cartolina. 
La storia, un po’ come tutte quelle estive che fioriscono all’i mprovviso all’Asinara - dai tempi del carcere fino a oggi - si porta dietro alcuni aspetti misteriosi. La ricerca della pratica è una sorta di caccia al tesoro. Il commissario attuale, Giancarlo Cugiolu, rinnovato per altri tre mesi proprio di recente, ovviamente non può essere a conoscenza del progetto. Non ne sanno niente al Comune di Porto Torres e negli uffici del Parco hanno cominciato la ricerca di una autorizzazione che sicuramente ci sarà ma che - con l’avvicendarsi dei commissari - potrebbe anche non essere tornata al suo posto. Almeno questo è lecito pensare, perchè in un Parco nazionale non è consentito realizzare opere invasive e stabili senza prima avere acquisito tutte le autorizzazioni.

Il Corpo Forestale e di vigilanza ambientale della Regione - che ha una stazione sull’isola (l’Asinara è l’unico Parco nazionale a non essere sotto il controllo del Corpo forestale dello Stato) - ha il compito di verificare che sul territorio non vengano commesse irregolarità, specie per quanto riguarda la modifica del paesaggio, tema sul quale interviene anche la Soprintendenza competente. Negli uffici della sede di Sassari del Corpo forestale il funzionario incaricato è in ferie, impossibile quindi avere un chiarimento sul progetto militare che, probabilmente, ha anche il requisito della riservatezza.

All’Asinara, alla stazione del Corpo forestale, l’ispettore è impegnato in un servizio e risponde l’assistente: «Non possiamo rilasciare dichiarazioni, ci mandi una richiesta scritta», dice. Il giro alla ricerca di qualche dettaglio sul progetto di Punta Scomunica prosegue allora per vie informali, considerato che la colata di cemento potrebbe essere questione di ore. Sull’isola - come accade da sempre - c’è chi sa e preferisce non sbilanciarsi. Allora solo mezze frasi: «È una cosa complessa, anche un po’ delicata». La sintesi è efficace, a Punta Scomunica tutto è pronto per il cemento.
22 luglio 2010
la base del futuro radar, 20 m per 6.

venerdì 1 aprile 2011

L'intera cittadina insorge contro il radar di Capo Sperone


«Non vogliamo alcun radar in casa nostra«. Anche il gruppo politico “Genti Noa” di Sant'Antioco si schiera contro la costruzione del radar a Capo Sperone. “Dobbiamo e possiamo impedire uno scempio che è l'ennesimo attentato alla nostra isola e alla nostra comunità - si legge in un comunicato diffuso dal gruppo - la sovranità nasce dai cittadini che possono avere voce in capitolo attraverso i propri rappresentanti». Intanto la protesta non si ferma. Organizzato dal comitato spontaneo “No al radar di Capo Sperone”, oggi dalle 18,30 alle 20,30 davanti al Comune in occasione della riunione del Consiglio comunale che discuterà la mozione presentata dai consiglieri di opposizione, si svolgerà un sit-in di protesta. Domenica mattina, inoltre, è in programma alle 10,30 una “passeggiata” al vecchio semaforo. Intanto drappi bianchi con la scritta rossa “No al radar” e volantini del Pd e del comitato anti radar, che annunciano le prossime iniziative di protesta, si trovano in diversi punti della città. Infine la Commissione provinciale alle attività produttive, esprime la propria contrarietà all'installazione del radar.

SIT-IN DECIMOMANNU

SABATO 2 APRILE ORE 10:00 SIT-IN PIAZZA MUNICIPIO A DECIMOMANNU CONTRO LA GUERRA E LA BASE MILITARE. PARTECIPATE E DIFFONDETE.

INVITO ALLA MANIFESTAZIONE "LA PIAZZA CONTRO LA GUERRA"

MANIFESTAZIONE

SABATO 2 APRILE   ORE 17 IN PIAZZA GARIBALDI

Percorso: Piazza Garibaldi, Via Alghero, Piazza Repubblica, Via Deledda, Piazza Gramsci, Piazza Costituzione, Via Regina Margherita, Piazza Deffenu.

Serbia, Afghanistan, Iraq e adesso la Libia.
Ancora una volta, in nome della tutela dei diritti umani, della garanzia della sicurezza e
della pace, si bombardano popolazioni inermi.
Conosciamo le vere ragioni e le tragiche conseguenze di questo tipo di “azioni mirate” o “interventi umanitari” che hanno portato devastazione e morte anche con l’utilizzo di armi   messe al bando dalle convenzioni internazionali  ( cluster bomb, fosforo bianco, uranio impoverito ecc..)  e non vogliamo assistere in silenzio ad una nuova “guerra umanitaria”.

Ancora una volta le menzogne e l’inganno per giustificare l’uso della forza contro popoli
al fine di depredarli delle loro risorse.
Anche per la Libia le vere ragioni che spingono Francia, Stati Uniti, Inghilterra e anche l’Italia ad intervenire riguardano le immense ricchezze del sottosuolo: gas e petrolio.
Negata fin dall’inizio qualsiasi ipotesi di soluzione diplomatica, si è voluto che i bombardamenti fossero l’unica alternativa possibile e così sotto le bombe moriranno
anche gli ideali che hanno portato in piazza tanti giovani nei Paesi Arabi.
Le dittature non devono essere occasione di interventi militari esterni poiché essi
aggiungono nuove vittime a quelle del tiranno.

La risoluzione 1973 del 17 Marzo con la quale si è deciso il “no fly zone” contro la Libia è in contrasto con i dettami della Carta delle Nazioni Unite che all’art. 2 comma 7 così stabilisce:
“nessuna disposizione del presente statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni
che appartengono alla competenza interna di uno Stato”. Inoltre l’art. 39 della Carta prevede che
il Consiglio di Sicurezza può autorizzare l’uso della forza militare soltanto dopo aver accertato l’esistenza di una minaccia internazionale della pace, di una violazione della pace, o di un atto
di aggressione (da parte di  uno stato contro un altro stato).
Appare quindi evidente che la “guerra civile” di competenza interna alla  Libia non rappresentava
e non rappresenta tuttora una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, come del resto
ben cinque membri del Consiglio di Sicurezza ( Germania, Cina, Brasile, Russia, India ) hanno implicitamente sostenuto rifiutando di votare a favore della risoluzione; non solo, gli stessi hanno deplorato l’aggressione che Francia, Inghilterra e Stati Uniti, hanno scatenato contro la popolazione libica in nome della “tutela dei Diritti Umani”. La Lega Araba ha sostenuto che il suo obbiettivo è “salvare i civili  e non ucciderne altri”. L’Unione Africana ha sostenuto da subito la necessità della mediazione diplomatica fra le parti in causa e il cessate il fuoco.

Il Governo Italiano mettendo a disposizione le sue basi e i suoi aerei contribuisce allo spargimento di sangue di un popolo di cui
si dichiarava enfaticamente amico fino a qualche tempo addietro.



RIPUDIAMO LA GUERRA e affermiamo la nostra contrarietà ad ogni tipo di intervento armato in Libia, ivi compresa, la no-fly-zone.


CHIEDIAMO l’immediato cessate il fuoco.


FACCIAMO APPELLO alla Comunità Internazionale affinchè si ponga fine all’intervento militare e si rilanci l’ipotesi di una soluzione diplomatica che veda protagonisti i paesi del Sud del Mondo ad iniziare
da quelli africani.


CHIEDIAMO al Parlamento e al Governo di fermare la guerra impedendo l’utilizzo delle basi italiane e di sostenere la soluzione negoziale della crisi.


CHIEDIAMO alla Regione Sardegna e ai Comuni interessati l’immediata sospensione dei lavori di installazione del radar a Capo Sperone.Un radar ad alto potenziale, previsto in una zona a protezione speciale, che, oltre ad avere ripercussioni negative sulla salute della popolazione e sull’ambiente,costituisce l’ennesima servitù militare in Sardegna e sarebbe un ulteriore supporto logistico alle guerre future.


Comitato contro la guerra  29 marzo ’11


Non si ferma la polemica per il cantiere aperto a Su Semafuru

Corongiu: «Il radar non lo vogliamo»

Il sindaco si affianca alla protesta di cittadini e ambientalisti

Giovedì 31 marzo 2011
Anche il primo cittadino di Sant'Antioco Mario Corongiu ha deciso di scendere in campo contro la costruzione del radar.
Vedi le foto “Quel radar non si deve fare”. A prendere una posizione ferma e decisa per impedire la realizzazione di un radar nella palazzina di Su Semafuru sulla collina che sovrasta Capo Sperone, è adesso il sindaco di Sant'Antioco Mario Corongiu. Il primo cittadino minaccia di scendere in piazza con la popolazione contro Regione e Ministero. «Se necessario - ha affermato Mario Corongiu, che ha fatto proprie le preoccupazioni della gente di Sant'Antioco - mi metterò a capo della protesta in fascia tricolore».
LA PAURA Non si arresta dunque la paura della popolazione per le conseguenze che la struttura potrebbe avere dal punto di vista paesaggistico e ambientale ma, soprattutto, per la salute pubblica. «Siamo fortemente contrari alla realizzazione di questa struttura per la quale non siamo stati nemmeno interpellati - continua il sindaco - l'unico parere che ci è stato chiesto, nel corso di una conferenza di servizi, è stato solo di carattere tecnico riguardo la zona urbanistica nella quale ricade l'area che appartiene alla Regione». Sul progetto di istallare l'occhio elettronico di costruzione israeliana, che scruterà il mare per oltre cento miglia, invece non è stato richiesto nessuna parere politico. Ed è proprio su questo versante che nasce il “no” dell'amministrazione comunale.
LA PROTESTA «Si dice sempre che i progetti che riguardano il territorio devono essere pianificati dai Comuni. Noi vorremmo farlo. Siamo stufi di decisioni prese spesso e volentieri sulla nostra testa - ribadisce il sindaco - per questi motivi siamo contrari e pronti a scendere in piazza per protestare». Si sperava che la struttura, un tempo avamposto di avvistamento della Marina militare, potesse entrare a far parte del patrimonio comunale e, una volta ristrutturata, destinata a struttura turistica.
L'ALTERNATIVA «Abbiamo chiesto alla Regione di avere la struttura perché per la zona abbiamo dei progetti e delle idee - prosegue Corongiu - comunque non la realizzazione di un radar che a Sant'Antioco nessuno vuole». La parola d'ordine è dunque quella di impedire che venga distrutta un'area molto delicata, di grande interesse ambientale e con grandi ricadute di carattere turistico. «Dopo avere pagato 800 mila euro di debiti al demanio per oltre 40 anni di occupazione delle aree che fanno parte della città come lungomare, parco giardino e gli attraversamenti dell'ex ferrovia - spiega il sindaco - ci saremmo aspettati l'istituzione di un tavolo politico per meglio decidere il passaggio di queste proprietà oggi in capo alla Regione». Sant'Antioco però è pronta a tutto pur scongiurante oltre il danno anche la beffa.

da L'UNIONE SARDA