Corongiu: «Il radar non lo vogliamo»
Il sindaco si affianca alla protesta di cittadini e ambientalisti
Giovedì 31 marzo 2011
Anche il primo cittadino di Sant'Antioco Mario Corongiu ha deciso di scendere in campo contro la costruzione del radar.
“Quel radar non si deve fare”. A prendere una posizione ferma e decisa per impedire la realizzazione di un radar nella palazzina di Su Semafuru sulla collina che sovrasta Capo Sperone, è adesso il sindaco di Sant'Antioco Mario Corongiu. Il primo cittadino minaccia di scendere in piazza con la popolazione contro Regione e Ministero. «Se necessario - ha affermato Mario Corongiu, che ha fatto proprie le preoccupazioni della gente di Sant'Antioco - mi metterò a capo della protesta in fascia tricolore».
LA PAURA Non si arresta dunque la paura della popolazione per le conseguenze che la struttura potrebbe avere dal punto di vista paesaggistico e ambientale ma, soprattutto, per la salute pubblica. «Siamo fortemente contrari alla realizzazione di questa struttura per la quale non siamo stati nemmeno interpellati - continua il sindaco - l'unico parere che ci è stato chiesto, nel corso di una conferenza di servizi, è stato solo di carattere tecnico riguardo la zona urbanistica nella quale ricade l'area che appartiene alla Regione». Sul progetto di istallare l'occhio elettronico di costruzione israeliana, che scruterà il mare per oltre cento miglia, invece non è stato richiesto nessuna parere politico. Ed è proprio su questo versante che nasce il “no” dell'amministrazione comunale.
LA PROTESTA «Si dice sempre che i progetti che riguardano il territorio devono essere pianificati dai Comuni. Noi vorremmo farlo. Siamo stufi di decisioni prese spesso e volentieri sulla nostra testa - ribadisce il sindaco - per questi motivi siamo contrari e pronti a scendere in piazza per protestare». Si sperava che la struttura, un tempo avamposto di avvistamento della Marina militare, potesse entrare a far parte del patrimonio comunale e, una volta ristrutturata, destinata a struttura turistica.
L'ALTERNATIVA «Abbiamo chiesto alla Regione di avere la struttura perché per la zona abbiamo dei progetti e delle idee - prosegue Corongiu - comunque non la realizzazione di un radar che a Sant'Antioco nessuno vuole». La parola d'ordine è dunque quella di impedire che venga distrutta un'area molto delicata, di grande interesse ambientale e con grandi ricadute di carattere turistico. «Dopo avere pagato 800 mila euro di debiti al demanio per oltre 40 anni di occupazione delle aree che fanno parte della città come lungomare, parco giardino e gli attraversamenti dell'ex ferrovia - spiega il sindaco - ci saremmo aspettati l'istituzione di un tavolo politico per meglio decidere il passaggio di queste proprietà oggi in capo alla Regione». Sant'Antioco però è pronta a tutto pur scongiurante oltre il danno anche la beffa.
LA PAURA Non si arresta dunque la paura della popolazione per le conseguenze che la struttura potrebbe avere dal punto di vista paesaggistico e ambientale ma, soprattutto, per la salute pubblica. «Siamo fortemente contrari alla realizzazione di questa struttura per la quale non siamo stati nemmeno interpellati - continua il sindaco - l'unico parere che ci è stato chiesto, nel corso di una conferenza di servizi, è stato solo di carattere tecnico riguardo la zona urbanistica nella quale ricade l'area che appartiene alla Regione». Sul progetto di istallare l'occhio elettronico di costruzione israeliana, che scruterà il mare per oltre cento miglia, invece non è stato richiesto nessuna parere politico. Ed è proprio su questo versante che nasce il “no” dell'amministrazione comunale.
LA PROTESTA «Si dice sempre che i progetti che riguardano il territorio devono essere pianificati dai Comuni. Noi vorremmo farlo. Siamo stufi di decisioni prese spesso e volentieri sulla nostra testa - ribadisce il sindaco - per questi motivi siamo contrari e pronti a scendere in piazza per protestare». Si sperava che la struttura, un tempo avamposto di avvistamento della Marina militare, potesse entrare a far parte del patrimonio comunale e, una volta ristrutturata, destinata a struttura turistica.
L'ALTERNATIVA «Abbiamo chiesto alla Regione di avere la struttura perché per la zona abbiamo dei progetti e delle idee - prosegue Corongiu - comunque non la realizzazione di un radar che a Sant'Antioco nessuno vuole». La parola d'ordine è dunque quella di impedire che venga distrutta un'area molto delicata, di grande interesse ambientale e con grandi ricadute di carattere turistico. «Dopo avere pagato 800 mila euro di debiti al demanio per oltre 40 anni di occupazione delle aree che fanno parte della città come lungomare, parco giardino e gli attraversamenti dell'ex ferrovia - spiega il sindaco - ci saremmo aspettati l'istituzione di un tavolo politico per meglio decidere il passaggio di queste proprietà oggi in capo alla Regione». Sant'Antioco però è pronta a tutto pur scongiurante oltre il danno anche la beffa.
da L'UNIONE SARDA
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