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lunedì 18 aprile 2011

Resoconto manifestazione dalla Nuova Sardegna


Tutti in piazza per dire no al radar
SANT’ANTIOCO. Tutti in piazza per dire no al radar. Organizzata dal Comitato No Radar, si è svolta ieri mattina la manifestazione che dall’ingresso del paese, nei pressi del piazzale ex Sardamag e attraverso tutta via Nazionale ha raggiunto piazza Italia, dove in tanti - esponenti politici, ambientalisti e semplici cittadini - hanno preso la parola. Oltre trecento persone, senza simboli di partito hanno sfilato per le vie del paese.
 «Constatiamo che tutte le forze politiche - ha detto Roberto Bonadea del comitato No Radar - e tanti cittadini sono concordi nell’opporsi a questa installazione a Su Semaforu. Stiamo diventando un movimento regionale e contiamo rappresentanti a Sassari, ad Arbus Buggerru e in tutti i territori dove si tenta di installare questo tipo di macchine. Sarà una lunga lotta ma contiamo di riuscire a bloccare questi interventi». Poi è intervenuto il Sindaco, Mario Corongiu, che ha ricordato come sia necessaria un intervento della politica per bloccare il radar. «Portiamo alla città - ha detto l’assessore ai servizi sociali della Provincia Luca Pizzuto - la solidarietà del Consiglio provinciale e dell’amministrazione guidata da Tore Cherchi». Per Angelo Cremone, consigliere provinciale che ha fatto della battaglia ambienlista il suo modo di vivere, la conferenza di servizi che ha approvato il posizionamento del radar è illegale in quanto mancavano i rappresentanti del ministero dell’Ambiente. Il presidente del consiglio comunale Marco Fontana ha riferito che la conferenza dei capigruppo ha deciso di formalizzare la posizione dell’amministrazione a tutti gli enti e uffici interessati al provvedimento, ovvero Ministeri, Regione e Guardia di Finanza. «Il radar a Su Semaforu - ha ricordato Graziano Bullegas di Italia Nostra - è un pezzo di un nuovo Muro di Berlino, un muro che mira ad escludere e ad isolare l’Europa dal Sud del mondo. I muri però possono essere pericolosi e il loro crollo, terribile per coloro che credono di essere al riparo dai mali del mondo. Vogliamo un’Europa aperta e accogliente, pronta al confronto e allo scambio con i meno fortunati».

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