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martedì 29 novembre 2011

Italia Nostra denuncia: in Sardegna
speculazione e radar a go go

L'associazione a convegno. Graziano Bullegas: «Bloccare l'installazione di radar, saranno nocivi». Garzillo: «Campi da golf per interessi edilizi».
no radar sardegna



Campi da golf a go go in Sardegna che, a differenza dell'Irlanda, non è piovosa e d'estate anzi è piuttosto a secco, e una catena di radar potentissimi che emetteranno onde magnetiche dagli effetti non quantificati e rischieranno di compromettere zone naturalistiche ancora intatte. Italia Nostra pubblica il suo “quaderno” numero 29 e, in una giornata a Roma, raccoglie casi eclatanti e denunce dai suoi segugi.

25 CAMPI DA GOLF PER ALBERGHI DI LUSSO
Elio Garzillo, già direttore regionale dei beni culturali nell'isola, è consigliere nazionale dell'associazione denuncia: la Sardegna “ha già 14 campi da golf, di cui 5 a 18 buche” e “le nuove disposizioni della Regione ne prevedono altri 25. E noi ci immaginiamo il verde, ma quei campi serviranno a costruire alberghi di lusso e residence in una regione che ha già il tasso di urbanizzazione e consumo di suolo altissimo. Il ministero per i beni culturali con Galan ha impugnato questo progetto perché elaborato senza la pianificazione Regione-ministero prevista dal codice dei beni culturali firmato Urbani, ma "non so se il ricorso è stato fatto tenendo conto di tutti i parametri in gioco". E il guaio, ci tiene a dirlo, è cosa intende fare la giunta regionale in carica guidata da Cappellacci del Pdl: il piano paesaggistico regionale della giunta Soru del 2004-2006 era a regola d'arte, “ma lo hanno fatto fuori il 'fuoco amico' e la successiva amministrazione. Che dice di volere quei campi per rilanciare l'economia, in realtà si tratta di cementificazione” .

RADAR POTENTISSIMI, ECOSISTEMI A RISCHIO
Mentre Graziano Bullegas (da Sant'Antioco) mette l'accento su fuori un'altra denuncia, su un caso che da tempo infiamma molti sardi e molte persone che hanno a cuore l'ambiente: “C'è una vertenza con lo Stato contro una rete di nuovi potentissimi radar sulla costa nord-occidentale. Li vogliono impiantare ad esempio a Sant'Antioco, a Flumini Maggiore, a Sassari Argentieri, a Trasuraghes. Saranno 15 su un totale di 93 in tutta Italia. Ufficialmente serviranno a controllare l'immigrazione via mare in una zona dove non è mai sbarcato nessun clandestino, in realtà molti saranno militari, sarà un muro elettronico per difendere l'Europa installati da società come Almaviva e Selex”. Ma saranno radar, perché Italia Nostra li combatte? “Emetteranno onde elettromagnetiche potentissime. Da nostri studi abbiamo appurato che saranno pericolose per l'eco sistema, molti andranno in zone protette, e per chi vivrà a poche centinaia di metri. È accertato che quelle onde hanno effetti devastanti per gli insetti impollinatori, per effetto delle onde le api del miele sono calate del 40% in Occidente”.

Ci sono state proteste che hanno rallentato la costruzione, il Tar, segnala Bullegas, “ha detto che una serie di indagini sugli effetti delle onde elettromagnetiche non è stata fatta”, la battaglia – insiste – continua ma è tutt'altro che conclusa.

da L'Unita'

video sull'incontro alla regione palermo del mov no muos

Altro


domenica 27 novembre 2011

 Intervento di Marina Angius alla trasmissione di Santoro.


http://www.youtube.com/watch?v=6YUFdLRaWJo

A Dannenberg Germania, dura guerriglia e 1300 arresti per i treni delle scorie nucleari


da LaRepubblica

Giornata di sanguinosi scontri, decine di feriti nella battaglia più violenta e lunga mai vista da anni sul territorio tedesco. I vagoni provenivano dalla Francia ed è l'ultimo convoglio previsto dopo la decisione di Berlino di chiudere le centrali atomiche

BERLINO – Una giornata di sanguinosi scontri, milletrecento arresti, decine di feriti da entrambe le parti. Si è concluso così, con la battaglia più violenta e lunga mai vista da anni in Germania tra polizia e dimostranti, il viaggio dell’ultimo treno carico di scorie di combustibile nucleare. In particolare poco prima di Dannenberg, nel nord, i dimostranti hanno bloccato per ore i binari stendendovisi e spesso anche incatenandosi a rotaie e scambi. Soltanto in serata, con ore di ritardo, il treno è giunto alla stazione di Dannenberg. Là gli undici contenitori stagni, chiamati Castor, sono stati scaricati dai vagoni e caricati su autotreni. I quali sotto forte scorta degli agenti li hanno portati fino alla destinazione finale, il deposito di scorie nucleari di Gorleben.

   Il treno – che con undici contenitori Castor trasportava un totale di circa 150 tonnellate di scorie nucleari – era l’ultimo di quelli che per anni hanno portato il combustibile atomico usato delle centrali tedesche nelle officine di riprocessamento in Francia, e poi hanno riportato in patria le scorie stesse, ritrattate. A seguito della recente decisione di Berlino di andare a un addio accelerato al nucleare, infatti, questi trasporti non saranno più necessari. Ma il fatto che si trattasse dell’ultimo convoglio non ha calmato la rabbia e la protesta dei giovani ecologisti. Accorsi a migliaia nel nord da ogni angolo del paese, per protestare e bloccare ovunque possibile la linea ferroviaria
con sit-in improvvisati sulle rotaie e altre azioni mordi-e-fuggi oppure incatenandosi ai binari.
 
  Più volte, la polizia è intervenuta in forze, anche con metodi duri. Almeno ventimila agenti in assetto antisommossa, con pieno equipaggiamento, muniti anche di gas e appoggiati da unità cinofile ed elicotteri, hanno affrontato ovunque i manifestanti. Ogni volta, li hanno sgomberati a forza dalla linea ferroviaria. In almeno un caso, però, gli agenti e gli stessi reporter e cameramen se la sono vista brutta. Gruppi di estremisti, black bloc o radicali simili, infiltratisi tra i dimostranti, hanno lanciato a loro volta una carica. Hanno colto di sorpresa i poliziotti, ferendone non pochi e inducendoli alla ritirata. Si sono accaniti con fionde, bastoni e pugni anche contro i giornalisti. La maggioranza pacifica dei dimostranti non si è lasciata intimidire né dai 1300 e passa arresti, né da gas e idranti, né dalle violenze degli estremisti. Con organizzazione da guerriglia, i giovani sono riusciti spesso a costruire in tutta fretta piccole piramidi di cemento sui binari, o altre ostacoli. Come è accaduto ogni volta, il treno alla fine è arrivato a destinazione ma con grande ritardo. L’ampiezza del movimento di protesta conferma la forte ostilità all’uso civile dell’energia atomica in Germania, abbandonato dal governo.

NO-MUOS: L’ECONOMIA DI GUERRA AMERICANA AMMALA E ARRUOLA LA SICILIA

 

Foto dal NOMUOS

http://www.gertahumanreports.org/blog/?p=583org/blog/?p=583

25 novembre 2011 – Approda a Palermo la protesta dei cittadini di una ventina di comuni delle province di Caltanissetta, Catania e Ragusa che si oppongono alla realizzazione, a Niscemi, del sistema radar della marina americana Muos, per ribadire di fronte i palazzi del potere il NOSTRO NO AL MUOS:
A DIFESA DELLA SALUTE
A FAVORE DELL’AMBIENTE
PER NON ESSERE COMPLICI DELLE SCELTE DI MORTE
PER LA SMILITARIZZAZIONE DEI NOSTRI TERRITORI
Il MUOS è un nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS (Mobile User Objective System), che la Marina Militare degli Stati Uniti d’America prevede di realizzare entro la fine del 2012. È un programma ambiziosissimo, elemento chiave delle future strategie di guerra nello spazio e in ogni angolo del pianeta. Il MUOS assicurerà il trasferimento d’informazioni e dati ad una velocità mai raggiunta nella storia delle telecomunicazioni e consentirà alle forze armate statunitensi di rafforzare ulteriormente la propria superiorità militare. Le installazioni in questione non portano né occupazione né tanto meno prospettive di sviluppo economico; anzi fanno del male all’economia, al turismo, all’agricoltura e soprattutto alla salute dei cittadini dato che il danno relativo all’inquinamento elettromagnetico generato, anche se rispettante le disposizioni legislative, non verrà risarcito in alcun modo, d’altro canto la paura di vivere accanto ad un’installazione militarmente strategica non verrà controbilanciata da nulla.
E’ l’ennesimo schiaffo all’Italia, alla Sicilia, a Niscemi che paga per tutti il prezzo di equilibri economici e militari internazionali.












venerdì 25 novembre 2011

Il dottor Stranamore a Carloforte

L’antefatto:
Da documenti Selex risulta che a Capo Sandalo a Carloforte è prevista
l’installazione di una postazione radar VTS gestita dalla marina militare
(corpo della guardia costiera), Lo abbiamo scoperto quest’estate, da
allora nell’isola tabarchina si susseguono le iniziative:
Un primo incontro pubblico in paese il 1 Ottobre; una gita di protesta a
capo Sandalo di alcuni attivisti no radar il 23 ottobre, una seconda
invasione dell’area militare di Capo Sandalo il 1 Novembre con assemblea
in piazza a Carloforte, poi volantinaggi e un’altra affollata assemblea a
Carloforte, nei locali dell’ex mercato, il 12 Novembre.
In quest’ultima occasione l’amministrazione comunale è uscita finalmente
allo scoperto. Il sindaco ha pubblicamente dichiarato di essere
assolutamente contrario a questa installazione militare e ha inoltre
raccontato che:
-       Qualche anno fa è stato contattato dalla marina militare che ha proposto
di trasformare il faro di Capo Sandalo in un centro-benessere per
ufficiali. L’amministrazione ha rifiutato la proposta.
-       Il faro di capo Sandalo era stato inserito tra i beni dismissibili posti
in vendita dal demanio militare, l’amministrazione comunale aveva fatto
ufficialmente richiesta per poterlo acquistare. Non hanno mai ricevuto
risposta.
-       L’amministrazione ha domandato al comandante del porto e poi al comando
regionale del guardacoste se fosse prevista una installazione radar a Capo
Sandalo, entrambi hanno risposto di non essere autorizzati a dichiarare
nulla in proposito.
Tutto fa pensare quindi che nella segretezza più assoluta la marina
militare si stia preparando a installare un radar nell’area protetta di
Capo Sandalo a Carloforte.

La conferma definitiva è arrivata la settimana scorsa via mail,
direttamente dal dottor stranamore, alias  Giancarlo Carrusci,  Ex
capitano dell'esercito nonchè responsabile tecnico dell'attività operativa
del poligono di Quirra dal '77 al '92.
Costui, preoccupato evidentemente che il clamore mediatico potesse
ostacolare il progresso delle sperimentazioni militari, ha scritto
direttamente al sindaco di Carloforte per rassicurarlo sulla nocività
delle emissioni radar.
Il capitano  Giancarlo Carrusci si è occupato per 15 anni di sperimentare
armamenti, tra cui i temibili missili terra-mare Kormoran con testata
all'uranio impoverito. Durante queste sperimentazioni un missile è stato
"perso" nei fondali di fronte a porto corallo, dove ancora presumibilmente
si trova, mentre un altro ha centrato un rimorchiatore-bersaglio, che poi,
all'insaputa di tutti è stato trasportato all'interno del porto di
Cagliari e abbandonato per anni con enormi rischi di contaminazione!!
Quest'uomo ha gestito in prima persona il complesso e potentissimo sistema
di radar militari in servizio al poligono di Quirra, fortemente sospettati
di aver provocato una epidemia di leucemia tra la popolazione che vive a
stretto contatto con queste mortifere attività. Tutto ciò è stato portato
alla luce dalle inchieste della magistratura tra marzo e aprile di
quest'anno, metto alcuni articoli in allegato, compresa la foto del
capitano Carrusci di Monserrato.

Un uomo, insomma, al di sotto di ogni sospetto.

Dopo una vita passata a sperimentare armamenti, il Capitano Carrusci si fa
avanti per garantire la sicurezza delle installazioni radar VTS. Quando si
dice: l'uomo giusto al posto giusto....

Qualcosa la voglio dire anche a riguardo delle motivazioni che Capitan
Carrusci usa  per sostenere la necessità di installare una postazione
radar a Capo Sandalo.

Innanzitutto l’osceno tentativo di sfruttare la tragedia dei migranti
algerini dispersi in mare per giustificare una rete di radar militari, che
il costruttore stesso (Selex) dichiara sia necessaria, tra le altre cose,
a difenderci dalla: "minacce dell'immigrazione":
Dice infatti Carrusci che, se ci fosse stato il radar a Capo Sandalo, il
barchino disperso, 120 Km a occidente delle coste sarde, lo avrebbero
visto subito. Dice anche che il radar da installare a Capo Sandalo è del
tutto simile a quello che è montato sul traghetto Eolo che fa servizio tra
Calasetta e Carloforte. Ma allora perché non hanno rintracciato i
naufraghi col radar del traghetto Eolo? O con i radar, sicuramente
superiori, montati a bordo dei pattugliatori della guardia di Finanza?
Evidentemente perché non è vero, le prestazioni e le emissioni di questi
dispositivi non sono equivalenti e neppure simili!
Ma cosa crede il capitano Carrusci ? Che tutto il mondo sia Quirra e che
ovunque sia possibile raccontare simili panzane contando sulla passività
della popolazione?
I rischi terribili che i migranti corrono nell’attraversare il
mediterraneo su mezzi di fortuna, se si vuole, possono essere annullati
immediatamente, a costo zero e senza emissioni pericolose. Basta
concedergli il visto d'ingresso, come chiedono.
Qui si tratta evidentemente di un patetico tentativo di sfruttare queste
tragedie per giustificare nuove costosissime strutture militari.

La seconda argomentazione, più volte strumentalmente sostenuta, è che
siccome nella navigazione si utilizzano dei radar, allora anche i radar
militari utilizzati per la sorveglianza e l’individuazione degli obiettivi
sono innocui. L’argomento è falsa per due motivi:
-       I radar utilizzati per applicazioni militari di sorveglianza non sono
uguali a quelli utilizzati per la navigazione ma, in linea di massima,
hanno prestazioni ed emissioni superiori
-       Neppure i radar per la navigazione sono innocui, ma comportano anche
loro emissioni di microonde potenzialmente pericolose per la salute

Le microonde emesse dai radar per la navigazione sono in qualche modo un
male necessario, cautelano i naviganti da un rischio maggiore che è quello
della collisione in mare o in aria. Naturalmente sono radar per la
navigazone e devono essere spenti in porto, quando potrebbero invece
irraggiare inutilmente la popolazione.

GEM elettronica è un’azienda  italiana che costruisce radar per la
navigazione per uso civile, molto diffusi e utilizzati, le cui
caratteristiche sono note; ha anche una linea di fabbricazione di radar
militari, in stretta collaborazione con Selex-Finmeccanica, le cui
caratteristiche sono invece strettamente riservate, e di cui non sappiamo
sostanzialmente nulla.
Le caratteristiche dei dispositivi militari vengono solitamente tenute
segrete, tutte le volte che la popolazione è riuscita in qualche modo ad
avere informazioni (a Quirra come a  Sant’Antioco, a Niscemi come  a
Fluminimaggiore e a Tresnuraghes) ha finito per scoprire che le emissioni
dovute a questi ordigni sono molto più intense e pericolose  delle
apparecchiature civili che funzionano alle stesse frequenze (se ce ne
sono).
I radar militari GEM sono già stati utilizzati nella rete VTS della marina
militare, se ne può vedere uno a Capo sant’Elia a Cagliari, la sua forma è
simile a quella dei radar di bordo utilizzati per la navigazione, ma le
sue dimensioni (un antenna di 5-6 metri) sono circa tre volte maggiori  di
quelli delle navi (antenne di 1-2 metri o meno). Se lo andate a vedere non
avvicinatevi troppo e non sostate nelle vicinanze, può essere pericoloso.
Alcuni cartelli seminascosti informano del pericolo rappresentato dalle
radiazioni non ionizzanti (campi elettromagnetici emessi) soprattutto per
coloro che utilizzano apparecchi elettromedicali (pacemaker, protesi
acustiche, etc.) Un militante no-radar che si è avvicinato eccessivamente,
durante la manifestazione di domenica 13 novembre, ha visto il suo
microinfusore insulinico bloccarsi a causa delle interferenze con i campi
generati dal radar. Nessuno ha mai informato la popolazione della
realizzazione del radar di Capo Sant’Elia, le caratteristiche tecniche di
quest’ordigno non sono note, questo rende impossibile qualunque
valutazione precisa del suo grado di pericolosità. Se il Capitano Carrusci
o chiunque altro, conosce dati precisi, li renda noti, poi ciascuno farà
le sue valutazioni. Generiche e vaghe rassicurazioni, anche se provenienti
da fonti meno sospette del Capitano Carrusci, lasciano il tempo che
trovano; siamo adulti e vorremmo ragionare con la nostra testa, non essere
trattati come bambini.


L'unica cosa buona del messaggio di Carrusci è che ci toglie ogni dubbio:
Capo Sandalo a carloforte è statao evidentemente prescelto come sito di
installazione di un radar VTS. Vista l’autorevolezza della fonte possiamo
esserne certi.

mercoledì 23 novembre 2011

Selex Finmeccanica alla corte di Emiri e Sceicchi

da Antonio Mazzeo

Passano dal Qatar alcuni dei segreti della tangentopoli che ha travolto Selex Sistemi Integrati, la società di Finmeccanica che produce sistemi di controllo radar. Gli inquirenti che indagano sulle sovrafatturazioni che hanno consentito di accantonare le somme di denaro poi distribuite a funzionari e politici per ottenere in cambio appalti, ipotizzano che i lavori nello scalo aereo dell’emirato siano stati determinanti per i “fondi neri” di casa Selex.
In Qatar, nel 2009 l’azienda ha ottenuto un appalto per l’installazione dei sistemi di controllo meteorologico e del traffico aereo. Dopo aver subappaltato i lavori di allestimento delle strutture civili alla Renco S.p.a. di Pesaro, Selex le avrebbe affiancato, senza che ce ne fosse bisogno, la Print System di Tommaso Di Lernia. Attraverso un contratto del valore di un milione e 100mila euro, le fu affidata uno “studio di fattibilità” del progetto, comprensivo di sopralluoghi tecnici, studi geologici, carotaggi e perforazioni, rilievi delle falde acquifere, ecc.. Prestazioni che secondo i magistrati, non sarebbero state eseguite, consentendo la creazione di un surplus debitamente convertito in tangenti. Come ammesso dall’unica funzionaria della Print System impiegata in Qatar, Dominga Pascali, l’intervento si sarebbe limitato a qualche rilievo fotografico dei cantieri e alla pubblicazione di una brochure. Nei libri contabili, la Guardia di finanza avrebbe rintracciato solo una ventina di fatture relative alle spese di viaggio della donna in Qatar, per una spesa complessiva di cinquemila euro.
Grandi affari quelli di Selex Sistemi Integrati in Qatar e negli altri emirati del Golfo. Sbarcata a Doha alla fine degli anni ’80 per fornire due radar e un centro di controllo, Selex si è presto affermata come una delle aziende di fiducia delle autorità aeroportuali locali. Meno di tre anni fa ha sottoscritto due contratti, del valore complessivo di 130 milioni di dollari, riguardanti la progettazione e l’installazione dei sistemi per il controllo del traffico aereo e la loro manutenzione per un periodo di cinque anni. Nel luglio 2009 è stato siglato un ulteriore contratto di 2,6 milioni di euro per la fornitura di un sistema A-SMGCS (Advanced Surface Movement Guidance & Control System) per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei movimenti a terra nell’aeroscalo internazionale di Doha.
Commesse milionarie di guerra quelle di Selex Sistemi negli Emirati Arabi Uniti, dove l’azienda italiana è presente dal 2005 in joint venture con il cantiere Abu Dhabi Ship Building. Denominata Abu Dhabi Systems Integration (ADSI), la joint venture è impegnata nel programma “Baynunah” per lo sviluppo e la produzione di sei corvette da 70 metri per la Marina militare EAU. Selex, in particolare, cura la realizzazione del sistema di combattimento IPN-S/R e quello di controllo del tiro NA25XM.
Sempre attraverso ADSI, l’azienda italiana è stata chiamata nel febbraio 2009 ad equipaggiare i dodici pattugliatori veloci acquistati dalla Marina emiratina nell’ambito del programma “Ghannatha”. Il contratto prevede la fornitura dei sistemi di comando, controllo e combattimento e del sofisticato sensore elettro-ottico Medusa MK4/B. Valore della commessa, 70 milioni di euro. Selex è stata pure selezionata per il programma relativo alle corvette classe “Abu Dhabi”, a cui fornirà ancora i sistemi di combattimento IPN-S/R, quelli di controllo tiro NA30S, i radar multiruolo KRONOS e i sensori Medusa. All’equipaggiamento della imbarcazioni militari partecipano altre due aziende del gruppo Finmeccanica: Oto Melara (che fornirà i cannoni da 76/62 “Super Rapido”) e WASS (un sistema per la guerra anti-sottomarini). Il contratto per la nuova classe di corvette ammonta complessivamente a circa 45 milioni di euro, 15 dei quali di pertinenza Selex).
Nel 2010, la società ha ottenuto un ordine per i sistemi di combattimento navale destinati ai due pattugliatori stealth della classe “Falaj-2” che saranno consegnati alla Marina degli Emirati dall’italiana Fincantieri. A bordo delle unità verranno installati anche il sistema per le comunicazioni voce in banda HF e V/UHF prodotto dalla “sorella” Selex Elsag e i cannoni “Super Rapido” di Oto Melara. Selex Sistemi Integrati fornirà altri sei sensori Medusa MK4/B ai pattugliatori della Guardia costiera EAU.
Recentemente, l’azienda ha pure firmato due contratti per il valore complessivo di 31 milioni di dollari con le autorità del Bahrain e del Kuwait relativi alla fornitura di radar di sorveglianza e altri sistemi per il controllo del traffico aereo. In Yemen è stata avviata l’installazione di sei stazioni di sorveglianza costiera VTS (Vessel Traffic System) e la formazione del personale della Guardia costiera nazionale incaricato. Altri sistemi per il controllo dello spazio aereo sono stati installati da Selex Sistemi Integrati negli scali di Jeddah e Riyadh, in Arabia Saudita.
Top secret invece il nome del paese mediorientale con cui è stato siglato a fine gennaio 2011 un contratto di oltre 10 milioni di euro, che prevede la consegna all’Aeronautica militare locale di “stazioni di riparazione e collaudo per la manutenzione di componenti elettronici di radar ATCR e di radar di approccio PAR (Precision Approach Radar)”, come recita lo stringato comunicato emesso dall’azienda. “Il sistema permetterà alla forza aerea sia di accrescere le proprie capacità operative nella gestione dello spazio aereo, riducendo significativamente i tempi di riparazione dei componenti guasti, sia di rafforzare la propria capacità di autonomia nell’esercizio degli apparati”, aggiunge Selex. “La firma di questo contratto segue un precedente accordo siglato nel giugno del 2010, del valore di circa 10 milioni di euro, relativo alla fornitura di un set di radar ATCR e PAR”. Oscure (e sospette) le ragioni per cui amministratori e manager hanno scelto di non fornire l’identità del destinatario delle apparecchiature militari.

lunedì 21 novembre 2011

I radar con tangente di Selex Sistemi Integrati



Bufera giudiziaria su Selex Sistemi Integrati, l’azienda leader nella produzione di sistemi radar civili e militari, guidata da Marina Grossi, moglie del presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini. La Procura della repubblica di Roma ha ordinato l’arresto del direttore tecnico Manlio Fiore, nell’ambito dell’inchiesta su una decina di appalti assegnati a Selex dall’Enav, l’ente nazionale di assistenza al volo. In carcere è finito pure il commercialista Marco Iannilli, mentre sono stati ordinati gli arresti domiciliari per l’amministratore delegato dell’Enav Guido Pugliesi.
Al vaglio del pubblico ministero Paolo Ielo l’ipotesi che i lavori assegnati dal 2005 al 2010 a Selex (e poi subappaltati ad altre società come Print System, Arc Trade, Techno Sky, ecc.) siano stati sovrafatturati per creare un fondo “nero” da cui attingere per le tangenti e le regalie da distribuire a consulenti, amministratori pubblici e cassieri di partiti politici. L’inchiesta vede indagati, tra gli altri, la stessa amministratrice Marina Grossi, per reati fiscali e corruzione, Pier Francesco Guarguaglini per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture” e Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne del gruppo Finmeccanica, per il reato di illecito finanziamento ai partiti. Al direttore dell’aerea vendite di Selex Sistemi Integrati, Manlio Fiore, viene contestato invece di essere stato lo “snodo operativo” per la costituzione del cosiddetto sistema Enav, il meccanismo di attribuzione di commesse che “attraverso illeciti rapporti personali con i poteri pubblici e privati” garantiva “contribuzioni illecite” di denaro con l’uso delle sovrafatturazioni. Secondo gli inquirenti, Fiore sarebbe intervenuto pure per dirimere una controversia tra Selex Sistemi Integrati e l’onnipotente holding statunitense Lockheed Martin a cui l’Enav ha affidato l’installazione di un radar passivo nell’aeroporto di Trieste. La commessa “contrastava gli interessi della Selex che tale radar aveva in sperimentazione con un programma finanziato dall’Aeronautica militare”, scrivono i magistrati romani. “Per tale ragione intervenne personalmente Manlio Fiore sia pure dovendo sopportare, secondo quanto riferì allo stesso Tommaso Di Lernia della Print System, l’onere di 300.000 euro per “consulenze” che aveva dovuto promettere a tale Di Nardo, rappresentante italiano della Lockheed”.
Le “false” fatture sarebbero state emesse, in particolare, in occasione dell’ammodernamento degli impianti radar dell’aeroporto di Palermo Punta Raisi. Il commercialista Marco Iannilli (collaboratore dell’ex consulente globale di Finmeccanica, Lorenzo Cola, già condannato per l’affare Digint, un colossale giro di denaro riciclato nelle banche di Hong Kong e Singapore), ha ammesso che per i lavori nello scalo siciliano, nel 2009 “Selex emise nei confronti di Enav fatture per circa 10 milioni di euro per lavori non eseguiti”. “Enav aveva necessità di implementare i costi e Selex di fare fatturato e anche qui sono intervenuti i consueti rapporti di pagamento tra Tommaso Di Lernia e l’amministratore delegato dell’Enav Pugliesi”, ha verbalizzato Iannilli. Gli inquirenti sospettano che i surplus delle operazioni Selex-Enav siano finiti pure in mano ad alcuni partiti politici. A fine gennaio 2010, Di Lernia avrebbe prelevato 206 mila euro da un conto in una banca di San Marino per consegnarli successivamente al tesoriere dell’Udc Pippo Naro, parlamentare originario di Militello Rosmarino (Messina) e stretto collaboratore di Gianpiero D’Alia, presidente del Gruppo Udc al Senato. Naro ha respinto ogni addebito anche se ha ammesso che in un incontro con l’amministratore di Print System, questi gli avrebbe promesso un contributo finanziario in vista di una competizione elettorale. Lernia, però, non avrebbe mantenuto l’impegno.
Sul sistema creato all’interno di Finmeccanica per “retribuire” amministratori pubblici e partiti ha parlato in particolare il superconsulente Lorenzo Cola. Nel corso di due interrogatori in carcere, il 19 novembre e il 22 dicembre del 2010, Cola ha indicato come dispensatore di tangenti, il dirigente della holding Lorenzo Borgogni. “Il suo lavoro era quello di tenere i contatti con i politici che avevano i rapporti con le società del Gruppo”, ha dichiarato. “Borgogni era a conoscenza, fin da epoca remota, del sistema di pagamento delle tangenti da parte dei fornitori di Selex Sistemi Integrati. Lui stesso era beneficiario di una parte di queste tangenti”. Interrogato, Lorenzo Borgogni ha ammesso la “contropartita” che l’azienda assicurava alle personalità politiche che agevolavano l’assegnazione di un appalto. Soldi e non solo. “Chiedevano incarichi di consulenza per familiari o persone di fiducia e anche assunzioni per i figli o per altri familiari”.
Negli atti della procura di Roma c’è un passaggio che riguarda uno dei ministri più potenti dell’ultimo governo Berlusconi. “Nella vicenda Optomatica, società che ha ottenuto commesse dall’Enav senza gara, vi era l’interesse del ministro dei Trasporti Altero Matteoli”, scrive il Gip. “Tale società avrebbe finanziato una fondazione che faceva capo a Matteoli”. Per una strana coincidenza del destino, proprio nei giorni in cui esplodeva l’inchiesta Selex-Enav, il ministro Matteoli e l’ad Marina Grossi inauguravano nella base della Marina militare di Messina il centro di formazione nazionale per il Vessel Traffic Management and Information System (VTMIS), il nuovo sistema di sorveglianza marittima realizzato dalla Selex Sistemi. Il VTMS è la rete radar più estesa al mondo: un centinaio d’impianti per la copertura di 7.500 km di coste italiane, come dire un impianto ogni 75 km. Costo complessivo, 400 milioni di euro. Sviluppato per conto del ministero dei Trasporti e della Guardia costiera, il sistema è stato cofinanziato con i fondi “PON Trasporti” dell’Unione europea, nonostante abbia scopi prevalentemente militari ed integri i centri di comando, controllo, comunicazioni e intelligence delle forze armate italiane e Nato.
Gli affari più recenti di Selex Sistemi Integrati non riguardano solo le forniture all’ENAV o alla Guardia costiera. In occasione del Vertice G8 tenutosi a L’Aquila dall’8 al 10 luglio 2009, l’azienda è stata contrattata dal Dipartimento della Protezione civile per la progettazione e l’implementazione del “sistema integrato” tra i sensori C3 impiegati dai ministeri della difesa e dell’interno e dall’Arma dei Carabinieri per la sicurezza dell’evento. “La tecnologia made in Italy di Finmeccanica rappresenta un supporto di straordinario valore a sostegno di attività fondamentali per la buona riuscita del G8 de L’Aquila”, fu il commento di Guido Bertolaso, al tempo gran capo della Protezione Civile. “La diversità dei servizi che Finmeccanica ha messo a disposizione è un contributo di grande importanza per l’intero sistema della protezione civile italiana, impegnata sia nella gestione del summit, sia nelle attività di assistenza alla popolazione della provincia de L’Aquila colpita dal terremoto”.
Lunga la lista delle commesse ottenute dalle forze armate italiane. Nel marzo 2009, Selex ha firmato con la Direzione generale delle telecomunicazioni, dell’informatica e delle tecnologie avanzate della difesa (Teledife) un contratto di oltre 260 milioni di euro per la consegna, entro il 2014, di dodici radar RAT 31 DL per la sorveglianza aerea a lunga portata (dieci in configurazioni fissa FADR e due in quella mobile DADR). “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili”, spiegano i manager di Selex. “In Italia, i radar consentiranno di controllare anche la presenza di missili balistici, comunicheranno con gli altri punti di controllo nazionali e della Nato, riducendo la necessità di personale e quindi dei costi di gestione”. Il primo impianto è entrato in funzione presso la 112^ Squadriglia Radar Remota di Mortara (Pavia). Gli altri undici saranno installati nei centri dell’Aeronautica militare di Borgo Sabotino (Latina), Capo Mele (Savona), Crotone, Jacotenente (Foggia), Lame di Concordia (Venezia), Lampedusa, Marsala, Mezzogregorio (Siracusa), Otranto, Poggio Renatico (Ferrara) e Potenza Picena (Massa Carrara).  
In qualità di team leader dell’associazione temporanea con la SAAB Microwave SA, Selex Sistemi Integrati consegnerà a Teledife pure cinque sistemi radar controfuoco per la “sorveglianza del campo di battaglia” e la “localizzazione delle sorgenti di fuoco avversarie”. Il contratto ha un valore di 83 milioni di euro e prevede pure la gestione di attività di formazione agli operatori, il supporto all’installazione del sistema e la sua integrazione con i centri di comando e controllo SIACCON, precedentemente forniti all’Esercito. I radar potranno cooperare con i velivoli non pilotati (UAV) e i sistemi di comando e controllo della Nato. A 238 milioni di euro ammonta invece l’ordine della Direzione generale armamenti terrestri (giugno 2010) per dotare le forze armate italiane del sistema digitalizzato Forza NEC (Network Enabled Capability) che consentirà il “massimo scambio di informazioni operative, tattiche e logistiche da ogni veicolo e da ogni singolo uomo dislocato sul terreno”. Il programma è gestito con altre società di Finmeccanica (Selex Elsag, Selex Galileo, Oto Melara, MBDA Italia ed AgustaWestland) e prevede in particolare, la “realizzazione e integrazione di posti comando su shelter e veicoli, apparati di comunicazione, comando e controllo per soldati, veicoli e velivoli non pilotati, sistemi per l’interoperabilità completa in ambito Nato e UE, con particolari vantaggi nelle operazioni fuori area”.
A Selex Sistemi Intergrati andranno infine 5,1 milioni di euro per l’aggiornamento dei sistemi di pianificazione di missione volo IAF-MSS (Italian Air Force Mission Support System) da installare a bordo dei cacciabombardieri “Tornado” dell’Aeronautica. Il sistema Italia rischia la bancarotta ma guai a tagliare i sistemi di guerra.

da Antonio Mazzeo

Contratti NATO per l’italiana Selex Elsag

Affari atlantici per Selex Elsag, la società del gruppo Finmeccanica specializzata nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi di comunicazione per la difesa. Con un contratto che secondo il sito web specializzato Dedalonews sarebbe nell’ordine di decine di milioni di euro, Selex Elsag è stata chiamata a gestire l’ammodernamento dei centri di telecomunicazioni satellitari della NATO e delle infrastrutture collegate. Il contratto prevede una serie di attività che vanno dalla costruzione di una nuova installazione per le comunicazioni via satellite in Belgio, l’ammodernamento delle stazioni di terra ad antenna multipla di Kester (Belgio) e Lughezzano (Verona) e dei siti ad antenna singola di Oglaganasi (Turchia) e Atalanti (Grecia). I tecnici dell’azienda italiana cureranno inoltre la formazione e l’addestramento del personale militare dell’Alleanza atlantica presso la NATO Communications & Information Systems School di Borgo Piave, Latina. Gli interventi di Selex Elsag saranno coordinati dalla propria filiale di Basildon, in Gran Bretagna.
La società ha sede generale a Genova e si è affermata a livello internazionale nello sviluppo e nella fornitura di reti di comunicazione militari e di polizia per applicazioni terrestri, navali e satellitari. Selex Elsag è nata l’1 giugno 2011 dalla fusione tra le aziende Selex Communications ed Elsag Datamat. L’operazione è stata voluta dai manager di Finmeccanica per riorganizzare il settore dell’elettronica per la difesa in tre grandi poli strategici: oltre a quello delle telecomunicazioni satellitari di Selex Elsag, quello relativo ai grandi sistemi per la difesa e ai radar di superficie di Selex Sistemi Integrati e il polo per l’avionica e le componenti elettro-ottiche di Selex Galileo. A presiedere il gruppo genovese l’immancabile generale in pensione, Nazzareno Cardinali, già ispettore capo del Genio aeronautico.
Poco prima della fusione, Selex Communications ha firmato un altro importante contratto con l’Agenzia della NATO NACMA - NATO Air Command and Control System Management, del valore di circa 30 milioni di euro, per la fornitura e l’installazione di sistemi di comunicazione in diversi siti terrestri, nell’ambito della cosiddetta “Rete Link 16” che consentirà lo scambio di dati con vettori aerei a 29.000 piedi di altitudine nello spazio aereo europeo. Questi sistemi includono tra l’altro i terminali MIDS LVT (Multifunctional Information Distribution System Low Volume Terminal) e saranno consegnati a partire del 2012 a quattordici paesi NATO (Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Turchia e Ungheria). “Il progetto contribuirà ad apportare dei miglioramenti di grande valore nel Sistema di difesa missilistica della NATO”, ha commentato il general manager di NACMA, Gerhard van der Giet, in occasione della firma del contratto con l’azienda del gruppo Finmeccanica.
Altri importanti contratti in ambito militare sono stati sottoscritti da Selex Communications tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2011. In particolare, la società dovrà fornire all’esercito italiano ventitré stazioni radio a banda larga per il Sistema automatizzato contro-aerei, destinate agli shelter di comando e controllo (C2) dei principali reparti di terra. Selex Elsag è stata poi selezionata dalle autorità scozzesi per fornire di sistemi di comunicazioni satellitari voce e dati a supporto delle attività di pubblica sicurezza nelle isole Shetland, Orkney e Lewis e nella città di Edimburgo.
Alla Marina militare britannica saranno invece consegnati i sistemi di comunicazione “Tetra” che supporteranno le comunicazioni tra le squadre d’aviazione e il personale imbarcato. I “Tetra” saranno montati a bordo delle due portaerei della classe Queen Elizabeth di circa 65.000 tonnellate e 280 metri di lunghezza che la Royal Navy varerà entro il 2018 e che saranno in grado di trasportare sino a 40 nuovi cacciabombardieri F-35 “Joint Striker Fighter”, prodotti dal colosso USA Lockeed Martin. Quest’ultimo è partner di Selex dal 2005 nella produzione dei sistemi “Loam” per il rilevamento della presenza di ostacoli lungo la rotta di volo a bassa quota degli elicotteri da guerra UH-60 “Blackhawk” in dotazione a US Army.
Importanti commesse sono state acquisite dalla società genovese anche in paesi extra-NATO, primo fra tutti il Brasile. Selex Elsag sta sviluppando e ammodernando il sistema per le comunicazioni tattiche “SISTAC” dell’esercito brasiliano, prodotto una quindicina di anni fa da Marconi Communications (poi Selex Communications). Esso consiste in un network di comunicazioni digitale integrato, basato su shelter, in grado di fornire servizi voce e dati e di interfacciarsi anche con la rete telefonica e con i sistemi radio pubblici. Il SISTAC è utilizzato dal 1° Battaglione di Comunicazioni di Santo Angelo nello stato di Rio Grande do Sul in appoggio alla 3^ Divisione terrestre. La società del gruppo Finmeccanica è presente in Brasile dalla fine degli anni ‘90 attraverso la controllata Selex do Brasil, fornisce all’esercito altri sistemi per le comunicazioni tattiche e supporta le trasmissioni radio a corto raggio delle forze speciali dell’esercito e della marina militare. Un’altra controllata, Sirio Panel, collabora con il colosso industriale brasiliano “Embraer” nei principali programmi per velivoli militari e civili, fornendo pannelli di controllo e sistemi d’illuminazione.
L’azienda ha consolidato la propria presenza pure in Russia nel settore delle comunicazioni radio di pronto intervento e sicurezza. Qualche mese fa sono stati firmati contratti per un valore complessivo di circa 4,5 milioni di euro per la fornitura di apparati “Tetra” ai servizi speciali russi e alle autorità chiamate a “difendere” i Giochi Olimpici Invernali del 2014 a Sochi. A queste ultime Selex Communications aveva già fornito, nel corso del 2010, una cinquantina di stazioni radio con software di gestione per i servizi di telecomunicazione nella regione di Krasnodar e di altre aree della costa russa sul Mar Nero. Una boccata d’ossigeno in un momento di forte crisi per la holding Finmeccanica: l’ultimo consiglio d’amministrazione ha registrato 4,66 miliardi di euro d’indebitamento e una riduzione degli ordini del 21% nei primi nove mesi del 2011.

lunedì 14 novembre 2011

L’Italia è sempre più Predator

Borse in picchiata, tagli draconiani a istruzione, sanità, pensioni e stipendi, ma intanto crescono a dismisura e segretamente le spese per l’acquisto di nuovi sistemi di guerra da destinare alle nostre forze armate. Gli ultimi gioielli di morte vengono dagli Stati Uniti d’America: due velivoli senza pilota UAV Predator, nella versione B “MQ-9 Reaper” per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri. A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il Dipartimento della difesa USA. “Il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’Aeronautica Militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar LYNX Block 30 e un motore di ricambio”, annuncia Washington. L’acquisizione rientra all’interno del cosiddetto Foreign Military Sales (FMS), il programma per la vendita a paesi terzi di sistemi d’arma prodotti negli Stati Uniti con l’interposizione del Pentagono. In sostanza l’Aeronautica non potrà acquistare direttamente gli UAV dall’industria produttrice (la General Atomics Aeronautical Systems di San Diego, California) ma dovrà affidarsi agli intermediari della Defense Security Cooperation Agency.
Subito dopo la consegna, i due velivoli “MQ-9 Reaper” saranno trasferiti al 28° Gruppo Velivoli Teleguidati “Le Streghe” di Amendola (Foggia), l’unico reparto italiano dotato di velivoli senza pilota, il primo in Europa a fornirsi di sistemi UAV. Il gruppo ha già a disposizione sei “Predator” nella versione ARQ-1B” (per le missioni d’intelligence, sorveglianza, riconoscimento degli obiettivi e per la lotta all’immigrazione “clandestina”) e due nella versione “MQ-9 Reaper”. Si tratta di strumenti militari sofisticatissimi e particolarmente costosi. Per l’acquisto (nel 2004) dei primi cinque sistemi Predator, l’Italia ha speso 47,8 milioni di dollari; due anni più tardi è arrivato un secondo lotto di due velivoli e relativi mezzi di supporto per 16 milioni di dollari (un UAV era intanto precipitato in fase di addestramento). Dopo aver utilizzato i Predator in missioni di guerra in Iraq ed Afghanistan, l’Aeronautica militare ha chiesto di acquistare pure il modello “Reaper” che può essere armato con missili e bombe a guida laser. Il 12 febbraio 2008, la Commissione difesa della Camera ha autorizzato la spesa sino a 80 milioni di euro per l’acquisizione di quattro Predator B e relativi sensori, sistemi di controllo a terra e supporti logistici, con termine il 2011. Per ottenere il consenso unanime al nuovo sistema d’attacco, l’allora sottosegretario ulivista Giovanni Lorenzo Forcieri assicurò che i “Reaper” avrebbero avuto il ruolo di meri ricognitori e che non sarebbero stati armati. “L’opzione di dotare i Predator di armamenti potrà avvenire solo dopo un’eventuale autorizzazione del Parlamento”, spiegò Forcieri. Il contratto con la General Atomics Aeronautical Systems fu sottoscritto nel febbraio 2009 e i velivoli divennero operativi ad Amendola nell’estate 2010. Glissando il dibattito alle Camere, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha autorizzato l’uso dei “Reaper” contro obiettivi in Libia a partire dello scorso 10 agosto, nell’ambito dell’operazione Unified Protector. Stando all’Aeronautica, i velivoli sono stati impegnati “senza armi” in “attività di ricognizione e sorveglianza durate all’incirca 12 ore ciascuna”. È forte il sospetto, tuttavia, che i Predator italiani siano stati impiegati anche in vere e proprie operazioni di strike.  
Con una lunghezza di undici metri e un’apertura alare di venti, il “Reaper” assicura maggiori prestazioni dei Predator A in termini di raggio d’azione (3,200 miglia nautiche), altitudine di crociera (15.000 metri), autonomia di volo (tra le 24 e le 40 ore), velocità (440 Km/h) e carico trasportabile (quasi 1.800 kg). A differenza della prima versione per la “ricognizione”, il nuovo UAV può essere armato con missili “Hellfire”, bombe a guida laser Gbu-12 “Paveway II” e Gbu-38 “Jdam” (Joint direct attack munition) a guida Gps. La postazione standard consiste in una stazione di controllo a terra che, grazie al data-link satellitare, può guidare il velivolo anche oltre la linea dell’orizzonte. Il Predator B può essere trasportato a bordo di un aereo C-130 ed essere reso operativo in meno di dodici ore.
Il 28° Gruppo Velivoli Teleguidati “Le Streghe” è alle dipendenze del 32° Stormo AMI “Armando Boetto” di Amendola, uno dei reparti più importanti dal punto di vista operativo e strategico delle forze armate italiane. Oltre al gruppo di controllo degli sistemi UAV, il 32° Stormo sovrintende alle attività del 13° Gruppo, dotato di cacciabombardieri AM-X, già impegnato a fine anni ’90 nelle operazioni di guerra in Bosnia e Kosovo, successivamente in Afghanistan e più recentemente in Libia. Gli AM-X di Amendola hanno funzioni di routine nell’interdizione e nel supporto aereo alle forze terrestri e navali e partecipano periodicamente a importanti esercitazioni militari in Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Egitto ed Israele.
Amendola è destinata a divenire entro un paio d’anni la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F-35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli AM-X e poi i Tornado. l’Italia si è impegnata ad acquisire 131 velivoli per la folle spesa di 16 miliardi di euro. Sempre che i prototipi riescano a superare i test di volo e si risolvano i numerosi problemi tecnici e progettuali di quello che è ormai il programma più controverso e più costoso della storia dell’aviazione militare mondiale.

venerdì 11 novembre 2011

La Russa e Lombardo al cospetto del MUOStro di Niscemi

Testa a testa tra il ministro della Difesa (uscente), Ignazio la Russa, e il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a chi la spara più grossa sul MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari che le forze armate degli Stati Uniti d’America stanno per installare a Niscemi (Caltanissetta). Se per il primo si tratta di un sistema che emette microonde del tutto innocue per l’uomo e per l’ambiente, il secondo giura che le potentissime antenne mitigheranno miracolosamente l’impatto elettromagnetico generato dalla stazione di trasmissione che l’US Navy possiede all’interno della Riserva naturale orientata “Sughereta” del comune siciliano. Su una cosa però concordano perfettamente: questo MUOS si ha da fare con o senza il consenso popolare, perché allo zio Sam e ai mercanti di morte non si può dire “no”, anche quando benefici e guadagni restano a Washington e per la Sicilia ci sono solo i danni e poi le beffe.
A Vicenza, Aviano, Napoli e Sigonella con i militari USA arrivano sempre un bel po’ di dollari da investire in infrastrutture e alloggi e qualche briciola finisce pure a costruttori e faccendieri locali. Per il MUOS, un progetto che arriverà a costare oltre 6 miliardi di dollari, nulla da fare. L’asso pigliatutto lo fa Lockheed Martin, corporation USA. Per Niscemi, una delle quattro sedi planetarie per i terminali del sistema satellitare, non ci sarà neanche qualche spicciolo per le opere complementari o compensative anche perché, assicurano La Russa e Lombardo, non c’è nulla da compensare.
Salvo, i due, incontrarsi segretamente a Roma l’1 giugno 2011 per firmare un “protocollo d’intesa” con cui ministero e governo siciliano “definiscono termini, modalità e impegni volti a garantire che l’installazione delle antenne del MUOS avvenga nel rispetto irrinunciabile della salvaguardia della salute della popolazione, della sicurezza dell’area, della tutela dell’ambiente, della conversazione della biocenesi e della fruizione e della valorizzazione della Riserva Naturale di Niscemi”.
Sembra il gioco delle parti. Lombardo s’impegna a “concludere positivamente” l’iter di approvazione dei lavori per il MUOS (con inusuale e sorprendente velocità lo fa lo stesso giorno della firma del protocollo grazie ad un’autorizzazione del dirigente generale dell’assessorato regionale al territorio e ambiente, Giovanni Arnone); il ministro La Russa, promette in cambio di adottare le “necessarie misure di mitigazione, a breve termine, dell’esposizione ai campi elettromagnetici generati dagli apparati di trasmissione già esistenti”. In che modo? Installando “entro tre mesi” a Niscemi un sistema interrato a fibre ottiche che “ridurrà le emissioni a radiofrequenza”. Peccato che una linea a fibre ottiche era stata installata un paio d’anni fa da Telecom, previa autorizzazione del Comune di Niscemi e della provincia di Caltanissetta. E certamente non aveva contribuito a ridurre i livelli d’inquinamento elettromagnetico all’interno della zona protetta e nelle aree abitate confinanti con la base militare. Stavolta però c’è un piano B di mitigazione, nel medio e lungo termine, “ricorrendo, ove possibile, alla eliminazione degli apparati trasmittenti esistenti non più necessari e/o privilegiando tecnologie di trasmissione alternative ed innovative e tali da ridurre i consumi energetici e le emissioni”.
Una vocazione verde-ambientalista quella del ministro della Difesa che si scontra però con il dettato dei trattati bilaterali Italia-USA sulle installazioni militari. La stazione di telecomunicazioni dell’US Navy di Niscemi, nonostante per La Russa ospiti “numerosi impianti con lo scopo di fornire un servizio a supporto delle attività militari NATO in Europa e nel Mediterraneo”, è un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, su cui non c’è modo di esercitare la sovranità e alcun controllo da parte delle autorità nazionali. È scritto nero su bianco nell’Accordo tecnico tra il Ministero della Difesa italiano e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. L’“uso esclusivo” ricade su un’area di 1.660.000 metri quadri e, come si legge nell’accordo, “significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata”.         A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con le facility di “proprietà ed uso esclusivo” USA a Niscemi: “il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF”. Proprio quei trasmettitori che La Russa dice di voler smantellare.
Fortunatamente il ministro prometta ben più colorati e realistici interventi di “mitigazione”. Come ad esempio la mimetizzazione delle nuove installazioni del MUOS (tre grandi antenne circolari di 18,4 metri di diametro e due torri radio di 149 metri d’altezza), mediante “una opportuna verniciatura delle superfici e l’impianto di alberi” o la fornitura della strumentazione necessaria ad effettuare il “monitoraggio continuo” dei campi elettromagnetici, da integrare nella rete regionale dell’ARPA Sicilia che ne “curerà la gestione  e l’elaborazione dei dati”. Il generoso La Russa s’impegna pure ad attrezzare l’area naturalistica della Sughereta, “entro sei mesi dall’inizio dei lavori del MUOS”, con una “infrastruttura ecocompatibile per il controllo, la gestione ed accoglienza della Riserva, adeguata a supportare l’attività di unità ippomontate e di sistemi per la vivibilità del parco”. In concorso con la Presidenza del consiglio dei ministri (quella di Berlusconi, dimissionario), la Difesa supporterà le azioni per la “promozione del prodotto agro-alimentare dell’area di Niscemi sul territorio nazionale ed internazionale” (forse è pronta l’etichettatura per il carciofo con le stellette dop o, per lo status giuridico USA dell’area, a stelle e strisce).
Onde sigillare l’americanizzazione del comprensorio niscemese, vengono promessi “rapporti diretti di collaborazione, anche attraverso specifici gemellaggi, con gli Enti gestori di uno o più parchi naturali degli Stati Uniti d’America”; scambi culturali “continui” tra i giovani locali e i coetanei fruitori delle aree protette degli States; l’istituzione di summer schools con centri d’eccellenza americani e borse di studio e di ricerca all’estero; l’“attrazione” di esperti USA per “supportare il territorio nella fase di avvio della gestione innovativa del Parco della Sughereta, anche attraverso specifiche azioni innovative”.
Dulcis in fundo l’immancabile bufala dell’occupazione per tutti: con il protocollo con la Regione siciliana, La Russa impegna il dicastero a promuove “ogni iniziativa diplomatica necessaria a favorire l’inserimento lavorativo della popolazione locale nel personale amministrativo in carico presso al base USA di Sigonella nel caso di nuove assunzioni”. Solo che nella stazione aeronavale siciliana si susseguono i licenziamenti dei dipendenti italiani, prontamente sostituiti da personale e contractor statunitensi. Ma forse questo La Russa non lo sa.
Null’altro per una popolazione che subirà uno dei più costosi e devastanti processi di riarmo e militarizzazione delle forze armate USA. Nemmeno lo sforzo a rivedere il piano sanitario della Regione Siciliana che ha imposto la chiusura del punto nascite dell’ospedale di Niscemi, costringendo le donne in gravidanza a faticosi pellegrinaggi per la provincia di Caltanissetta e di Catania. O a sbloccare i fondi FAS per realizzare le strade provinciali dissestate. Eppure queste erano due “compensazioni” che il presidente Lombardo aveva timidamente prospettato agli amministratori locali in cambio di una loro disponibilità ad accogliere senza troppi indugi il nuovo MUOStro di Niscemi. La Regione non farà comunque mancare il suo apporto alla grande sagra del nulla: bilancio permettendo, potrebbero essere effettuate campagne di monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche “con cadenze almeno quadrimestrale, mediante mezzi mobili di ultima generazione allestite per misure georiferite” o indagini di natura epidemiologica e in “tema di emissioni tossiche” nel comprensorio Gela-Niscemi. Forse perfino l’invio della polizia forestale a cavallo presso l’area naturalistica della Sughereta.   
“In considerazione della riduzione del numero di impianti trasmittenti conseguenti all’attivazione del sistema MUOS è ragionevole attendersi una riduzione degli attuali valori di campo elettromagnetico di fondo nelle aree circostanti la stazione NRTF”, annuncia trionfale il protocollo d’intesa Lombardo – La Russa. Come si faccia a dirlo è un mistero, considerato che in nessun documento ufficiale delle Marina militare USA si afferma che l’installazione del nuovo sistema satellitare comporterà tagli alle emissioni delle antenne a bassa ed alta frequenza della stazione di Niscemi. C’è invece da supporre che il MUOS si sommerà agli impianti esistenti. Nel bilancio di previsione per il 2012 del Dipartimento della difesa è previsto un finanziamento di 280.000 dollari (NCTS Sicily Microwave), per “progettare, realizzare, installare e testare le componenti elettroniche necessarie all’interconnessione con le principali installazioni di NAS Sigonella, in modo di assicurare circuiti affidabili a supporto VLF, HF, MUOS e di altre missioni tattiche strategiche operate da NCTS Sicily”.
Ministro della difesa e presidente della regione confidano nella bontà del MUOS forti del parere “scientifico” di due esperti della facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo. Secondo loro “il sistema presenta, nelle aree antropizzate, valori di scambio elettromagnetico di gran lunga inferiori a quelli generati dal sistema di comunicazioni attualmente esistente”. Per gli ingegneri, il MUOS sarebbe quindi “migliorativo sia dal punto di vista di progetto elettronico sia in termini di valore di campo elettromagnetico cui può essere sottoposta la popolazione e non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo”.
Conclusioni respinte dal professore Massimo Zucchetti, ordinario di Impianti nucleari del Politecnico di Torino e dal dottore Massimo Coraddu, consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico. In una recentissima “analisi dei rischi” del sistema satellitare USA, i due studiosi rilevano che con la realizzazione delle nuove antenne “si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore”. Con il rapporto del Politecnico, a disposizione dell’amministrazione comunale di Niscemi, si spera di ribaltare la sentenza del Tar di Palermo che, un mese fa, ha legittimato la Marina degli Stati Uniti a continuare i lavori d’installazione del terminale terrestre.
“Siamo venuti a conoscenza del protocollo d’intesa tra la regione e il ministero della Difesa molto tempo dopo la sua firma”, commenta il sindaco del centro siciliano, Giovanni Di Martino. “Nessuno ha sentito il dovere di consultare preventivamente questa amministrazione. Abbiamo scelto di non entrare in merito sui contenuti dell’accordo, almeno fino a quando non si concluderà l’iter dei lavori alla stazione militare che vedono l’opposizione nostra e quella dei cittadini”. I No MUOS però non demordono. Venerdì 25 novembre si daranno appuntamento davanti alla sede del governo regionale a Palermo. Per essere finalmente ascoltati da un presidente che parla di “autonomismo” da Roma forse perché sogna una Sicilia colonia nordamericana.

sabato 19 novembre 2011

ALTA VELOCITÀ "Il tuo tempo è il loro denaro"

riceviamo e diffondiamo

La lotta contro l'alta velocità in Val di Susa prosegue ormai da più di 20 anni. In tutto questo tempo ha saputo resistere agli assalti continui di politici di ogni colore, giornalisti e funzionari di ogni genere. E' cresciuta nella sperimentazione orizzontale delle lotte per la difesa del territorio. Ha intrecciato le pratiche di resistenza urbana a quelle di uomini e donne che vivono ancora un legame diretto di conoscenza e simbiosi con la propria terra. Oggi, più che mai, è questo legame con la terra e tra gli individui coesi a difenderla ad essere costantemente sotto attacco. Oggi, più che mai, i rapporti di solidarietà sono una spina nel fianco per tutti coloro che vogliono imporre il TAV.
Il TAV è ovunque e non si tratta solo di un treno. Il TAV è ovunque e ci riguarda direttamente.
Dal nord al sud Italia, ma anche nel resto dell'Europa, interi territori sono stati devastati dalle linee ferroviarie destinate all'alta velocità. Sulle vite delle persone si fanno pagare i veleni e le nocività che questo progetto porta con sè. I profitti da garantire alle grandi imprese e gli interessi politici nel tutelarli rivelano l'altra faccia dell'esclusione e dell'oppressione. Quanto costa prendere un TAV? Quanti possono permetterselo? Quanti treni accessibili a tutti concellati o soppressi? Quanti sono gli operai morti nei cantieri dell'alta velocità? Quante terre sono state espropriate, distrutte ed inquinate? Quanta gente ha perso la casa, quanta gente è stata ricattata dallo Stato affinchè partissero i cantieri di una linea ad alta velocità? Ma soprattutto, a chi giova parlare di sviluppo e progresso? E chi ci guadagna nel far girare sempre più velocemente questo mondo?
Il TAV è ovunque e dietro questo progetto c'è un modello di vita che vuole essere imposto.
Impongono di andare sempre più veloci, perchè ci sono merci da produrre e da far circolare da un angolo all'altro del pianeta: la macchina non si deve mai fermare. Nella frenesia della vita quotidiana, scandita dai ritmi incessanti del lavoro, del tempo misurato in base al denaro, il progetto del TAV riguarda tutti; sfruttati e spremuti fino all'osso: andare più veloce, per produrre il più possibile.
La tecnologia è lo strumento con cui lo stato attua la trasformazione dell'habitat in un sistema sempre più complesso e controllato da una ristretta cerchia di specialisti. Il TAV rappresenta bene questo processo: i suoi fautori (oltre agli sprovveduti di ogni risma) sono la stessa tecnocasta che impone, aldilà dei partiti di riferimento, le scelte economiche e strategiche. Fiumi di miliardi per i nuovi armamenti e per le nuove guerre, progetti faraonici per le grandi opere, convergenza delle scienze per la manipolazione ed il controllo della vita in tutte le sue manifestazioni. Il connubio tra società civile ed apparati militari diventa sempre più realtà. Non a caso, tra le società che promuovono e lucrano sul TAV, strutturate tra mafia e stato, spicca Finmeccanica, multinazionale leader del settore bellico.
Il TAV è ovunque, lottiamo ovunque contro il TAV.
Il 28 Novembre verrà inaugurata l'ala TAV della stazione Tiburtina e già sappiamo quale sarà il tenore della propaganda. Le alte cariche dello stato, in nome del progresso e dello sviluppo, taglieranno i nastri dell'ennesima nocività imposta sulla città di Roma., mentre negli ultimi giorni di governo Berlusconi la Camera ha approvato formalmente la militarazzizazione della Val di Susa, proclamando i cantieri TAV "siti di interesse strategico nazionale".
Il progetto della "nuova" stazione Tiburtina è partito da quando il sindaco era ancora Walter Veltroni. Una speculazione che riempie le tasche dei soliti noti: Montezomolo, Della Valle, Intesa-San Paolo e il gruppo Ferrovie dello Stato, solo per dirne alcuni. "Ma sull'importanza di quest'opera nessuno ha dubbi", blaterano giornali e partiti. Certo, nessun dubbio quando si tratta di guadagni milionari, politica e poteri forti. Ma anche noi non abbiamo dubbi, siamo convinti che la logica devastatrice vada contrastata fuori da ogni partito e istituzione, che altro non fanno che stemperare la rabbia e inibire la capacità reale delle persone di cambiare la propria esistenza. Crediamo nell'autogestione delle lotte, da portare avanti con mezzi e modi antiautoritari.

A tutti i solidali con la lotta NO TAV, a tutti coloro che vogliono combattere le nocività e il potere che le impone, a tutti coloro che aspirano a un mondo libero da oppressione e sfruttamento, diamo appuntamento Lunedì 21 Novembre, alle ore 17:00 presso il vecchio edificio di Fisica per organizzare una risposta all inaugurazione della stazione Tiburtina dedicata all' Alta Velocità che si terrà il 28 Novembre

Con Sole e Baleno nel cuore,
a cui stato e Tav hanno tolto la vita.

 Assemblea "NoTav Ovunque"