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domenica 15 aprile 2012

L'ITER PER INSTALLARE TRE RADAR VA AVANTI SENZA OSTACOLI
[LA NUOVA SARDEGNA, 14 APRILE 2012]
 
OLBIA. Lo Stato è pronto a calpestare la volontà della Gallura. Il Ministero delle Infrastrutture porta avanti l'iter per installare tre radar, nell'Isola Bocca, nel faro di Capo Testa a Santa Teresa, sull'Isola di Razzoli nell'arcipelago della Maddalena.
La posizione contraria dei comuni non ha avuto alcun effetto sulle scelte romane. Dopo le rassicurazioni di qualche mese fa gli enti locali erano convinti di aver allontanato il pericolo di una nuova servitù. Invece in questi giorni i sindaci di Santa Teresa, Olbia e La Maddalena hanno avuto conferma che la battaglia è tutta da combattere.
Il Ministero ha presentato al SAVI, l'organismo regionale che valuta la sostenibilità dei progetti, la valtazione di incidenza ambientale dei tre radar. Il parere del SAVI è propedeutico alla conferenza di servizi che poi rilascia l'autorizzazione. È evidente che lo Stato non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Uno schiaffo a comuni, in particolare a quello di Santa Teresa che qualche mese fa aveva incontrato i vertici del Comando Generale delle Capitanerie di Porto. «In quella occasione eravamo stati rassicurati - dice il sindaco Stefano Pisciottu -. Ci era stato detto che se il progetto del radar non fosse stato condiviso non era intenzione del Ministero andare contro la volontà della popolazione locale. Mi sembra invece che si stia andando nella direzione contraria».
La giunta Pisciottu studia le contromosse. Ha già affidato l'incarico di preparare una valutazione di incidenza ambientale da contrapporre a quella del Ministero. E se il progetto per installare un'antenna radar di tipo mercantile sul faro ci Capo Testa dovesse passare in conferenza di servizi farà ricorso al TAR. «Lo Stato calpesta la volontà della popolazione - aggiunge -. Solo un mese fa il consiglio comunale, dopo aver incontrato la popolazione, ha votato all'unanimità un ordine del giorno in cui dice in modo chiaro che Santa Teresa non vuole il radar a Capo Testa. Una copia della delibera è stata inviata in Regione e anche al Ministero. Non resteremo a guardare».
Pisciottu ribadisce i motivi del no al radar per sorevegliare le Bocche di Bonifacio. «Il faro di Capo Testa è il notro piccolo Coloseo - sottolinea il primo cittadino -. È un monumento che rappresenta la nostra comunità, è una parte della nostra storia e si trova in un sito di interesse comunitario. Per non parlare dei danni all'immagine turistica che la sua installazione provocherebbe. La percezione del percolo delle emissioni elettromagnetiche meterebbe in fuga i vacanzieri».

venerdì 13 aprile 2012

La guerra continua. Bombe agli AMX in Afghanistan e occupazione militare della Libia


Con 415 voti a favore, il 1° di febbraio la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto di proroga delle missioni militari all’estero per tutto il 2012.
La novità più significativa è la proroga della copertura finanziaria alle missioni di guerra per un intero anno anziché per sei mesi, per il valore di 1,4 miliardi di euro.
Un emendamento autorizza la cessione a titolo gratuito al governo provvisorio libico di mezzi non più in uso alle forze armate italiane. Si segnala l’incremento proporzionale degli stanziamenti per le missioni dell’Unione Europea e della NATO contro la pirateria: 49,7 milioni di euro per tutto il 2012 a fronte dei 20,8 milioni del secondo semestre del 2011.
In linea con le risoluzioni 2009, 2016 e 2022 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, viene finanziata l’occupazione della Libia da parte dell’esercito italiano stanziando 10 milioni di euro per l’impiego di personale militare in attività di “assistenza, supporto e formazione” nel paese nordafricano, presumibilmente in compiti di addestramento della neonata polizia libica e nella protezione delle infrastrutture e dei giacimenti petroliferi (ENI ringrazia).
Per concludere, dal 18 gennaio i quattro cacciabombardieri italiani AMX schierati in Afghanistan hanno avuto l’autorizzazione a impiegare “tutti gli assetti presenti nel teatro operativo afgano senza limitazioni”, ovvero uccidere anche con le bombe e non più solo con il cannoncino.
Questa scelta del governo, già considerata ma mai approvata dall’ex ministro della Difesa La Russa, è in linea all’acuirsi dei combattimenti sul fronte afgano fra le truppe d’occupazione italiane e la resistenza della popolazione.

venerdì 6 aprile 2012

Le nuove guerre dei militari USA di Vicenza



Torneranno presto nell’inferno afgano i soldati USA di stanza a Vicenza. Il Dipartimento della difesa ha reso noto che a partire della primavera 2012, due brigate di US Army verranno inviate in Afghanistan per sostituire alcuni reparti impegnati da mesi nelle operazioni di guerra. Si tratta della 173^ brigata aviotrasportata attualmente ospitata a Camp Ederle (Vicenza) e della 12th Combat Aviation Brigade di Katterbach, Germania. In vista della nuova missione bellica, oltre 3.600 uomini della 173^ brigata hanno completato un complesso ciclo addestrativo nel poligono tedesco di Hohenfels. Saranno invece 2.400 gli uomini della 12^ brigata da combattimento di US Army che raggiungeranno l’Afghanistan.

I militari USA di Vicenza sono impegnati pure in due sanguinosi fronti di guerra del continente africano: in Somalia, in qualità di consiglieri della forza multinazionale dell’Unione africana intervenuta contro le milizie degli shebab; in Uganda, nella guerra scatenata contro gli ultimi gruppi ribelli del Lord’s Resistance Army di Joseph Kony. Appartengono tutti ad US Army Africa (USARAF), il comando di US AFRICOM che coordina gli interventi dei reparti di terra nel continente nero. Lo scorso mese di febbraio, alcuni ufficiali di US Army Africa Vicenza, congiuntamente alla Guardia nazionale del Tennessee, hanno addestrato una trentina di membri dell’esercito e dell’aeronautica ugandese nel quadro delle attività dell’Africa Deployment Assistance Partnership Teams (ADAPT), il programma di assistenza del Pentagono per potenziare la prontezza operativa dei paesi partner africani (per interventi militari, peacekeeping, emergenze sanitarie, ecc.). Il training, secondo l’ufficio stampa di US Army, “ha consentito di introdurre in Uganda una serie di elementi operativi come la pianificazione del movimento delle unità, l’uso di materiale pericoloso e la preparazione del personale, degli equipaggiamenti e dei velivoli per il carico e il trasporto aereo”.

Nell’aprile 20011, US Army Africa Vicenza ha coordinato nel nord Uganda una vasta esercitazione militare con lancio di paracadutisti, a cui hanno partecipato militari ugandesi, il 21st Special Troops Battalion dell’esercito USA con sede a Kaiserslautern (Germania) e la 197th Special Troops Company della Guardia nazionale dell’Utah. “USARAF continua ad operare in partnership con le forze armate di Uganda, Rwanda, Burkina Faso, Botswana, Ghana, Burundi e Togo e punta in futuro ad estendere il programma di cooperazione ad altri paesi”, spiegano al quartier generale di Vicenza.

Un contributo per conoscere meglio la storia, gli obiettivi, le finalità e l’organizzazione del nuovo comando giunge dal recente saggio pubblicato dal generale Willian B. Garret, già comandante delle truppe statunitensi di stanza a Vicenza, e dal colonnello Stephen Mariano, alle dipendenze di USARAF. I due militari analizzano in particolare la trasformazione del Comando di US Army in Europa (SETAF) in componente terrestre del nuovo Comando degli Stati Uniti d’America per le operazioni in Africa. “Il 5 dicembre 2008, l’Ambasciatore americano in Italia, Roland P. Spogli, di concerto con il Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, annunciò ufficialmente che la Forza Tattica dell’Esercito degli Stati Uniti del Sud d’Europa (SETAF) era stata designata quale componente terrestre del Comando AFRICOM”, scrivono Garret e Mariano. “La SETAF, di stanza e con sede a Vicenza dal 1955, ha una lunga storia costellata di iniziative portate a termine nel continente africano, nonché di rapporti di collaborazione con le nazioni dell’Africa. Negli ultimi 15 anni, è intervenuta sul suolo africano in numerose occasioni: dalle operazioni di risposta a situazioni di crisi, alle operazioni di assistenza umanitaria, a quelle di soccorso in occasione di calamità naturali”. Tra le principali operazioni, Garret e Mariano segnalano il dispiegamento di reparti a Entebbe, Etiopia (Support Hope nel 1994) e in Congo (marzo 1997), con l’evacuazione di “personale non combattente” dallo Zaire (Guardian Retrieval).

“Dopo aver preso parte alle operazioni di guerra in Iraq e Afghanistan, il Comando USA di Vicenza si ristruttura focalizzando la propria attenzione al continente africano”, aggiungono Garret e Mariano. “Oggi, la SETAF-USARAF rappresenta una squadra senza paragoni nell’ambito del settore militare statunitense, il primo contingente in seno alle Forze Terrestri dedito a operare in Africa per cambiarne in meglio il futuro”. Alla componente di AFRICOM sono stati assegnati i compiti di supporto alle operazioni e alle attività della Combined Joint Task Force Horn of Africa, la forza di pronto intervento USA con sede a Camp Lemonier (Gibuti) - la più grande sul suolo africano – e alle esercitazioni periodiche multinazionali di Enduring Freedom Trans-Sahara.

Oltre ad assistere tutto il personale dell’esercito degli Stati Uniti schierato nel continente nero, US Army Africa Vicenza ha assunto il compito di “sviluppare il potenziale africano in termini di rapporti tra e con le istituzioni per la sicurezza, le organizzazioni regionali e quelle sub-regionali”. Questo nuovo impegno si concretizza con un aumento delle attività di “cooperazione” nel settore dell’addestramento e della formazione delle forze terrestri africane, “l’organizzazione di conferenze e seminari, le vendite di attrezzature, tecnologie informatiche, ecc.”.

Sempre secondo i due alti ufficiali dell’esercito statunitense, l’impegno di USARAF è di “diventare un partner affidabile e sicuro per le controparti militari africane, le forze di sicurezza locali, i nostri alleati, tutte le componenti di AFRICOM, nonché per le altre organizzazioni governative statunitensi e organizzazioni internazionali operanti in Africa”. In quest’ottica, il Comando di Vicenza vede operare una componente mista, “civile-militare”, dove però la prima è ovviamente subordinata alla seconda. “Gli Stati Uniti – scrivono Garret e Mariano - sono fermamente convinti che mediante una nuova organizzazione civile-militare, i 250 milioni di dollari spesi all’anno per l’assistenza militare possano raggiungere i 9 miliardi e possano essere spesi annualmente in maniera più efficiente a favore della tutela della salute, del buon governo e della promozione del commercio”.

Nel loro saggio, i militari statunitensi annunciano che le dimensioni del comando di US Army Africa sarà il doppio di quello della vecchia SETAF; di conseguenza, saranno modificati anche i profili professionali del personale impiegato al Quartier Generale di Vicenza. Dalla sua costituzione (2008) ad oggi, il contingente è già cresciuto tantissimo, passando da un centinaio a più di 450 uomini. “Un’altra importante trasformazione è data dal fatto che il Comando non disporrà di un contingente militare proprio”, aggiungono Garret e Mariano. “Ciò non significa che taglierà tutti i ponti con la 173^ Brigata di fanteria aviotrasportata combattente; significa però che il Comandante di USARAF non potrà ordinare unilateralmente ai reparti della 173^ di partire per una missione in Africa”.

Con US Army Africa si sono pure rafforzati i rapporti di collaborazione con le forze armate italiane, utilizzando soprattutto le attività del Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU), la “scuola” dell’Arma dei carabinieri destinata alla “formazione” delle forze di polizia militare africane ed asiatiche, ospitata nella caserma “Chinotto” di Vicenza. “Il CoESPU, sancito dal G8 e fondato dall’Italia, rappresenta un esempio emblematico di un nuovo partenariato basato su solide fondamenta”, aggiungono Garret e Mariano. “Esso ricade all’interno del più ampio spettro di progetti della Comunità Internazionale atti a portare assistenza tecnica e finanziaria alle forze dell’ordine delle Nazioni in via di sviluppo, al fine di sviluppare il proprio potenziale per supportare operazioni di mantenimento della pace. L’attenzione principale del CoESPU è rivolta all’Africa, e l’obiettivo della USARAF è quello di andare oltre la semplice risoluzione dei conflitti o semplici operazioni di coordinamento; l’obiettivo finale è invece quello di sincronizzare e contribuire agli interventi di sviluppo del potenziale locale. Complessivamente, questo partenariato coinvolgerà un’ampia gamma di ufficiali di collegamento, interscambi di risorse umane, tavole rotonde interne, ecc.”

Intanto prosegue frenetico il processo di ipermilitarizzazione del territorio comunale. Il colonnello David Buckingham, comandante di US Army Garrison-Vicenza, ha formalizzato la conclusione della seconda fase dei lavori di realizzazione delle facilities destinate ai reparti statunitensi all’interno dell’ex aeroporto Dal Molin. La trasformazione dello scalo in megacaserma della 173^ brigata aviotrasportata è uno dei principali progetti di potenziamento infrastrutturale delle forze armate USA a livello mondiale. I lavori, per un importo di 245 milioni di euro, sono stati affidati nel marzo 2008 a due aziende leader di LegaCoop, la Cooperativa MuratoriCementisti di Ravenna (CMC) e il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna (CCC). “Questa seconda tranche è consistita nella costruzione degli uffici e delle infrastrutture di servizio del 173rd Airborne Brigade Combat Team e delle abitazioni per circa 1.200 soldati single”, ha spiegato il colonnello Buckingham. Lo scorso mese di gennaio, al Dal Molin sono stati trasferiti i primi reparti di US Army Africa, mentre il personale restante del comando raggiungerà la base entro il giugno del 2014. “Prevediamo invece che entro il giugno 2013 si completi il trasferimento al Dal Molin dei circa 2.000 militari e delle rispettive famiglie attualmente ospitati aBamberg and Schweinfurt, in Germania. Il programma ha subìto solo qualche mese di ritardo a causa delle cattive condizioni meteorologiche, della bonifica delle munizioni non esplose ritrovate all’interno dell’aeroporto (49 bombe italiane e britanniche risalenti alla Seconda guerra mondiale) e degli scavi archeologici”. A conclusione dei lavori, il Dal Molin ospiterà quattro battaglioni e il quartier generale della 173^ brigata, mentre due battaglioni dell’esercito resteranno nella vicina Camp Ederle. “Vicenza sarà la città italiana con la più alta presenza di militari USA in termini di popolazione, con circa 5.000 uomini distribuiti tra il Dal Molin e l’Ederle”, ha concluso Buckingham.
Ai lavori nel vecchio scalo si sono aggiunti quelli all’interno delVillaggio Housing di Vicenza per la costruzione di un nuovo liceo per i figli del personale militare. La struttura sorgerà accanto agli edifici che ospitano la scuola media e comporteranno una spesa di 41.864.000 dollari sul bilancioMilitary Construction Family Housing 2012 del Dipartimento della difesa. I lavori saranno completati entro l’agosto 2014. Oltre alle aule scolastiche, ikl nuovo liceo avrà una palestra coperta, un campo di calcio e uno per il basket, campi da tennis, una multisala per incontri e proiezioni, una caffetteria, una mensa scolastica, alcuni laboratori scientifici e sale computer, un magazzino e i relativi uffici amministrativi.