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martedì 31 maggio 2011

bellissimo simbolo. lo si può usare per le iniziative

INFO dall'Argentiera.

in ritardissimo per raccontarvi dell incontro all argentiera dello scorso giovedì :
erano presenti un centinaio di persone e diversi rappresentanti dei movimenti indipendentisti (IRS_  SNI _  A Manca).
tra le proposte quelle di una marcia di protesta contro le servitù militari.

attualmente i
l presidio è tenuto principalmente dai residenti, la strada che conduce al sito individuato dalla GDF si trova all interno del paese e per loro non è complesso controllaArlo. il lavoro è semplificato anche dall apertura del cantiere comunale per la sistemazione della strada che con transenne blocca l accesso.


per i prossimi giorni sono allo studio altri incontri pubblici ed eventi culturali.
si pensa anche a degli incontri settimanali.

lunedì 30 maggio 2011

Aggiornamenti Fluminimaggiore

Sabato durante il presidio di Capopecora,assieme ai presenti si è pensato
al rimboschimento dell'area distrutta per impiantare il Radar!
Abbiamo pensato di piantare piante che non hanno bisogno di tanta acqua,come i fichi d'india
il mirto,erbe grasse etcc....e infine abbiamo pensato di fare un piccolo orticello per autoprodurci le verdure:-)
qualcuno ha proposto anche una piccola fattoria tipo galline per le uova e pecorelle per il latte.....
in modo da investire il nostro tempo la' nel presidio in modo costruttivo,se qualcuno di voi
a riguardo a proposte da fare può farle alla mailing list o postarle sul blog.

domenica 29 maggio 2011

Aggiornamenti Sant'Antioco.

Oggi Domenica 29 maggio ha avuto luogo la biciclettata in solidarietà con il presidio NORADAR di Capo Sperone. L'iniziativa è stata molto partecipata sia dai ciclisti e dalle cicliste che da diversi solidali con il comitato contro il radar..
I presidianti hanno rifocillato le cicliste ed i ciclisti e parecchia gente ha condiviso il presidio.
Durante la serata si sono presentate le guardie forestali, il primo di essi particolarmente contrariato dalla presenza delle pietre sulla strada che porta a Su Semafuru, già presenti da prima che iniziasse il presidio. Poi sono arrivati i Carabinieri che sono stati colloquiali e tranquilli poi altre guardie forestali che si sono fatte contagiare dalla convivialità del presidio.
Il presidio a Capo Sperone continua , partecipato ed attivo.
Chi avesse foto ed immagini della biciclettata può inviarle alla solita mailing list :

nolagerlist@googlegroups.com

e saranno pubblicate nel blog.

la valutazione delle emissioni che ARPA Sardegna ha presentato al comune di Fluminimaggiore lunedì 23 Maggio - SCARICABILI

http://www.mediafire.com/?yr2b2x8yubzz6y8

LECCE - Radar vicino al Parco: Tar sospende autorizzazione


Con un decreto del presidente della prima sezione Antonio Cavallari, il Tar ha sospeso da ieri l'efficacia del provvedimento comunale che autorizza i lavori di installazione del radar costiero



GAGLIANO DEL CAPO - Il Tar di Lecce, con un decreto del presidente della prima sezione Antonio Cavallari, ha sospeso da ieri l'efficacia del provvedimento comunale che autorizza i lavori di installazione del radar costiero di profondità in località "Sciuranti" di Gagliano del Capo, in attesa di discutere nel merito nell'udienza fissata per il 15 giugno prossimo (leggi).

Soddisfatti per questo primo risultato il comitato promotore e le associazioni che si battono contro l’installazione del radar della guardia di finanza, che hanno accolto con favore il decreto del Tribunale amministrativo emesso per "caratteri di estrema gravità e urgenza" dopo il ricorso presentato da Legambiente Onlus attraverso i legali Mario Tagliaferro e Anna Baglivo.

“Questo risultato rasserena al momento gli animi esasperati della popolazione locale e del coordinamento delle associazioni – si legge in una nota degli ambientalisti - che si battono contro la realizzazione di un'infrastruttura ‘ecomostro’ e che prevede l'innalzamento di un traliccio metallico alto 36 metri a pochi passi dal Parco costiero regionale Otranto-Santa Maria di Leuca e la collocazione di un'apparecchiatura radar a microonde. Contestualmente – concludono - si potrà aprire una fase di discussione alla ricerca di soluzioni alternative”.

La questione sarà oggetto del dibattito in programma domani 29 maggio, alle 18, nell'auditorium comunale di Gagliano del Capo.
(sabato 28 maggio 2011)

sabato 28 maggio 2011

Aggiornamenti Sant'Antioco

La presenza in questi giorni al presidio è a fasi alterne: certi giorni pochi, altri giorni un buon numero. Come al solito problemi per la notte ma la mattina presto c'è sempre gente.
Hanno chiesto agli scout di andare ad accamparsi e stanno aspettando risposta.
In programma prossimamente mostra fotografica e forse qualcosa di musicale.
Per le questioni logistiche hanno un fornellino da campo, forse in arrivo anche un cucinino e un wc chimico.
Il sindaco continua a dirsi solidale e che mai vigili e carabinieri del posto andranno a creare problemi.
In caso di tentativi di sgombero si dice pronto a raggiungere il presidio.

giovedì 26 maggio 2011

Altro articolo

No degli amministratori di S. Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari

Radar, il piano non si ferma

Il prefetto ai sindaci: questione di sicurezza nazionale

Giovedì 26 maggio 2011
Sit-in durante il vertice fra il prefetto e i sindaci dei Comuni interessati dalla costruzione di un radar. «Se è un problema di difesa, avviare subito un tavolo di trattative a livello nazionale».
N ulla di fatto. Il vertice di ieri mattina tra i prefetti di Cagliari e Oristano, la Guardia di finanza e i quattro sindaci dei comuni in cui dovrebbero essere installati i radar anti immigrati (Capo Pecora a Fluminimaggiore, Capo Sperone a S.Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes e l'Argentiera a Sassari) si è concluso tra le polemiche dopo un muro contro muro durato oltre due ore. All'uscita delle delegazioni dalla sede della Prefettura di via Torino non sono mancati i momenti di tensione perché all'esterno un centinaio di manifestanti attendeva con trepidazione l'esito dell'incontro e le cattive notizie riferite immediatamente dal sindaco di Sassari , Gianfranco Ganau , hanno ingenerato un clima di delusione, frustrazione e rabbia.
LE AMMINISTRAZIONI LOCALI I sindaci hanno chiesto che i radar siano spostati altrove, possibilmente nei siti militari già esistenti, ma la risposta è stata negativa. «Ci è stato comunicato che in ballo ci sono questioni di sicurezza nazionale e che l'installazione dei radar sulla costa ovest della Sardegna andrà avanti». Il tavolo delle trattative si è arenato subito, dimostrandosi del tutto inadeguato. «Per questo, insieme agli altri sindaci, abbiamo chiesto l'istituzione di un tavolo nazionale». I rappresentanti della Guardia di Finanza hanno, peraltro, sottolineato che non si tratta di attività militari, ma di radar a uso civile. «Quindi, secondo loro, si tratterebbe di un'opera non nociva per la salute dei cittadini e del territorio». A conferma di questa tesi sono stati invitati alcuni fisici nucleari della Asl di Sassari. «Ma noi non ci stiamo e ribadiamo la necessità di spostare l'installazione in altri siti. Realizzare un traliccio nel golfo dell'Argentiera, così come in uno degli altri luoghi indicati, è inaccettabile. Urge un immediato ripensamento».
PIANO CONFERMATO Dello stesso avviso il sindaco di Sant'Antioco , Mario Corongiu . «L'incontro si è rivelato insoddisfacente, l'impressione che ne abbiamo ricavato è che di abbandonare il progetto radar non se parla proprio. I motivi sono di sicurezza nazionale ed europea in un'ottica di controllo dei migranti e anche dei traffici di stupefacenti. A questo punto porteremo la nostra protesta a Roma. I presìdi saranno mantenuti e i comitati no radar saranno sostenuti dai sindaci perché per centrare l'obiettivo di scongiurare le installazioni bisogna restare uniti». Ancor più duro il commento di Antonio Cinellu , primo cittadino di Tresnuraghes . «Nel nostro comune non metteranno piede», ha tuonato. Sulla stessa lunghezza d'onda il sindaco di Fluminimaggiore , Pier Giuseppe Massa . «Ci preoccupano sia i rischi per la salute che l'impatto ambientale di un'installazione che dovrebbe essere alta 12 metri e avere un'estensione di 250 metri quadri».
TROPPI LIMITI Contrario anche il presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente, Tore Cherchi. «Perché non utilizzare territori dove già insistono servitù militari?». Silvio Lai, segretario regionale del Pd, ha annunciato una mobilitazione dei parlamentari sardi finalizzata a chiedere l'intervento del Ministero all'Economia. «La Sardegna continua a essere terra di conquista per i militari», ha commentato causticamente la segretaria regionale di Rifondazione Comunista, Laura Stochino. «Pur avendo seguito procedure formalmente corrette», ha detto il presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, «si tratta di un progetto inaccettabile di nuove installazioni militari che estende le servitù a cui la Sardegna è soggetta più di ogni altra regione». «I comitati no radar si fonderanno in uno solo», ha annunciato Antonello Tiddia, coordinatore dei manifestanti di S.Antioco, «il controllo dei migranti è una scusa, la realtà è che si vogliono ampliare le basi, devastando l'ambiente e mettendo a rischio la salute pubblica con le onde elettromagnetiche. Il tutto senza creare occupazione». I manifestanti si sono consolati con uno spuntino a base di civraxiu e marmellata di fragole fatta in casa. Al termine dell'incontro si sono riuniti in assemblea nella sede del sindacato Usb, in via Maddalena. Unanime la decisione: «I presìdi saranno mantenuti, la battaglia andrà avanti a oltranza».

Articolo

Tresnuraghes. 

Dopo il vertice

Deluso il Comitato:
«Continuiamo la lotta,
restiamo a Tinnias»

Giovedì 26 maggio 2011
L a delusione dei planargesi, da giorni impegnati nel presidio a Tinnias, davanti alla costa di Ischia Ruja, corre su Facebook, il sociale network che in questi giorni è diventato strumento di contatto 24 ore su 24, di passaparola, di discussione, condivisione e programmazione delle iniziative. Per ora, il finto radar cui sono state appese le schede elettorali non brucerà, in attesa delle decisioni future. Ma il comitato “No Radar Ischia Ruja” non abbassa la guardia: «Ci dicono che la Prefettura si è dichiarata non competente - denuncia il presidente del Comitato Domenico Mura - E che il problema passerà ad un altro tavolo. Noi resteremo a Tinnias. No pasaran». Tanino Curcu si mostra a ragione preoccupato per la notizia di una serie di rilievi che un'imbarcazione del Cnr effettuerà sulla costa da Bosa a Santa Caterina di Pittinnuri: «A cosa servono questi rilievi? E come al solito, la popolazione non è stata informata».
Un folto gruppo di membri del Comitato, è andato ieri a Cagliari per testimoniare la contrarietà delle popolazioni locali all'installazione dei radar, insieme con i componenti degli altri comitati attivi nei diversi centri isolani interessati. Una sorta di viaggio della speranza e già ieri mattina Claudia Cossu avvertita: «È la giornata cruciale, speriamo in buone notizie. Sperare vuol dire rischiare la delusione ma il rischio va affrontato perché il massimo rischio nella vita è non sperare più». Al termine dell'incontro di Cagliari, i vari comitati si sono riuniti, stilando un documento finale in cui affermano, fra l'altro, «l'assoluta contrarietà alla realizzazione di questa rete di radar militari, opera costosissima, inutile e dannosa per le persone e l'ambiente». A Tinnias queste parole sono il motivo di una lotta dalla quale nessuno intende recedere. Il radar si potrà fare solo con un atto di forza contro la volontà della popolazione del posto, che interpreta in chiave pacifica una protesta forte e decisa. Questo per ora è l'unico punto fermo.

Articoli dei giornali sul sit-in

Sulcis Iglesiente. 

Le reazioni

Restano i presìdi
a Capo Pecora
e a Su Semafuru

Giovedì 26 maggio 2011
I comitati “No radar” del Sulcis non mollano ben decisi a bloccare i lavori per l'installazione dei tralicci a Capo Sperone, l'estremità meridionale dell'isola di Sant'Antioco e sulle colline di Capo pecora, lungo la costa tra Flumini e Buggerru.
Sant'Antioco. Il presidio dei volontari davanti all'installazione di Su Semafuru va avanti da una settimana. Anche ieri sera si è tenuta una assemblea per fare il punto della situazione e decidere eventuali azioni da mettere in atto se si dovesse concretizzare l'inizio dei lavori. Lavori sinora sospesi per una prescrizione a tutela dei volatili che nidificano nelle scogliere. «Ma temiano che venga chiesta la deroga - spiega Graziano Bullegas di Italia Nostra - come sembra sia successo in altri siti». Tutti sono contrari alla costruzione di un traliccio di 36 metri sul quale verrà installato un occhio elettronico di fabbricazione israeliana nell'area di una vecchia stazione radio denominata “Su Semafuru” in cima della collina “Sa Guardia de Su Moru”. Una zona ineguagliabile inserita in un contesto paesaggistico unico e di incomparabile pregio paesaggistico. Il radar viene osteggiato perché creerebbe una servitù che impedirebbe lo sviluppo turistico della zona e il recupero in chiave turistica del vecchio semaforo
Fluminimaggiore. Dura ormai da venti giorni il secondo presidio anti-radar del Sulcis, quello degli attivisti del comitato “No radar a Capo Pecora”. Tende e gazebo bloccano l'ingresso del cantiere dove il 4 maggio sono iniziati i lavori. Gli esponenti del comitato spontaneo apolitico, vogliono impedire il proseguimento dei lavori e si oppongono in modo pacifico, all'installazione del radar in quel punto della costa fluminese. I motivi della protesta sono ormai noti a tutti. La zona è particolarmente interessante dal punto di vista archeologico-ambientale. Non a caso alcuni anni fa, le amministrazioni comunali di Flumini e Arbus con un accordo di programma, avevano istituito in quel tratto di costa una vasta area Sic (Sito di interesse comunitario). Cuccuru Arrubiu, la cima della collina tra Portixeddu e Capo Pecora, dove sono stati effettuate nei giorni scorsi le opere di sbancamento per il traliccio del radar, si trova proprio all'interno dell'area che, partendo dal villaggio di Portixeddu, arriva sino alla spiaggia di Scivu. Ma i cittadini di Flumini sono preoccupati anche per gli effetti negativi che potrebbero provocare i campi elettromagnetici prodotti dal radar, anche se a riguardo, gli studi sinora effettuati sono alquanto rassicuranti. Nei giorni scorsi il Consiglio comunale “esprimendo quella che è la volontà popolare”, ha approvato un documento con il quale ribadisce il dissenso all'installazione.
 
 

ASSEMBLEA

ASSEMBLEA CONTRO I RADAR :  OGGI GIOVEDI' 26 MAGGIO h 20:00 PIAZZA SAN SEPOLCRO CAGLIARI.

NUOVE ARMI PER IL VECCHIO CONTINENTE

http://www.youtube.com/watch?v=f_EF1p7yR60

mercoledì 25 maggio 2011

Un resoconto delle giornate contro il TAV

Resistenza No Tav. Barricate e scarponi

È stata lunga la notte alla Maddalena di Chiomonte. La lotta popolare al
Tav ha bloccato il primo tentativo di avviare dei lavori per la Torino
Lyon.

Per informazione e approfondimento ecco l’articolo che uscirà giovedì sul
settimanale anarchico Umanità Nova.

Notte tra il 23 e il 24 maggio. Il tam tam del movimento suona frenetico.
Tutti al presidio Picapera di Vaie. Ci risiamo. La partita sul Tav torna a
giocarsi in strada.
Alle 21 nel prato davanti al Picapera l’assemblea dura poco: i movimenti
di truppe, gli alberghi di Susa pieni di strani turisti, le veline dei
giornalisti che assediano il movimento sono indizi che vanno tutti nella
stessa direzione. Sarà per questa notte.
Da sabato 21 maggio il presidio della Maddalena di Chiomonte è diventato
permanente, le sedi di Martina e Ital.co.ge.dei fratelli Lazzaro, le ditte
che hanno vinto l’appalto fantasma per la recinzione e l’allestimento del
cantiere, sono presidiate dai No Tav.
Non c’è bisogno di tante parole: il movimento è deciso a impedire la
realizzazione del cantiere, non un chiodo deve essere piantato. Alcuni
vanno a Susa per tenere d’occhio Italcoge e Martina, altri si fanno giri
per la valle, altri ancora controllano la caserma di via Veglia a Torino.
Ovunque ci sono occhi e orecchie.
La maggior parte della gente parte per Chiomonte a rinforzare il presidio.
Per qualche ora le motoseghe fanno sentire la loro musica. Sulla strada
che dalla centrale Enel porta al sito archeologico della Maddalena cadono
alberi, si ammassano pezzi di guardrail e vecchie traversine, qualche
masso, tutto quel che c’è serve ad erigere la barricata.
Alla fine solo su questa strada ce ne saranno ben sei. Altre chiudono ogni
accesso da strade e sentieri.
La notte è bella ma solo una falce di luna illumina le centinaia di No
Tav, sparsi nei boschi, nel breve tratto di sterrata limitrofo
all’autostrada. Tante ombre solidali si incrociano tra brevi brillii di
lampadine tascabili.
Intorno alle due in autostrada mezzi della Sitaf cominciano a piazzare i
birilli per chiudere una corsia. Truppe e camion per la movimentazione di
terra ci proveranno lì.
Intorno alle due e mezza arriva Plano, il presidente della Comunità
Montana assieme al sindaco Loredana Bellone. La questura li ha incaricati
di invitare tutti ad abbandonare il presidio per far aprire una rampa per
l’accesso dei camion. Dopo l’ovvio diniego corale, qualcuno invita Plano a
fermarsi al presidio. Plano va via. Poco dopo l’autostrada viene chiusa a
Susa ed arrivano mezzi e truppe. La maggior parte rimane ferma nella
galleria: un bel po’ di sassi si riversano sulla corsia, sconsigliando di
andare avanti. I primi mezzi, che invece erano riusciti a passare, si
piazzano oltre, provano ad accendere un potente faro, i carabinieri
scendono dai mezzi.
Una buona mezz’ora di slogan, grida, canti. Poi cala il silenzio.
Intorno alle quattro e mezza polizia e camion abbandonano l’autostrada.
Per questa notte non sono passati. Ancora una volta uomini e donne,
giovani e decisamente meno giovani si sono messi di mezzo, hanno fatto
muro contro i signori del cemento e del tondino.
La resistenza è cominciata. La lunga notte del 24 maggio non è che
l’assaggio.

L’UE ha stanziato 671 milioni di euro per la realizzazione della tratta
internazionale della Torino Lyon e scalpita; governo ed opposizione hanno
giocato parte delle loro fortune nel nord ovest sul Tav. Retorica e affari
si mescolano: ora non possono più permettersi di tergiversare.
Il tunnel esplorativo della Maddalena, propedeutico alla realizzazione
della galleria-mostro di 54 chilometri sotto una montagna alta 3.500
metri, s’ha da fare.
I progetti della tratta internazionale sono stati approvati in via
definitiva, più indietro la procedura per la tratta nazionale – Settimo
Torinese / Chiusa S. Michele. Hanno tagliato corto con procedure
autorizzative e appalti.
Questa volta, per cercare di dividere la resistenza, hanno coinvolto
nell’affare anche imprese valsusine, da sempre con le mani in pasta in
tutte le speculazioni della Valle, dall’autostrada alle inutili cattedrali
olimpiche. E non solo: l’Italcoge ha appalti anche nella Salerno Reggio
Calabria e in altri affari dove le mafie hanno affondato le mani.
Lunedì 23 maggio gli operai Italcoge hanno incrociato le braccia perché
non gli pagano il salario: una protesta vera o una forma di pressione per
creare contrapposizione tra lavoratori e No Tav? Ancora non sappiamo ma il
dubbio è legittimo.

Lo scorso anno per fare un terzo delle trivellazioni “indispensabili” per
definire il progetto hanno impiegato migliaia di uomini in armi, hanno
massacrato di botte due No Tav, rischiando seriamente di fare il morto.
Governo e opposizione sanno bene che l’opposizione all’opera è molto
forte, specie nella bassa Val Susa. Ne sa qualcosa Mercedes Bresso, che
sul Tav, ha perso la manciata di voti che ha consentito l’elezione del
leghista Cota alla presidenza della Regione Piemonte. Nonostante ciò hanno
deciso di giocare la loro partita.
Nelle ultime settimane hanno provato a spaccare il fronte prospettando una
realizzazione per fasi della nuova linea, rimettendo in gioco l’ipotesi
del F.A.R.E. sponsorizzata dall’area di Sinistra e Libertà, dell’ex
presidente della Comunità Montana, Antonio Ferrentino. Giochetti dilatori
per allentare la tensione in Bassa Val Susa, dove sperano che la
prospettiva di altri dieci anni di tregua ammorbidisca la reazione
all’inizio dei lavori.

Per vincere devono piegare il movimento. Questa è la posta in gioco più
importante. Spezzare la resistenza di chi si oppone al Tav per indebolire
le lotte contro le nocività nel nostro paese, facendo piazza pulita
dell’anomalia valsusina.
Il Tav tra Torino e Lyon è un ingranaggio di una macchina “legale” di
drenaggio di soldi pubblici per fini privati. A destra come a sinistra,
tutti siedono alla stessa tavola imbandita. Tutti raccontano le stesse
favole di progresso e ricchezza, mentre si rubano il nostro futuro, mentre
saccheggiano il territorio, mentre sottraggono risorse alla vita nostra e
dei nostri figli. Grandi opere e guerra: è il motivo dominante di questi
anni. Si spende per armi e soldati, si spende per arricchire i soliti
pochi. Ma i soldi per le scuole, gli ospedali, i trasporti per chi studia
e chi lavora non ci sono mai.

Non c’è solo la partita con lo Stato, c’è n’è un’altra, tutta interna al
movimento.
Nel 2005 la gente No Tav poteva farcela senza delegare a nessuno, tanto
meno ai professionisti della politica, il proprio futuro. Dopo tre giorni
di blocchi, dopo la ripresa di Venaus, il governo convocò gli
amministratori locali e chiese una tregua, offrendo in cambio un tavolo di
trattative. Bastava dire no. Bastava dire che sulla vita, la libertà, la
dignità non si tratta. Bastava resistere un minuto in più e avrebbero
mollato: come a Terzigno, come a Scanzano. Bastava rifiutare la delega in
bianco agli amministratori, dire che quel tavolo non lo volevamo.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: dopo sei anni siamo tornati
alla partenza. Eppure nel movimento c’è ancora chi sostiene l’importanza
dell’appoggio istituzionale, chi pensa che senza sindaci e amministratori
non si vada avanti. Una parte del movimento è entrata nelle istituzioni
con le liste civiche, altri guardano con simpatia ai Cinque Stelle.
Certe lezioni sono difficili da imparare, anche quando te le insegnano
vendendoti per un piatto di lenticchie. C’è sempre qualcuno che pensa si
possa giocare al gioco dei potenti facendoli fessi.
L’attuale presidente della Comunità Montana, lo scorso sabato alla marcia
tra Rivalta e Rivoli con uno spezzone di amministratori con la fascia
tricolore, ha sostenuto sino all’ultimo la trattativa, legittimando
l’Osservatorio Virano, che passo dopo passo ha portato al nuovo progetto
per la Torino Lyon. Poi le sirene del potere hanno intonato la loro
canzone: Plano poteva vincere la poltrona di presidente della Comunità
Montana solo con l’appoggio delle liste civiche. Con l’eleganza tipica dei
professionisti della politica ha fatto una giravolta, un mezzo inchino, ha
incamerato i voti ed è tornato in piazza. Con lui tanti sindaci ed
amministratori che cambiano casacca a seconda del vento che tira.

Ci attende una lunga estate di lotta e resistenza.
Il governo metterà in campo tutta la sua forza: uomini in armi per le
strade, una campagna di criminalizzazione mediatica, il solito gioco di
dividere i buoni dai cattivi.
Il governo non guarda in faccia nessuno: sono gli stessi che hanno
costruito i campi – tende per immigrati e profughi, gli stessi che
bombardano Gheddafi dopo averlo baciato ed abbracciato. Parlano di diritti
umani e li traducono in bombe e deportazioni, parlano di diritti umani e
fanno accordi per il respingimento in mare che hanno ucciso migliaia di
uomini, donne e bambini. Sono gli stessi che dichiarano illegale un uomo
solo perché povero e senza carte.
In questo paese la legalità sono vent’anni di cantieri, inquinamento,
taglio delle falde, rumore, camion, discariche. Legalità sono i militari
in strada, la guerra, le bombe e l’occupazione in Afganistan. Legalità
sono i regali fatti ai padroni, che lucrano sulle vite di chi lavora e si
prendono i beni comuni. Legalità è imporre con la forza un’opera che non
vogliamo. Legalità è il Tav.
Se lo Stato dice che un uomo è illegale, perché nato povero, se lo Stato
dice che difendersi dalla speculazione è illegale, se il presidio di
Chiomonte è illegale, sono in tanti a chiedersi se ciò sia legittimo.
Sinora il movimento ha reagito con decisione e con forza alla violenza
dello Stato, bloccando strade e autostrade, fermando treni e costruendo
barricate. Il movimento ha saputo resistere, ben sapendo che certe azioni
erano illegali.
Ancora una volta nei coordinamenti comitati e nelle assemblee è forte
l’impegno a mettersi in mezzo, sapendo che è illegale. Ancora una volta
abbiamo spezzato una rete, violato un confine, fatto una barricata,
sapendo che è illegale.
Ma non basta, non può bastare. Questa volta occorre resistere finché non
mollano.
La libertà non si mendica ma si prende, le regole di un gioco truccato
devono essere violate.
Solo costruendo un percorso di autogestione dal basso dei territori e
della politica potremo cambiare di senso alla storia. Il gusto
dell’autogestione, la voglia di autogoverno possono trovare impulso nella
lotta dei prossimi giorni e mesi.
In questo snodo politico è il valore aggiunto dei No Tav, qui è la
scommessa che i libertari hanno fatto e fanno in questa lotta.
Una lotta che merita il sostegno attivo del nostro movimento. Tenete i
telefoni accesi. Tra Torino e la Val Susa si dorme con un occhio solo, gli
scarponi accanto al letto, lo zaino già pronto.
Serve appoggio. Ovunque.

I volti del sit-in

http://www.youtube.com/watch?v=nZaGs6vzygc&feature=youtu.be

I sindaci chiedono di spostare altrove i radar

Si è concluso tra le polemiche il vertice a Cagliari con i quattro sindaci dei Comuni in cui dovrebbero essere installati i radar anti immigrati.
CAGLIARI. Si è concluso fra le polemiche e con le posizioni immutate l'incontro fra i Prefetti di Cagliari e Oristano e gli enti locali coinvolti dall'installazione dei radar anti immigrati sulla costa ovest della Sardegna. Da parte loro gli amministratori hanno ribadito la necessità di spostare in altri siti i radar.

"Nel nostro Comune non metteranno piede", ha detto, lasciando l'incontro, il sindaco di Tresnuraghes, Antonio Cinellu. Concetto ribadito da tutti gli amministratori presenti. "Nel corso dell'incontro i rappresentanti della Guardia di finanza hanno sottolineato che non si tratta di attività militari, ma di radar ad uso civile - ha riferito Gianfranco Ganau, sindaco di Sassari - quindi, secondo loro, si tratterebbe di un'opera non nociva per la salute dei cittadini e del territorio. A conferma di questa tesi sono stati inviati anche alcuni fisici nucleari della Asl di Sassari. Noi non ci stiamo, e ribadiamo la necessità di spostare l'eventuale installazione in altri siti".

Per Tore Cherchi, presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente "non è ragionevole utilizzare quei territori dove già insistono servitù militari". Silvio Lai, segretario regionale del Pd, ha annunciato una mobilitazione che parte dai parlamentari sardi per coinvolgere anche i colleghi italiani per chiedere l'intervento del Ministero all'Economia.

"La Regione, colpevolmente assente al tavolo di oggi - ha sottolineato la segreteria del Pd - deve farsi carico della difesa del territorio e assumere un ruolo guida per lo sblocco positivo della vicenda". Delusione fra i Comitati locali che attendevano fuori l'esito dell'incontro. Dopo la giornata di protesta decideranno il da farsi in una nuova assemblea da convocarsi a breve.

INVITO ALL'INCONTRO ALL'ARGENTIERA

Luogo
Argentiera piazza C. Marchese

Creato da

Maggiori informazioni
iniziativa aperta al pubblico con arte musica e informazione al presidio “No-Radar” dell’Argentiera. Una serata di partecipazione e resistenza civile, dalle ore 17 alle 24.

Come è noto a molti ma non a tutti, ormai da diversi giorni e anche in queste ore gruppi spontanei di cittadini si stanno mobilitando per impedire l’installazione di speciali radar d’avvistamento sulle coste sarde.

Organizzazione di comitati informali, un’intensa attività su internet, ma soprattutto presidi nelle aree prescelte per l’installazione delle strutture, in carico alla Guardia di Finanza e motivate, a quel che si dice, alla difesa “in profondità” contro lo sbarco di clandestini.
Oltre all’Argentiera le altre aree individuate per l’installazione delle potenti antenne di fabbricazione israeliana sono Capo Sperone (Sant’Antioco), Capo Pecora (Fluminimaggiore) e Santa Vittoria (Tresnuraghes).
I cittadini in protesta rilevano sia la pericolosità delle apparecchiature, che sfruttano onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, sia lo scempio paesaggistico e la logica di occupazione e militarizzazione del territorio.
Oltre a questo, si contesta il principio stesso del “respingimento” con metodi militari dei migranti, in luogo della logica dell’accoglienza e della solidarietà.
Gli abitanti del borgo dell’Argentiera e i cittadini che li hanno raggiunti in questi giorni per mantenere il presidio chiedono a tutti coloro che hanno la possibilità di farlo di raggiungerli per mantenere alta la vigilanza sul territorio, e di dare con la loro presenza nella serata di giovedì un forte segnale alle istituzioni. A chi non possa rimanere sul posto per unirsi alla protesta, chiedono di mobilitarsi per diffondere informazioni sulla situazione con ogni mezzo.


Indicazioni per raggiungere l’Argentiera: Da Sassari (ss 131) prendere la ss 291 per Alghero e uscire al secondo svincolo in direzione Argentiera (sp 69), proseguire per Palmadula (sp 18) e poi al bivio in direzione Argentiera (sinistra) ed immergersi nella splendida e suggestiva cornice dell'antico borgo minerario.

Documento assemblea dopo sit-in alla prefettura

I Comitati No radar in Sardegna si sono riuniti mercoledì 25 maggio subito dopo l'incontro tra prefetti e sindaci avvenuto nella prefettura di Cagliari.
L'esito di quest'incontro è stato del tutto deludente: nulla è stato deciso nè i lavori sono stati sospesi.
I nostri presidi rimangono attivi e anzi si rafforzano.
Ribadiamo la nostra assoluta contrarietà alla realizzazione di questa rete di radar militari, opera costosissima, inutile e dannosa per le persone e per l'ambiente.
Vogliamo che la sua realizzazione sia annullata e non che i radar siano spostati altrove, andando ad aggiungere altre servitù militari a quelle già esistenti.

Nell'occasione dell'incontro i Comitati hanno discusso anche della criticità che sta attraversando la battaglia dei NoTav in Val di Susa, ai quali va la piena solidarietà dei comitati Noradar della Sardegna.
                                                                                                                                 Noradar Sardegna

martedì 24 maggio 2011

AGGIORNAMENTO SIT-IN NORADAR

SIT-IN NORADAR
MERCOLEDI' 25 MAGGIO H: 11:30 sit in dei comitati noradar della
Sardegna presso la ex Scala di Ferro, uffici della Prefettura di Cagliari, via Torino, alla Marina pressi viale Regina Margherita,
in occasione della riunione tra prefetti ed enti locali coinvolti
dall'installazione dei radar
A SEGUIRE SI TERRA' UN'ASSEMBLEA DEI COMITATI.

lunedì 23 maggio 2011

Quattordici nuovi radar in Italia per le guerre NATO


di  Antonio Mazzeo

MESSINA - Nuovi impianti radar per potenziare la rete operativa dell’Aeronautica militare italiana ed integrarla ancora di più nella catena di comando, controllo, comunicazione ed intelligence dell’Alleanza atlantica. Dodici sistemi Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL sono stati commissionati alla Selex Sistemi Integrati, società del gruppo Finmeccanica, e sono in via d’installazione in altrettanti siti dell’AMI sparsi in tutta Italia. Ad essi si aggiungeranno anche due sistemi configurati nella versione mobile DADR (Deployable Air Defence Radar) che saranno consegnati entro il 2013.

“Si tratta di un progetto dall’alta valenza tecnica, importante per la sicurezza aerea nazionale e necessario per migliorare la nostra efficienza militare”, ha spiegato il generale Mario Renzo Ottone, comandante del COA, il Comando Operazioni Aeree nazionali e del Combined Air Operations Center della NATO, di stanza a Poggio Renatico (Ferrara). “Il FADR costituisce la struttura portante del programma con cui l’Aeronautica militare ha avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova tecnologia Wi-MAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di accesso internet ad alta velocità in modalità wireless”.

Molto più espliciti sulle finalità belliche del nuovo sistema radar i manager della società produttrice. “Il RAT31-DL è stato sviluppato per rispondere ai futuri bisogni della difesa, dove la superiorità delle informazioni e dei comandi giocherà un ruolo sempre maggiore”, recita la brochure di Selex Sistemi Integrati. “Il sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a bassa frequenza di aerei e missili, può supportare diverse funzioni come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure elettroniche. In Italia, il FADR consentirà di controllare anche la presenza dei missili balistici, comunicherà con gli altri punti di controllo nazionali e della NATO e apporterà grandi elementi di innovazione, tra cui un migliorato telecontrollo e telediagnosi, riducendo quindi la necessità di personale, con un occhio anche alla riduzione dei costi di gestione”.

Il primo impianto entrato in funzione è quello installato presso la 112^ Squadriglia Radar Remota di Mortara (Pavia). Si tratta di una stazione dell’Aeronautica che nel periodo di massima espansione – anni 50-60 - era arrivata a contare fino a 700 avieri (300 militari di leva e 400 in servizio permanente), ma che dopo il 1998 è stata drasticamente ridimensionata sino a ospitare oggi solo una trentina di militari. Gli altri undici radar RAT-31DL stanno per essere installati presso il centro meteorologico dell’Aeronautica di Borgo Sabotino (Latina), a Capo Mele - Savona (115^ Squadriglia Radar Remota), Crotone (132^ Squadriglia), Jacotenente - Foggia (131^ Squadriglia), Lame di Concordia - Venezia (13° Gruppo Radar GRAM), Lampedusa (134^ Squadriglia), Marsala (35° GRAM), Mezzogregorio – Siracusa (34° GRAM), Otranto (32° GRAM), Poggio Renatico (Comando Operazioni Aeree) e Potenza Picena – Massa Carrara (14° GRAM). Come per Mortara, alcune di queste stazioni radar erano state ridimensionate negli ultimi quindici anni.

Dal punto di vista prettamente tecnico, il Fixed Air Defence Radar (FADR) appartiene all’ultima generazione dei sistemi 3D a lungo raggio: ha una portata sino a 500 km di distanza e 30 km in altezza, una potenza media irradiante di 2,5 kW  e una potenza dell’impulso irradiato di 84 kW. L’antenna opera in una frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band), all’interno dello spettro delle cosiddette “microonde”, le onde molto corte estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e la flora. Il radar può essere controllato anche da centri posti a notevole distanza e la configurazione meccanica con cui è stato disegnato consente facilità di assemblaggio e smontaggio nei campi di battaglia.

La progettazione e la costruzione delle torri radar e degli impianti ausiliari e l’installazione dei nuovi sistemi nelle dodici basi dell’Aeronautica è stata affidata alla Vitrociset S.p.A. di Roma, una delle maggiori aziende private operanti nel campo della sicurezza, pure vincitrice della gara per il sistema multiradar ARTAS di Eurocontrol, l’agenzia europea per il controllo aereo. Il nome di Vitrociset è stato per anni legato al nome del suo fondatore, Camillo Crociani, uno dei protagonisti dello scandalo delle tangenti per l’acquisto negli anni ‘70 dei velivoli C130 prodotti dalla statunitense Lockheed. Il pacchetto azionario della società è ancora oggi interamente controllato dalla vedova Edoarda Vessel Crociani con una presenza più che simbolica della holding Finmeccanica (1,4%). Presidente del consiglio di amministrazione è invece il generale Mario Arpino, capo di Stato Maggiore della difesa fino al 2001, direttore generale l’ammiraglio Lorenzo D’Onghia, amministratore delegato Antonio Bontempi, ex ad di Alenia Marconi Systems poi Selex Sistemi Integrati.

Il radar RAT31-DL sta progressivamente conquistando sempre maggiore spazio nel mercato internazionale. Il sistema è stato sinora acquistato da nove paesi, sette dei quali membri della NATO, per un totale di 34 esemplari. Tra essi spiccano Germania, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Turchia e Ungheria. Altri esemplari starebbero per essere ordinati dalle aeronautiche militari di Austria, Danimarca e Malesia. Una conferma che il business di guerra non conosce crisi


SIT-IN NORADAR

MERCOLEDI' 25 MAGGIO H: 10:30 sit in dei comitati noradar della
Sardegna presso la prefettura di Cagliari, Piazza Palazzo a Castello,
in occasione del vertice tra prefetti ed enti locali coinvolti
dall'installazione dei radar
A SEGUIRE SI TERRA' UN'ASSEMBLEA DEI COMITATI.

COMUNICATO STAMPA di Legambiente

     
Diciamo no al progetto di installazione dei “radar anti- migranti” in Sardegna
 che militarizzano le coste isolane.
Sull’onda del polverone sollevato per le paventate “invasioni” dei migranti provenienti dal nord Africa, qualcuno ha pensato bene di bandire un mega appalto per disseminare le coste del mediterraneo di radar antibarcone.
In Sardegna si conoscono alcuni dei siti interessati: Capo Pecora a Fluminimaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, l’Argentiera nel comune di Sassari, tutte zone di alta valenza ambientale e paesaggistica tutelate dal PPR.
I quattro radar previsti in Sardegna fanno parte di un progetto nazionale che comprende in totale 18 installazioni dislocati nelle regioni del centro e del sud d’Italia;
Pur avendo seguito procedure formalmente corrette, si tratta di un progetto inaccettabile e ancora, di installazioni militari,  che estendono le servitù a cui la Sardegna è soggetta più di ogni altra regione italiana. Infatti si tratta, stando alle  notizie raccolte, di radar del tipo ELM-2226, fabbricati dalla ELTA - Systems, del gruppo IAI, nota multinazionale degli armamenti israeliana, parte di un sistema di armamenti destinati al rafforzamento della potenza navale. I radar e i dispositivi che emettono onde elettromagnetiche devono essere limitati al massimo per le necessità della navigazione aerea e marittima in sicurezza, per le comunicazioni e per la meteorologia, devono essere localizzati lontano dai luoghi frequentati e non devono provocare impatto ambientale e paesaggistico.
In sostanza si tratta di una riproposizione, con moderne tecnologie, della rete di “torri costiere saracene” che fu edificata nel 1500 dagli spagnoli su tutte le coste della Sardegna. Anche ora si tratta di una militarizzazione delle coste isolane.
Legambiente Sardegna è solidale con le popolazioni e le loro amministrazioni che, giustamente, si oppongono a questa nuova prevaricazione voluta da un governo, che ogni giorno, dà prova di scarsa sensibilità ambientale, come ha recentemente dimostrato per la vicenda delle spiagge regalate ai gestori degli stabilimenti balneari e la ventilata cancellazione degli abusi edilizi in Campania.

volantino per eventuale diffusione.

Sardegna – bloccati cantieri per l’installazione di radar militari

Da qualche settimana sulla costa occidentale della Sardegna si sta tentando di procedere all'installazione di quattro radar militari, definiti "anti-migranti", le località interessate sono :Sant'Antioco – Capo Sperone; Fluminimaggiore –Capo Pecora; Tresnuraghes - Tinnias;  Sassari - Argentiera.
Le installazioni dovrebbero essere 17 o 18 in tutta Italia, di cui 4 in Sardegna, una sicuramente già realizzata ma non funzionante a Siracusa,un’altra autorizzata a Gagliano del Capo in provincia di Lecce, le altre dovrebbero concentrarsi (si vocifera) tra la Liguria (dove uno dovrebbe già essere realizzato) e le coste Adriatica e Ionica. Tutte fanno parte del progetto dell'Unione Europea di potenziamento delle frontiere esterne della "Fortezza Europa" in difesa dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa.

La ditta appaltatrice è ALMAVIVA del gruppo FINMECCANICA mentre l'opera nel complesso è
affidata alla GUARDIA DI FINANZA.


In Sardegna ad oggi tutti e quattro i cantieri, partiti quasi in contemporanea, sono bloccati e presidiati.

La popolazione, prima a Sant'Antioco, poi a Fluminimaggiore, quindi a Tresnuraghes e Argentiera-Sassari, si sta opponendo, all'ennesimo "ordigno" militare calato dall'alto.
I militari e i tecnici, già presentatisi più volte, in diversa foggia, con ruspe, elicotteri,sedicenti esperti, e carabinieri che identificano i manifestanti, sono stati finora respinti con successo.
Ma i tentativi continueranno, e, passato l'entusiasmo iniziale, molti, tanto più se si è pochi, saranno presi da stanchezza e scoramento.
Ciò che sta avvenendo è cosa rara e bella. Si dice no ad un'installazione militare che fa male da molti punti di vista. Facciamo che non muoia e che non rimanga un problema delle comunità locali.


E' necessario fermare in tutta italia la realizzazione di questo mortifero progetto
è importante che in ogni luogo a rischio di installazione radar nasca un’opposizione;dobbiamo conoscerci, coordinarci e aiutarci. Chi abita vicino alle installazioni, ma non solo, può aderire ai comitati, può costituirli dove ancora non ci siano e soprattutto, cosa più facile e necessaria, può dare la propria disponibilità per i turni nei presidi.

NO AL RADAR NE' IN SARDEGNA NE' ALTROVE
Per info, adesioni e patecipazione :
noradarcaposperone.blogspot.com

I radar anti-immigrati rifiutati dalla Sicilia invadono le coste sarde

Non accenna a placarsi la rivolta contro i radar anti immigrati che la guardia di finanza vorrebbe installare lungo le coste sarde
CAGLIARI. C'è chi dice: «Sardi, state tranquilli, i nostri radar sono innocui». Sarebbero a prova di bambino, e non farebbero male, annunciano i benefattori, neanche a un pulcino. Sarà, ma allora perché a Siracusa, nell'oasi del Plemmirio, a mettersi di traverso è stato anche un ministro dell'ambiente? Stefania Prestigiacomo del Pdl ha detto no.

E lo ha detto così forte da convincere le giacche militari che quella torre da trentasei metri sul livello del mare era meglio piazzarla altrove. Perché, in Sicilia, gli anti-radar hanno vinto, mentre sulla costa occidentale della Sardegna le parabole ormai spuntano dovunque? È un mistero nazional-militare, per chi da settimane fa scudo, col corpo, all'invasione degli «El/M-2226» della guardia di finanza, radar più traliccio, a Capo Sperone, una delle meraviglie di Sant'Antioco, a Capo Pecora, paradiso incontaminato di Fluminimaggiore, a Ischia Ruggia, resistente testimonianza di epoca spagnola nella stupenda penisola del Sinis, a Tresnuraghes, e ancora nella suggestiva borgata dell'Argentiera, nel Sassarese. Qua e là, a intervalli regolari lungo la costa ovest dell'isola, i militari sono decisi a prendersi dell'altro, forse tutto, paradiso compreso: perché? Dicono di farlo in nome della sicurezza, visto che con le «padelle» costruite in Israele, scruteranno il mare e bloccheranno, in acque internazionali, l'arrivo di scafisti e clandestini dal Nord Africa.

È strano l'ordine che i militari vogliono eseguire a tutti i costi, in Sardegna, perché se il Sulcis è una possibile alternativa a Lampedusa, cosa c'entra l'Argentiera? Sta a nord, come l'Asinara, altro possibile sito, da tutt'altra parte per gli schiavisti. La risposta arriva da «Almaviva Italia», che tempo fa ha vinto in solitaria l'appalto milionario per tessere la rete italiana del sistema «Fortezza Europa». Almaviva è una Spa, sede legale a Roma, appartiene alla famiglia Tripi, passata dai call center al consulting&tecnology per Equitalia, carabinieri e altre forze dell'ordine.

Ecco la sua risposta: «I radar di cui noi abbiamo l'esclusiva per l'Italia, siamo i concessionari dell'Elta System, serviranno a tenere non solo sotto controllo l'immigrazione, ma anche a fermare il traffico di droga, gli attacchi terroristici, il contrabbando e la pesca illegale». E come se non bastasse, nel carico, ci mettono anche qualcosa di umanitario: «A Lampedusa - svelano - i nostri impianti hanno salvato molti poveretti da morte sicura». Da chi li vende, gli «El/M» sono vantati per la loro capacità di intercettare - fino a cinquanta chilometri dalla costa - motoscafi e gommoni fuorilegge, anche i più piccoli, persino quelli che sul mare schizzano ad oltre dieci miglia di velocità. Eppure questi gioiellini tecnologici, sicuramente utili, nessuno li vuole sotto casa, davanti e tanto meno in paradiso.

Ormai sulla Rete i siti No-radar Sardegna sono una cinquantina, con anti-militaristi e ambientalisti scatenati nelle chat-rivolte, mentre a protestare, sulla terra, da giorni ci sono padri di famiglia, impiegati, consiglieri regionali della maggioranza e dell'opposizione, e parlamentari, che continuano a chiedersi, come minimo, «perché i radar li vogliono mettere proprio lì?». Certo è che sulla dislocazione degli impianti, «Almaviva» si tira fuori di slancio: «A decidere i siti - dicono - è stata la guardia di finanza, non noi. È stato così in Sardegna, e anche negli altri diciassette punti della futura rete nazionale».

Sicilia, Salento e spiagge dell'Adriatico, la compagnia non manca in questa cartina di un'Italia, che fra pochi mesi sarà la piattaforma del sistema integrato «C4i». Che non è parente del droide «C-3PO», lo svampito di Guerre stellari, ma - ma com'è scritto nel capitolato pubblicato sulla Gazzetta europea - è «un sistema di comando e controllo a distanza, operativo 24 ore su 24, utilizzabile in qualunque condizione meteo, attraverso radar di profondità attrezzati per la sorveglianza costiera». Il progetto è stato finanziato dall'Europa e poi assegnato ad «Almaviva Italia», senza bisogno di gara.
Il primo lotto era intorno ai cinque milioni, gli altri importi sono stati secretati, e la famiglia Tripi si è presa tutto, con questa motivazione: «È l'unica azienda, in Italia, a possedere le prescrizioni tecniche e i diritti necessari per la realizzazione», scrive l'ufficio approvvigionamenti. Punto e basta, non c'è abuso, la legge permette l'assegnazione diretta in esclusiva. Nessuno ha contestato il vincitore, e stessa fortuna ha avuto la mappatura, mai uno straccio di ricorso. Così «C4i» è diventato un progetto blindato ed è dal 2009 che il gruppo Tripi e i comandanti in divisa marciano assieme, compatti, da una conferenza di servizi all'altra.

Il 15 febbraio, ad esempio, erano al tavolo organizzato dal Provveditorato Opere pubbliche interregionale Lazio-Abruzzo-Sardegna, per i lavori a Capo Sperone. Com'è andata? Scontato, il radar è stato autorizzato e le ruspe, insieme a tutto il resto, si sono mosse subito, anche se sulla strada per l'ex faro hanno trovato l'ingresso sbarrato dal sindaco (è accaduto lo stesso all'Argentiera, a Fluminimaggiore e Tresnuraghes) e da interi comuni, pronti al presidio, a digiunare e a incassare - se necessario - un bel po' di botte dai carabinieri, che prima o poi arriveranno in assetto anti-sommossa. Loro, gli indigeni, continuano a ribellarsi in mezzo alla polvere, senza sapere che altrove, negli uffici tecnici, per i radar è filato sempre tutto liscio.

Ma è possibile che non ci sia mai stato un parere negativo? Secondo il protocollo 01361 del ministero delle Infrastrutture, è accaduto più volte. In ordine di apparizione, nella pratica Capo Sperone: prefettura di Cagliari, giudizio favorevole, Parco Geomineraio della Sardegna, non esistono vincoli ostativi, Servizio sostenibilità ambientale dell'assessorato all'ambiente, «se il progetto è eseguito nel rispetto delle prescrizioni su habitat, specie animali e vegetali di interesse comunitario, nulla osta». E ancora: il Servizio pianificazione urbanistica dell'assessorato agli enti locali, che vota sì «all'opera militare di interesse nazionale, nonostante (è l'ammissione) ricada in una zona dall'elevato pregio ambientale ma (per fortuna) non prevede nuovi volumi e dunque il cantiere può essere aperto», anche se nella fretta si è dimenticata il parere sul traliccio, alto venti-trenta metri.

Poi c'è il salvacondotto concesso dalla Soprintendenza archeologica, «nel sito in oggetto non è stata accertata presenza di reperti», stringato, basta e avanza. Un altro parere, appena più dubbioso, è quello dei Beni ambientali: teme per i ruderi dell'attiguo ex faro militare, ma gli promettono che non ci sarà impatto e vota sì. Sono tutti okey seriali, con in successione quello dovuto del Comando militarea, «l'area demaniale è concessa», e uno appena più laico del geometra comunale. È lui a invocare l'esclusione di opere che possano danneggiare l'ambiente, e subito dopo fa verbalizzare: «Soprattutto niente pali per la rete elettrica, solo cavi interrati». Sarà accontentato.

D'accordo l'ambiente, ma all'uomo e agli effetti possibili delle radiazioni, qualcuno ci ha pensato? Nessuno o quasi, quel 15 febbraio, è sconcertante ma vero. Perché supposto che i radar abbiano davvero appena 50 watt di potenza, meno del micro-onde casalingo, così dichiara Almaviva, e anche la loro frequenza non sia quella denunciata dagli ambientalisti, 300 GHz, l'auspicata Arpas, l'agenzia per la salute, sarà coinvolta, si legge, soltanto «entro i novanta giorni dall'attivazione delle apparecchiature, periodo nel quale il gestore degli impianti dovrà formulare, all'ufficio, la dichiarazione di avvio, come previsto dalle direttive regionali in materia di inquinamento elettromagnetico».

Dunque, è dopo la costruzione del basamento in cemento, l'ancoraggio del traliccio, l'accensione della parabola rotante, e la messa in moto, che qualcuno verificherà gli eventuali effetti collaterali: è o no singolare? Lo è, anche se Almaviva fa sapere che i suoi macchinari sono puliti e liberi da ogni sospetto. Altre Arpa li hanno testati e il verdetto è stato positivo, per poi essere confermato dall'università di Cagliari, sostengono sempre dal gruppo Tripi.
Eppure su una relazione tecnica, pescata su internet, proprio sull'«El/M-2226» appaiono un'infinità di misteriosi se non preoccupanti omissis. Forse è per questo che, a Siracusa, il «pugno nell'occhio» volevano toglierselo di mezzo. Ma il parco di Plemmirio, adesso liberato, è in Sicilia, dove quando vanno su di giri minacciano e ottengono, mentre Capo Sperone, Capo Pecora, l'Argentiera, Ischia Ruggia sono altrove. In Sardegna, 35 mila ettari di servitù militari, a terra, 20 mila chilometri quadrati, in mare. Mancavano soltanto i radar di pronfondità, eccoli, sono pronti. A meno che stavolta a vincere non siano gli scudi-umani della rivolta.

22 maggio 2011 da laNuova

Articolo

No ai radar anti-migranti!

Presidio dell'Argentiera, foto di Paola Rizzu

In Sardegna non si può mai stare tranquilli: non abbiamo avuto nemmeno il tempo di goderci la meritatissima gioia per il risultato sul referendum consultivo sul nucleare (una vittoria schiacciante ottenuta con il 97’13% dei SI’ antinuclearisti e un’affluenza record del 59, 34% nonostante la censura mediatica), dobbiamo far fronte ad altre emergenze imposte dallo Stato colonialista.
Anche la notizia dei radar anti-immigrati è stata totalmente oscurata dalle principali trasmissioni televisive e dalle testate giornalistiche cartacee e online nazionali, in fondo si tratta di poca cosa: ben 18 radar posti in cima a tralicci alti 36 metri, da dislocare soprattutto nel sud Italia ed utili a segnalare la presenza di eventuali imbarcazioni di migranti.
Una sorta di “muro elettromagnetico” insomma, come al solito imposto dall’alto senza il consenso dei cittadini, che servirà a proteggere la Fortezza Europa alimentando la politica repressiva dei respingimenti, costruito grazie ad autorizzazioni su cui si è mantenuto il più stretto silenzio e senza adeguati rilievi sulla pericolosità degli impianti.
Questi radar, della portata di oltre 50 km, sono prodotti in Israele mentre i lavori verranno eseguiti dalla ditta appaltatrice Almaviva del gruppo Finmeccanica ed in seguito gestiti dalla Guardia di Finanza non producendo quindi nessun indotto lavorativo, acquisendo tratti di costa da cementificare con le piattaforme di calcestruzzo e le cabine dell’impianto, deturpando l’ambiente ed il paesaggio.
La Sardegna, già ospite suo malgrado dei due terzi della servitù militare dell’intero Stato italiano sarà costretta a subire ben 4 di questi radar nella costa occidentale, in zone di interesse ambientale e storico-culturale talvolta sottoposte a tutela, più precisamente nei comuni di Sant’Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari.
Infatti mentre da un parte l’isola è esclusivamente terra di vacanzieri da pubblicizzare e promuovere, dall’altra è terra da sottomettere, violare e sfruttare con concessioni selvagge, esperimenti scientifici, insediamenti militari che fanno della Sardegna un vero e proprio laboratorio a cielo aperto e dove le conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione locale non vengono neppure valutate. Una dimostrazione di questa politica colonialista l’abbiamo avuta con il martoriato territorio di Quirra il cui poligono è stato posto recentemente sotto sequestro, per la prima volta nella storia.
Come spesso accade in questi casi il sistema di rilevamento a microonde è stato definito “sicuro” dalla ditta produttrice ma come riporta Antonio Mazzeo nel suo blog: “Dopo la collocazione del radar mobile nella fascia costiera compresa tra Bovo Marina ed Eraclea Minoa, si registrerebbero con frequenza guasti inspiegabili ad impianti elettrici, sistemi d’allarme ed elettrodomestici.”
Per questo motivo, per la salvaguardia dell’ambiente, la tutela della salute e la contrarietà ai respingimenti in mare, nell’isola sono nati dei presidi nelle zone interessate, seguiti a diverse manifestazioni da quando la notizia è trapelata, una petizione che potrete trovare qui ed un sito.
Mobilitazioni popolari contro queste installazioni sono in corso anche a Gagliano del Capo in Puglia e a Capo Murro di Porco, all’interno dell’area protetta del Plemmirio di Siracusa.
“No ai radar anti-migranti! E’ un problema di salute pubblica, di servitù militari, di diventare bersagli bellici, di politica di respingimento contro quella dell’accoglienza, di tutela dell’ambiente e del paesaggio”, questo è ciò che dicono i presidianti a gran voce, continuamente in lotta con le ruspe che tentano di raggiungere i cantieri.
Ci auguriamo che sempre più persone vengano a conoscenza di questa terribile notizia affinchè si spezzi il muro di omertà e che ci sia sempre maggiore partecipazione ai presidi: ancora una volta, R-Esistenza!
Presidio dell'Argentiera, foto di Paola Rizzu

da Femminismo a Sud

sabato 21 maggio 2011

Dall'Argentiera

Oggi(20 maggio) all'argentiera si sono presentati gli operai comunali
con una ordinanza del comune di Sassari per l'inizio dei lavori
di manutenzione della strada che porta dal borgo sino al sito dove è
prevista l'installazione del radar.
E' chiaro che con questa mossa le
autorità comunali cercano di impedire l'immediata ripresa
dei lavori del radar, e prender tempo per tirarsi fuori dal
pasticcio nel quale si sono cacciate.
Gli operai hanno iniziato a transennare e a scaricare materiali,
oltre ad aver posto il cartello con l'ordinanza comunale.
All'argentiera valutano sia assolutamente necessario mantenere
il presidio almeno sino a lunedì, e chiedono aiuto e sostegno
da tutti quelli che possono avvicinarsi.

venerdì 20 maggio 2011

NUOVO VIDEO - Fluinimaggiore , i volti del presidio

https://www.youtube.com/watch?v=7lBM74WNn_E&feature=player_embedded#at=48

https://www.youtube.com/watch?v=emxemhnBMfE&feature=related

NUOVO VIDEO

http://video.tiscali.it/canali/News/Regioni/79406.html

urgente SANT'ANTIOCO

"NO ALL'INSTALLAZIONE DEL RADAR A CAPO SPERONE
ragazzi c'è la forestale a su semafuru!!!chi puo salga immediatamente
h 14:10

Iniziativa

Oggi venerdì 20 maggio a sant'antioco al comune ci sarà un incontro con grosse personalità di stato, che interverranno sul piano per le isole minori. il comitato vuole partecipare e far sentire la propria voce contro il radar con un sit in. l'appuntamento è alle 15.00 al comune di sant'antioco. Sarà presente anche tra gli altri il ministro Calderoli. Chi fosse intenzionato a  partecipare può recarsi alle 15 al comune di Sant'Antioco.

“No ai radar israeliani!”. Dopo il no al nucleare i Sardi si mobilitano contro le installazioni militari mascherate da radar anti-immigrati



Radio Città Aperta
Radar19-05-2011/18:45 --- “Ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a disposizione alla costruzione di decine di radar sul nostro territorio”. E’ netto Antonello Tiddia ai microfoni di Radio Città Aperta. “Che questi radar servano a contrastare l’immigrazione clandestina è soltanto una scusa diffusa dalla multinazionale Almaviva (legata a Finmeccanica e al complesso militare-industriale) che sta costruendo queste apparecchiature che si posano su tralicci alti 36 metri e che deturperanno il territorio sardo e soprattutto provocheranno danni alla salute dei cittadini sardi. La scusa è che i radar servono ad individuare i barconi dei migranti ma è solo perché dovevano trovare un argomento per giustificare la disseminazione nell’isola di queste apparecchiature pericolose” denuncia l’attivista del comitato di Sant’Antioco aggiungendo ulteriori dettagli sulla ennesima truffa al popolo sardo.
Ufficialmente i diciotto Radar dislocati in diverse parti dell'Italia avranno un raggio di 50 km e potranno intercettare barche di piccole dimensioni e ad alta velocità, e serviranno anche a contrastare il traffico di droga e di armi. Serviranno anche, dicono alla Guardia di Finanza che cogestisce il megaprogetto, a lottare contro il terrorismo e la pesca illegale.
“Se veramente i radar servono contro l’immigrazione clandestina mi chiedo: a Tresnuraghes, dove un radar dovrebbe essere posizionato di fronte alle coste della Spagna, hanno forse paura di un invasione di spagnoli? O all’Argentiera, che è di fronte alla Corsica, cioè dalla parte opposta alla direzione da cui a volte, ma molto di rado, sono arrivati dei barconi carichi di disperati?”
La verità è che la prevista costruzione solo sull’isola di numerose installazioni radar è un affare enorme dal punto di vista economico: “Ci sono milioni di euro in ballo per dei radar che servono solo a potenziare le già numerosissime basi militari presenti in Sardegna. Abbiamo già il 62% del territorio sardo sottoposto alle servitù militari, gli statunitensi vogliono recuperare la loro base alla Maddalena, e basta guardare la cartina della Sardegna ci si accorge che i siti dove vogliono piazzare i radar sono tutti collegati l’uno con l’altro. Noi siamo stufi di essere colonizzati e sfruttati su questioni militari alle quali siamo estranei, che non portano un solo posto di lavoro – il radar di Capo Sperone a Sant’Antioco, ad esempio, è stato dato in commodato d’uso dalla giunta regionale alla Guardia di Finanza! - mentre molti dei nostri giovani continuano a prendere le valigie e ad emigrare per andarsi a cercare un lavoro. E noi sardi colonizzati per l’ennesima volta dall’Italia che ci porta o le scorie o queste basi militari che ci hanno portato negli anni solo morte, pensiamo alla Maddalena e ai sottomarini a propulsione nucleare che scorazzavano nel Mediterraneo oppure al poligono di Quirra dove i paesi di mezzo mondo sperimentavano le loro armi all’uranio impoverito”. Racconta poi quello che a molti è noto come il ‘Minatore Rosso’: “Abbiamo fatto presidi 24 ore su 24 in tutti i siti dove vogliono piazzare questi radar e abbiamo già detto che siamo disposti a tutto pur di bloccare questo progetto. Useremo tutti i mezzi a disposizione, abbiamo la popolazione dalla nostra parte e cercheremo di fare il massimo per evitare l’ennesimo scempio ambientale in una terra meravigliosa che vogliamo salvaguardare”.
Radar simili sono previsti anche nel sud dell’Italia – a Santa Maria di Leuca, nel Salento, e a Siracusa. Ma in Sardegna la lotta contro queste pericolose e costose installazioni militari ha assunto da subito un carattere trasversale e di massa. Potrebbe ora aprirsi, dopo il no secco espresso nel recente referendum sul nucleare, un altro fronte di lotta che potrebbe coagulare tutte le forze sane del popolo sardo, stanco di essere trattato come una pattumiera. Una lotta che potrebbe saldarsi con quella del movimento dei pastori sardi, con quella di numerosi comitati ambientali che agiscono nei diversi territori dell’isola, con la lotta contro le rapine legalizzate di Equitalia, e con una battaglia che gli indipendentisti stanno conducendo da tempo per ridare dignità e identità a questa terra.
Anche perché i sardi, dopo le prime indiscrezioni, hanno presto scoperto che i siti dove installare gli ingombranti sensori anti-immigrati sono parecchi, e tutti su spiagge dall’elevato valore paesaggistico e turistico, oltre che archeologico: Capo Pecora a Fluminmaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara. La protesta è partita immediatamente con presidi e sit in, manifestazioni, petizioni ai sindaci che al di là della loro collocazione politica, come era già avvenuto per il nucleare, si sono subito schierati con i comitati.
Almeno a parole. Le proteste dei cittadini hanno lo scopo di respingere le ruspe e bloccare la vera e propria opera di ‘fortificazione’ prevista sull’isola. Da una settimana i terreni dove era partita a grande velocità ed in gran segreto la costruzione dei quattro radar sono stati occupati 24 ore su 24 dalla popolazione locale  impedendo l'accesso a ruspe, operai e forze dell'ordine.
E all’Argentiera (Sassari) martedì scorso qualcuno, in segno di protesta, ha appiccato un incendio che ha distrutto la villa della famiglia Brandimarte, colpevole di aver concesso il terreno per il radar.
L’azienda romana Almaviva ha in programma di installare nel Mediterraneo sensori di profondità, ideati dalla società israeliana Elta System, controllata dalla compagnia statale Aerospace Industries. Da quando si è scoperto, grazie ad una denuncia del giornalista Antonio Mazzeo, che parte delle apparecchiature utilizzate nel mega progetto sponsorizzato dalla solita Unione Europea sono di provenienza israeliana, in ballo sono entrate anche le associazioni di solidarietà col popolo palestinese e i comitati che sostengono il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana.



http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6534&Itemid=9

giovedì 19 maggio 2011

AGGIORNAMENTI PRESIDI NORADAR

Sant'Antioco : Nessuna novità rilevante. Il presidio continua. L'assemblea tenutasi ieri sera ha evidenziato l'esigenza di un coordinamento tra i presidi e di mobilitarsi in maniera unificata per diverse iniziative.

ARGENTIERA: oggi due camion inviati dal comune con un carico di ghiaia hanno iniziato un cantieramento della strada dalla quale si accede al sito prescelto dalla GdF. purtroppo le transenne non sono state piazzate e non è stato messo il cartello di inizio lavori. La speranza è che tornino domani mattina presto. nel frattempo e comunque anche i giorni prossimi è importante aiutare i residenti a presidiare.

News dall'Argentiera. Il sindaco di Ss ha mandato due camion (sabbia e ghiaia) sul posto è ha aperto un cantiere lungo la strada d'accesso al sito dove dovra sorgere il radar, per la sistemazione del fondo stradale, cio è stato fatto per impedire che altri mezzi possano attraversare l'area in questione .La Gdf ha fotografato il tutto e si è allontanata dal posto."

Fluminimaggiore : Dopo l'allarme di ieri sembra che oggi la situazione sia tranquilla. Il presidio continua.

Tresnuraghes :  La situazione sembra la stessa dei giorni precedenti. Il presidio continua.

Chi avesse nuove notizie o aggiornamenti dai presidi può inserirli nei commenti del blog o inviarli alla mailing list e saranno pubblicati.

LA LOTTA CONTRO I RADAR CONTINUA!

video sulle proteste all'argentiera -link


http://video.tiscali.it/canali/News/Regioni/79363.html

Arrivano sulle coste italiane i super radar anti-scafisti acquistati da Israele



Un corteo di protesta dei comitati no-radar per difendere le coste


 Gli ambientalisti: pericolosi per la salute
Occupazioni selvagge, presidi con bandiere, assalti per fermare le ruspe e in qualche caso blitz incendiari. Nel Centro e Sud Italia divampa la protesta di cittadini, sindaci e ambientalisti per bloccare i «radar della discordia». Una potente rete di sensori radar anti-scafisti, in alcuni casi su tralicci alti 12 metri, si prepara a invadere alcuni angoli incontaminati delle più belle coste italiane. Nel mirino sono finite Stintino (Sardegna), Santa Maria di Leuca (Puglia) e Siracusa (Sicilia). E queste sono solo alcune delle località turistiche, dove l’azienda romana Almaviva ha in programma di installare nel Mediterraneo sensori di profondità, ideati dall’israeliana Elta System, controllata dalla compagnia statale Aerospace Industries.

L’appalto milionario arriva dalla Guardia di Finanza, che con i radar anti-scafisti (nome in codice El/M-2226) ha obiettivi ambiziosi: prevenire l’immigrazione clandestina, il traffico di droga, gli attacchi terroristici, il contrabbando e la pesca illegale. Questi potenti radar a micro-onde riescono, infatti a intercettare un motoscafo alla velocità di 10 miglia. E a tenere sotto controllo 100 obiettivi contemporaneamente.

«Abbiamo paura che questi radar, che certo sono utili, possano rovinare le nostre meravigliose spiagge» denuncia Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente in Sardegna che su questi temi ha avviato un confronto a livello nazionale. Chi invece cerca di calmare le acque è Antonio Amati. Secondo il direttore generale dio Almaviva (800 milioni di euro di ricavi e 22 mila dipendenti), «i radar verranno installati su colline, lontane 300 metri dalle coste seguendo le procedure senza imboccare scorciatoie militari. E le emissioni elettromagnetiche saranno inferiori a quelle delle antenne dei telefonini».

Eppure la paura di nuovi eco-mostri e dei rischi per la salute terrorizza la gente. Così tra Sicilia, Sardegna e Puglia è tutto un fiorire di «comitati noradar». I più furiosi sono i sardi che hanno scoperto che i siti dove installare i sensori anti-scafisti sono parecchi: Capo Pecora a Fluminmaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara. All’Argentiera (Sassari), martedì qualcuno, in segno di protesta, ha appiccato un incendio che ha distrutto la villetta della famiglia Brandimarte che ha concesso il terreno per il radar.

Il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ha detto no, ha minacciato vie legali e ha spedito una lettera ai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo e al ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e al presidente della Regione, Ugo Cappellacci. A dire di no è stato anche il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu. E una discussione è in corso anche nel consiglio provinciale di Carbonia Iglesias. Ma i comitati no radar impazzano con sit-in di protesta a Gagliano del Capo in Puglia e a Capo Murro di Porco, all’interno dell’area protetta del Plemmirio di Siracusa. E con l’estate alle porte, la stagione dei no-radar è appena iniziata.

articolo da LASTAMPA

mercoledì 18 maggio 2011

Radar delle polemiche all’Argentiera, incendiata villa

Dopo le minacce arrivano le fiamme. Ieri mattina, mentre gli abitanti dell'Argentiera protestavano per dire «no» al radar, un incendio ha distrutto la casa di chi ha concesso il terreno per l’installazione del dispositivo militare

SASSARI. Dopo le minacce arrivano le fiamme. Ieri mattina mentre gli abitanti della borgata dell'Argentiera protestavano per dire «no» al radar di profondità, un incendio ha distrutto la casa di chi ha concesso il terreno per l'installazione del dispositivo militare.

Il fuoco ha incenerito gli interni e gli arredi della villetta sul mare della famiglia Brandimarte, proprietaria di numerosi terreni nella zona. A loro, a novembre dello scorso anno, si era rivolto il comando generale della Finanza per chiedere di installare a Punta della Vedetta il radar di profondità, ora al centro delle polemiche.

Solo pochi giorni fa, quando tra gli abitanti dell'Argentiera si è diffusa la notizia d
dell'installazione del dispostivo, si è saputo anche che il traliccio, alto 36 metri, sarebbe stato costruito su un terreno dei Brandimarte. All'orecchio degli imprenditori era arrivata qualche minaccia. Neanche troppo velata. La settimana scorsa i primi avvertimenti. Qualcuno aveva sgonfiato le ruote della ruspa arrivata all'Argentiera per i lavori di costruzione del radar. E sul mezzo era anche stato attaccato un cartello (sequestrato dalla Digos) con la scritta: «Se quel mezzo vuoi salvare dall'Argentiera te ne devi andare».

Ieri si è passati alle vie di fatto. L'incendio - hanno accertato i vigili del fuoco - è doloso. Quando i pompieri del comando provinciale, verso le 9.30, sono arrivati all'Argentiera con due autobotti cariche d'acqua, hanno trovato l'impianto elettrico della villetta staccato e una finestra forzata. Escluso dunque il corto circuito: praticamente certo invece il fatto che qualcuno, dopo aver rotto l'infisso, si sia introdotto nella casetta bianca e abbia fatto partire le fiamme.

Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della compagnia di Porto Torres. Dai primi accertamenti non sarebbero state evidenziate tracce di benzina, ma stamattina gli investigatori del Comando provinciale torneranno per ulteriori rilievi e verifiche più approfondite.

I vigili del fuoco hanno lavorato per due ore per riuscire a domare le fiamme, ma niente di quello che c'era dentro la casa si è salvato. Il fuoco ha divorato letti, divani ed elettrodomestici al piano terra e poi tutto quello che c'era nel soppalco in legno. Un danno, secondo le prime stime, di diverse migliaia di euro.

Gli investigatori stanno cercando di capire a chi, nella zona, possa dare tanto fastidio un radar che, oltre all'individuazione di imbarcazioni di clandestini, possa anche intercettare traffici di droga in arrivo dalla Spagna e forse anche di armi. Ma oltre all'inchiesta ufficiale, aperta ieri mattina dalla Procura, c'è quella privata dei proprietari.

«Sono certo che i responsabili sono persone del posto - ha affermato senza esitare Fabio Brandimarte, figlio del proprietario della villetta bruciata -. Se non avessimo concesso quel terreno - ha aggiunto - la Finanza lo avrebbe comunque espropriato. Mi hanno assicurato che quel radar non è pericoloso per la salute e quando potrò dimostrarlo, farò vedere i documenti agli abitanti dell'Argentiera».
18 maggio 2011 laNuovaSardegna
 

TRESNURAGHES

A Tresnuraghes la situazione è tranquilla; pare che il ruspista stamane sia arrivato e anche carabinieri e guardia di finanza, ma visto il presidio non hanno fatto nulla.
Mi riferiscono che il ruspista avrebbe detto che stava aspettando un'ordinanza di sospensione del Prefetto ma è una notizia tutta da verificare.
Al presidio oggi si arrostisce e mangia pesce e si sta cercando di organizzare un collegamento internet (per essere sempre aggiornati e in contatto con gli altri presidi) ed anche un migliore accampamento (stanno pensando di portare un bagno e organizzare una doccia)!



Fluminimaggiore, Sant'Antioco- AGGIORNAMENTI

lA SITUAZIONE A FLUMINIMAGGIORE SEMBRA PACIFICATA. SONO SALITI AL PRESIDIO DEGLI OPERAI PER EFFETTUARE DEI SOPRALLUOGHI E NON GLI E' STATO CONSENTITO IL PASSAGGIO NONOSTANTE LA MINACCIA DELL'ARRIVO DELLE RUSPE. SI SONO PRESENTATI I CARABINIeRI DEL PAESE E NEL FRATTEMPO IL PRESIDIO SI E' FORNITO DI PERSONE E PER ORA LA SITUAZIONE SEMBRA TRANQUILLA.


- SANT'ANTIOCO. IL PRESIDIO E' ATTIVO E LE PERSONE TURNANO IN SEGUITO ALL'IPOTESI DI REVOCA DELLA SOSPENSIONE DEI LAVORI DA PARTE DEL SAVI. L'ATTENZIONE E' SEMPRE ALTA.

Fluminimaggiore - URGENTE

CARABINIERI A FLMINIMAGGIORE. (H 11:40)

Fluminimaggiore - URGENTE

Operai a Fluminimaggiore in questo momento (h: 10:40) chi può vada.

martedì 17 maggio 2011

AGGIORNAMENTI PRESIDI NORADAR

Oggi Martedì 17 maggio :

- Sant'antioco : Molta gente presente, nessuna impresa si è presentata.

- Tresnuraghes : Presenti circa 40 persone. Si sono presentati Guardia di Finanza, Carabinieri, DIGOS e Cacciatori di Sardegna. Alcuni operatori della ditta hanno riposizionato il cartello di inizio lavori. Non hanno proseguito nell'intento di continuare con sbncamenti e quant'altro scoraggiati anche dalla mobilitazione popolare.

- Argentiera : La ditta si è presentata ma un ostacolo sulla strada (pare un vecchio furgone) ha impedito l'accesso e non hanno interferito tornando sui loro passi con ruspa al seguito.

- Fluminimaggiore : Presenti parecchie persone per l'allarme palesato di possibile sgombero. Non si è visto nessuno a cercare di iniziare i lavori ne a sgomberare. Si sono presentati in tarda mattinata il sindaco Piero Massa con alcuni assessori, tra cui quello all'ambiente. Il sindaco continua a non prendere una posizione e tergiversa. La popolazione continua la protesta vivendo il posto nel migliore dei modi e dando la possibilità agli ospiti ed alle ospiti di ammirarlo in tutta la sua bellezza.
 

La protesta continua, chi avesse altri commenti o li posti sul blog o li mandi alla mailing list e saranno pubblicati.

lunedì 16 maggio 2011

Tresnuraghes

Domenica 15 maggio - ufficialmente occupato il cantiere in località S'Ischia Ruja nel comune di Tresnuraghes. La lotta contro il radar prosegue.

domenica 15 maggio 2011

comunicato diffuso in rete

SARDEGNA -BLOCCATI CANTIERI PER L'INSTALLAZIONE DI RADAR MILITARI

Da qualche giorno 4 cantieri militari per l'installazione di Radar sono stati occupati e bloccati.
Presidi 24 h su 24 impediscono la ripresa dei lavori che in entrambi i casi sono durati solo un giorno o due. Le installazioni dovrebbero essere 4 in Sardegna più altre 14 sparse nel resto d'Italia e fanno parte del progetto dell'Unione Europea di potenziamento delle frontiere esterne della "Fortezza Europa" in difesa dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa.

I siti sono tutti sulla costa occidentale dell'isola, da Sud a Nord nei comuni di Sant'antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari.

La ditta appaltatrice è ALMAVIVA del gruppo FINMECCANICA mentre l'opera nel complesso è affidata alla GUARDIA DI FINANZA.

CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DI TERRITORI E I DANNI AMBIENTALI E SANITARI DA ESSA CAUSATI LE POPOLAZIONI HANNO DECISO DI OPPORSI A QUESTO PROGETTO BELLICO.

I PRESIDI SONO TUTT'ORA IN CORSO.

Per info, adesioni e patecipazione :

noradarcaposperone.blogspot.com

Altre fotografie


venerdì 13 maggio 2011

NoRadar a Tresnuraghes

TRESNURAGHES. "Radar sulla costa, no grazie". Sit-in ieri mattina sull'altura di Tinnias, che domina la storica torre di Ischia Ruggia. Obiettivo: fermare i lavori di costruzione della struttura di controllo elettronico ipotizzata dalla Guardia di Finanza. "Opera irrealizzabile in un territorio protetto dalle ferree norme della Zps", dice il consigliere comunale Antonio Moretti. "Saremo al fianco dei nostri cittadini", assicura poi il sindaco Antonio Cinellu. Mentre in paese serpeggiano stupore e più di un malumore.

La famosa pulce ha iniziato a prudere nelle orecchie dei tresnuraghesi qualche giorno fa, quando indiscrezioni raccontavano che sul territorio lungo la ancora incontaminata costa verso Foghe, la Finanza aveva in progetto la costruzione di un impianto radar. Località prescelta, si è poi scoperto, quella di Tinnias, piccolo pianoro raggiungibile dalla strada per San Marco che si affaccia sulla torre di Ischia Ruggia e la spiaggetta di Torolo, con vista mozzafiato dalla punta di Capo Mannu a Capo Marrargiu e oltre.

Ieri mattina dopo le otto un gruppo di una ventina di cittadini ha raggiunto la località e presidiato la zona, bloccando di fatto l'avvio delle opere. A Tinnias sono quindi arrivati anche i vertici oristanesi della Guardia di finanza, i carabinieri del paese e la Forestale. "Siamo contrari alla costruzione del radar - spiega Antonio Moretti, che è anche consigliere comunale di maggioranza - perché le onde elettromagnetiche potrebbero arrecare danno, quindi perché questa struttura sorge in una Zps, area protetta da ferree normative".

Non mancano poi ragioni formali. "In una Conferenza dei servizi svoltasi alla fine del 2010 - riferisce carte alla mano Moretti -, fra le varie prescrizioni si legge che i lavori vanno interrotti dal 30 marzo al 30 giugno, per preservare il ripopolamento della fauna selvatica, mentre oggi è il 12 di maggio. Ci è stato riferito però di una deroga ottenuta dalla Regione". Decisione che effettivamente c'è stata. È arrivata poi in Comune, sotto forma di determina dell'assessorato regionale all'Ambiente, in mattinata. La deroga, in sostanza permette di soprassedere sulle misure di protezione ambientale per cinsentire l'esecuzione delle opere. Arrivata la disposizione regionale, a quel punto i manifestanti sono stati invitati ad allontanarsi e gli operai hanno iniziato la perimetrazione del sito.

Ma sull'opera "che ci è piovuta dall'alto", come sottolinea il sindaco Antonio Cinellu, non mancano ora perplessità istituzionali. "Tenuto conto delle riserve espresse da tanti cittadini, dovremo valutare ora gli eventuali danni biologici e l'impatto paesaggistico e ambientale. La nostra amministrazione sarà pertanto al fianco di quanti vorranno intraprendere tutte le azioni del caso" ha ribadito il primo cittadino.

Nel paese i malumori non sono solo di valenza ambientalistica: "Per rimettere a posto un muretto a secco, ad esempio, occorrono pratiche su pratiche, tempo e soldi. Per il radar invece si ottengono le autorizzazioni senza problemi", lamenta un operatore. La ormai certa costruzione del radar - in un centro che dalle bellezze ambientali aspetta "un ritorno in termini di sviluppo turistico e non certo di vincoli militari" è l'ulteriore considerazione - apre il varco a tanti dubbi e perplessità, che troveranno spazio di dibattito in una riunione pubblica convocata per sabato pomeriggio nel Centro di aggregazione "Mastinu-Marras."

Sulla vicenda, Sebastian Madau per il gruppo consiliare della Provincia di ProgRes Aristanis, preannuncia un ordine del giorno in cui si chiede all'intero consiglio di pronunciarsi e se il presidente De Seneen non ritenga di dover indire una consultazione popolare.
13 maggio 2011
 

mercoledì 11 maggio 2011

Tresnuraghes

Dagli atti pare che la località individuata per la costruzione del Radar non sia Punta Foghe come presunto in precedenza ma una località che si chiama ISCHIA RUBBIA e che sarebbe una località a 500 metri dalla costa, le caratteristiche del radar sono simili agli altri.

martedì 10 maggio 2011

Presidio a Fluminimaggiore

Oggi le partecipanti ed i partecipanti al presidio hanno respinto le ruspe e l'elicottero.
ORA E SEMPRE NO RADAR!
 ecco alcune foto :