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lunedì 23 maggio 2011

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No ai radar anti-migranti!

Presidio dell'Argentiera, foto di Paola Rizzu

In Sardegna non si può mai stare tranquilli: non abbiamo avuto nemmeno il tempo di goderci la meritatissima gioia per il risultato sul referendum consultivo sul nucleare (una vittoria schiacciante ottenuta con il 97’13% dei SI’ antinuclearisti e un’affluenza record del 59, 34% nonostante la censura mediatica), dobbiamo far fronte ad altre emergenze imposte dallo Stato colonialista.
Anche la notizia dei radar anti-immigrati è stata totalmente oscurata dalle principali trasmissioni televisive e dalle testate giornalistiche cartacee e online nazionali, in fondo si tratta di poca cosa: ben 18 radar posti in cima a tralicci alti 36 metri, da dislocare soprattutto nel sud Italia ed utili a segnalare la presenza di eventuali imbarcazioni di migranti.
Una sorta di “muro elettromagnetico” insomma, come al solito imposto dall’alto senza il consenso dei cittadini, che servirà a proteggere la Fortezza Europa alimentando la politica repressiva dei respingimenti, costruito grazie ad autorizzazioni su cui si è mantenuto il più stretto silenzio e senza adeguati rilievi sulla pericolosità degli impianti.
Questi radar, della portata di oltre 50 km, sono prodotti in Israele mentre i lavori verranno eseguiti dalla ditta appaltatrice Almaviva del gruppo Finmeccanica ed in seguito gestiti dalla Guardia di Finanza non producendo quindi nessun indotto lavorativo, acquisendo tratti di costa da cementificare con le piattaforme di calcestruzzo e le cabine dell’impianto, deturpando l’ambiente ed il paesaggio.
La Sardegna, già ospite suo malgrado dei due terzi della servitù militare dell’intero Stato italiano sarà costretta a subire ben 4 di questi radar nella costa occidentale, in zone di interesse ambientale e storico-culturale talvolta sottoposte a tutela, più precisamente nei comuni di Sant’Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari.
Infatti mentre da un parte l’isola è esclusivamente terra di vacanzieri da pubblicizzare e promuovere, dall’altra è terra da sottomettere, violare e sfruttare con concessioni selvagge, esperimenti scientifici, insediamenti militari che fanno della Sardegna un vero e proprio laboratorio a cielo aperto e dove le conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione locale non vengono neppure valutate. Una dimostrazione di questa politica colonialista l’abbiamo avuta con il martoriato territorio di Quirra il cui poligono è stato posto recentemente sotto sequestro, per la prima volta nella storia.
Come spesso accade in questi casi il sistema di rilevamento a microonde è stato definito “sicuro” dalla ditta produttrice ma come riporta Antonio Mazzeo nel suo blog: “Dopo la collocazione del radar mobile nella fascia costiera compresa tra Bovo Marina ed Eraclea Minoa, si registrerebbero con frequenza guasti inspiegabili ad impianti elettrici, sistemi d’allarme ed elettrodomestici.”
Per questo motivo, per la salvaguardia dell’ambiente, la tutela della salute e la contrarietà ai respingimenti in mare, nell’isola sono nati dei presidi nelle zone interessate, seguiti a diverse manifestazioni da quando la notizia è trapelata, una petizione che potrete trovare qui ed un sito.
Mobilitazioni popolari contro queste installazioni sono in corso anche a Gagliano del Capo in Puglia e a Capo Murro di Porco, all’interno dell’area protetta del Plemmirio di Siracusa.
“No ai radar anti-migranti! E’ un problema di salute pubblica, di servitù militari, di diventare bersagli bellici, di politica di respingimento contro quella dell’accoglienza, di tutela dell’ambiente e del paesaggio”, questo è ciò che dicono i presidianti a gran voce, continuamente in lotta con le ruspe che tentano di raggiungere i cantieri.
Ci auguriamo che sempre più persone vengano a conoscenza di questa terribile notizia affinchè si spezzi il muro di omertà e che ci sia sempre maggiore partecipazione ai presidi: ancora una volta, R-Esistenza!
Presidio dell'Argentiera, foto di Paola Rizzu

da Femminismo a Sud

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