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giovedì 26 maggio 2011

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No degli amministratori di S. Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Sassari

Radar, il piano non si ferma

Il prefetto ai sindaci: questione di sicurezza nazionale

Giovedì 26 maggio 2011
Sit-in durante il vertice fra il prefetto e i sindaci dei Comuni interessati dalla costruzione di un radar. «Se è un problema di difesa, avviare subito un tavolo di trattative a livello nazionale».
N ulla di fatto. Il vertice di ieri mattina tra i prefetti di Cagliari e Oristano, la Guardia di finanza e i quattro sindaci dei comuni in cui dovrebbero essere installati i radar anti immigrati (Capo Pecora a Fluminimaggiore, Capo Sperone a S.Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes e l'Argentiera a Sassari) si è concluso tra le polemiche dopo un muro contro muro durato oltre due ore. All'uscita delle delegazioni dalla sede della Prefettura di via Torino non sono mancati i momenti di tensione perché all'esterno un centinaio di manifestanti attendeva con trepidazione l'esito dell'incontro e le cattive notizie riferite immediatamente dal sindaco di Sassari , Gianfranco Ganau , hanno ingenerato un clima di delusione, frustrazione e rabbia.
LE AMMINISTRAZIONI LOCALI I sindaci hanno chiesto che i radar siano spostati altrove, possibilmente nei siti militari già esistenti, ma la risposta è stata negativa. «Ci è stato comunicato che in ballo ci sono questioni di sicurezza nazionale e che l'installazione dei radar sulla costa ovest della Sardegna andrà avanti». Il tavolo delle trattative si è arenato subito, dimostrandosi del tutto inadeguato. «Per questo, insieme agli altri sindaci, abbiamo chiesto l'istituzione di un tavolo nazionale». I rappresentanti della Guardia di Finanza hanno, peraltro, sottolineato che non si tratta di attività militari, ma di radar a uso civile. «Quindi, secondo loro, si tratterebbe di un'opera non nociva per la salute dei cittadini e del territorio». A conferma di questa tesi sono stati invitati alcuni fisici nucleari della Asl di Sassari. «Ma noi non ci stiamo e ribadiamo la necessità di spostare l'installazione in altri siti. Realizzare un traliccio nel golfo dell'Argentiera, così come in uno degli altri luoghi indicati, è inaccettabile. Urge un immediato ripensamento».
PIANO CONFERMATO Dello stesso avviso il sindaco di Sant'Antioco , Mario Corongiu . «L'incontro si è rivelato insoddisfacente, l'impressione che ne abbiamo ricavato è che di abbandonare il progetto radar non se parla proprio. I motivi sono di sicurezza nazionale ed europea in un'ottica di controllo dei migranti e anche dei traffici di stupefacenti. A questo punto porteremo la nostra protesta a Roma. I presìdi saranno mantenuti e i comitati no radar saranno sostenuti dai sindaci perché per centrare l'obiettivo di scongiurare le installazioni bisogna restare uniti». Ancor più duro il commento di Antonio Cinellu , primo cittadino di Tresnuraghes . «Nel nostro comune non metteranno piede», ha tuonato. Sulla stessa lunghezza d'onda il sindaco di Fluminimaggiore , Pier Giuseppe Massa . «Ci preoccupano sia i rischi per la salute che l'impatto ambientale di un'installazione che dovrebbe essere alta 12 metri e avere un'estensione di 250 metri quadri».
TROPPI LIMITI Contrario anche il presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente, Tore Cherchi. «Perché non utilizzare territori dove già insistono servitù militari?». Silvio Lai, segretario regionale del Pd, ha annunciato una mobilitazione dei parlamentari sardi finalizzata a chiedere l'intervento del Ministero all'Economia. «La Sardegna continua a essere terra di conquista per i militari», ha commentato causticamente la segretaria regionale di Rifondazione Comunista, Laura Stochino. «Pur avendo seguito procedure formalmente corrette», ha detto il presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, «si tratta di un progetto inaccettabile di nuove installazioni militari che estende le servitù a cui la Sardegna è soggetta più di ogni altra regione». «I comitati no radar si fonderanno in uno solo», ha annunciato Antonello Tiddia, coordinatore dei manifestanti di S.Antioco, «il controllo dei migranti è una scusa, la realtà è che si vogliono ampliare le basi, devastando l'ambiente e mettendo a rischio la salute pubblica con le onde elettromagnetiche. Il tutto senza creare occupazione». I manifestanti si sono consolati con uno spuntino a base di civraxiu e marmellata di fragole fatta in casa. Al termine dell'incontro si sono riuniti in assemblea nella sede del sindacato Usb, in via Maddalena. Unanime la decisione: «I presìdi saranno mantenuti, la battaglia andrà avanti a oltranza».

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