Occupazioni selvagge, presidi con bandiere, assalti per fermare le ruspe e in qualche caso blitz incendiari. Nel Centro e Sud Italia divampa la protesta di cittadini, sindaci e ambientalisti per bloccare i «radar della discordia». Una potente rete di sensori radar anti-scafisti, in alcuni casi su tralicci alti 12 metri, si prepara a invadere alcuni angoli incontaminati delle più belle coste italiane. Nel mirino sono finite Stintino (Sardegna), Santa Maria di Leuca (Puglia) e Siracusa (Sicilia). E queste sono solo alcune delle località turistiche, dove l’azienda romana Almaviva ha in programma di installare nel Mediterraneo sensori di profondità, ideati dall’israeliana Elta System, controllata dalla compagnia statale Aerospace Industries.
L’appalto milionario arriva dalla Guardia di Finanza, che con i radar anti-scafisti (nome in codice El/M-2226) ha obiettivi ambiziosi: prevenire l’immigrazione clandestina, il traffico di droga, gli attacchi terroristici, il contrabbando e la pesca illegale. Questi potenti radar a micro-onde riescono, infatti a intercettare un motoscafo alla velocità di 10 miglia. E a tenere sotto controllo 100 obiettivi contemporaneamente.
«Abbiamo paura che questi radar, che certo sono utili, possano rovinare le nostre meravigliose spiagge» denuncia Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente in Sardegna che su questi temi ha avviato un confronto a livello nazionale. Chi invece cerca di calmare le acque è Antonio Amati. Secondo il direttore generale dio Almaviva (800 milioni di euro di ricavi e 22 mila dipendenti), «i radar verranno installati su colline, lontane 300 metri dalle coste seguendo le procedure senza imboccare scorciatoie militari. E le emissioni elettromagnetiche saranno inferiori a quelle delle antenne dei telefonini».
Eppure la paura di nuovi eco-mostri e dei rischi per la salute terrorizza la gente. Così tra Sicilia, Sardegna e Puglia è tutto un fiorire di «comitati noradar». I più furiosi sono i sardi che hanno scoperto che i siti dove installare i sensori anti-scafisti sono parecchi: Capo Pecora a Fluminmaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara. All’Argentiera (Sassari), martedì qualcuno, in segno di protesta, ha appiccato un incendio che ha distrutto la villetta della famiglia Brandimarte che ha concesso il terreno per il radar.
Il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ha detto no, ha minacciato vie legali e ha spedito una lettera ai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo e al ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e al presidente della Regione, Ugo Cappellacci. A dire di no è stato anche il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu. E una discussione è in corso anche nel consiglio provinciale di Carbonia Iglesias. Ma i comitati no radar impazzano con sit-in di protesta a Gagliano del Capo in Puglia e a Capo Murro di Porco, all’interno dell’area protetta del Plemmirio di Siracusa. E con l’estate alle porte, la stagione dei no-radar è appena iniziata.
articolo da LASTAMPA
L’appalto milionario arriva dalla Guardia di Finanza, che con i radar anti-scafisti (nome in codice El/M-2226) ha obiettivi ambiziosi: prevenire l’immigrazione clandestina, il traffico di droga, gli attacchi terroristici, il contrabbando e la pesca illegale. Questi potenti radar a micro-onde riescono, infatti a intercettare un motoscafo alla velocità di 10 miglia. E a tenere sotto controllo 100 obiettivi contemporaneamente.
«Abbiamo paura che questi radar, che certo sono utili, possano rovinare le nostre meravigliose spiagge» denuncia Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente in Sardegna che su questi temi ha avviato un confronto a livello nazionale. Chi invece cerca di calmare le acque è Antonio Amati. Secondo il direttore generale dio Almaviva (800 milioni di euro di ricavi e 22 mila dipendenti), «i radar verranno installati su colline, lontane 300 metri dalle coste seguendo le procedure senza imboccare scorciatoie militari. E le emissioni elettromagnetiche saranno inferiori a quelle delle antenne dei telefonini».
Eppure la paura di nuovi eco-mostri e dei rischi per la salute terrorizza la gente. Così tra Sicilia, Sardegna e Puglia è tutto un fiorire di «comitati noradar». I più furiosi sono i sardi che hanno scoperto che i siti dove installare i sensori anti-scafisti sono parecchi: Capo Pecora a Fluminmaggiore, Capo Sperone a Sant’Antioco, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica all’Asinara. All’Argentiera (Sassari), martedì qualcuno, in segno di protesta, ha appiccato un incendio che ha distrutto la villetta della famiglia Brandimarte che ha concesso il terreno per il radar.
Il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ha detto no, ha minacciato vie legali e ha spedito una lettera ai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo e al ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e al presidente della Regione, Ugo Cappellacci. A dire di no è stato anche il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu. E una discussione è in corso anche nel consiglio provinciale di Carbonia Iglesias. Ma i comitati no radar impazzano con sit-in di protesta a Gagliano del Capo in Puglia e a Capo Murro di Porco, all’interno dell’area protetta del Plemmirio di Siracusa. E con l’estate alle porte, la stagione dei no-radar è appena iniziata.
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