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sabato 9 luglio 2011

Più soldi alle missioni militari Quella Pro Tav costa più del tunnel


Con un leggero taglio alla spese previste il consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il rifinanziamento delle missioni militari all’estero. Il governo è giunto all’appuntamento diviso. In una lettera indirizzata a palazzo Chigi dal ministro Calderoli, la Lega aveva definito «assolutamente inopportuno» avviare una discussione sull’argomento senza un preventivo «chiarimento politico» sul numero delle missioni, i costi, l’utilità e la loro durata. In mancanza del quale minacciava il blocco dei nuovi finanziamenti. Da sempre “isolazionista” in politica estera, la Lega si era detta contraria all’intervento militare in Libia, aveva più volte reclamato la chiusura di alcune missioni, come quelle in Libano e Kosovo, e di fronte ai continui attentati con effetti mortali contro il contingente italiano insiste da tempo sulla necessità di ripensare la presenza delle truppe tricolori in Afghanistan. Per sciogliere tutti i nodi della questione, il presidente del consiglio Berlusconi ha presieduto intorno alle 9, un’ora e mezzo prima dell’avvio del consiglio dei ministri, una riunione con i ministri La Russa, Calderoli, Frattini, Maroni, Tremonti oltre al sottosegretario Letta. Dall’incontro la Lega ha ottenuto molto meno di quanto richiesto. Secondo Calderoli rientreranno in tutto 2.070 militari, mentre il budget della guerra contro Gheddafi sarebbe stato ridotto del 50%. I tagli verranno dal ritiro della portaerei Garibaldi dalle coste libiche e di una nave che perlustra quelle libanesi, dalla chiusura di alcune delle 28 missioni che operano con l’Onu, come in Georgia e Congo, dalla riduzione di circa 600 uomini del contingente attivo come forza cuscinetto in Libano e di quello presente in Kosovo, che verrà ridotto della metà. In serata però interviene il presidente della repubblica Giorgio Napolitano che frena questa ipotesi: «No a decisioni o ritiri unilaterali: Toghether out or toghether in». Nel dl il governo destina alla continuazione delle missioni circa 700 milioni di euro, comprensivo degli ulteriori tre mesi - fino a settembre - di impegno militare in Libia. Nei primi sei mesi del 2011 il costo delle missioni è stato di 668 milioni di euro, ai quali si sono aggiunti i costi degli attacchi aerei contro la Libia. Altri 142 milioni che hanno portato il bilancio complessivo a 810 milioni. Il taglio finale insomma è di appena 100 milioni di euro, con un budget incrementato di 15 milioni rispetto alla spesa del primo semestre senza contare il prezzo della guerra a Gheddafi. In realtà se non ci fosse stato l’imprevisto libico, si sarebbe parlato di un finanziamento accresciuto, seppure in modo lieve. Lo sperpero di denaro pubblico, nel momento in cui il governo vara una nuova manovra economica che colpisce duramente lavoratori, pensionati, precari e persino quel ceto medio che ne costituiva l’ossatura del suo consenso, è ancora più evidente e scandaloso se si prende in considerazione il costo delle missioni militari interne. Il movimento No Tav ha recentemente denunciato che il costo della militarizzazione dei cantieri in Valsusa, ribattezzata “Susastan”, oltre a rappresentare un vulnus alla democrazia, un sfregio della volontà delle popolazioni locali, comporta un costo pari a due volte il valore del finanziamento a fondo perduto (417,4 milioni di euro, ossia il 63% dei 662,6 milioni complessivi stanziati per il progetto. I restanti andranno alla Francia) che l’Unione europea ha promesso all’Italia per la Torino-Lione. E che secondo il ministro dell’Interno Maroni hanno giustificato l’invio delle truppe. 2000 uomini, una enormità se consideriamo che in Afghanistan ne vengono impiegati 4000. Lo scavo della galleria geognostica e di servizio de La Maddalena - spiegano i No Tav - «costerà non meno di 143 milioni di euro per 56 mesi di lavoro. Il dispositivo militare adottato per contrastare l’opposizione popolare costerà 186 milioni all’anno, quindi in totale 868 milioni di euro (6 volte il valore dell’opera)». Le stime di spesa - precisano sempre i No Tav - sono state fatte considerando i costi industriali e la struttura delle truppe (ufficiali, sottufficiali, truppa) ed i relativi costi diretti e indiretti (stipendio, ore di straordinario, indennità di missione, tredicesime, tfr, vitto e alloggio). Non sono stati considerati, invece, i costi diretti e indiretti dei veicoli e degli elicotteri, il costo dei lacrimogeni e le spese generali degli ufficiali di comando che non sono dislocati sul campo. A La Maddalena, secondo le dichiarazioni fornite dai media, sono stati schierati 1.920 uomini su 4 turni. Il costo di ciascun uomo è stato calcolato pari a 265,06 euro al giorno in media. Il costo annuo di questo dispositivo è quindi di 185.754.048 euro. «Quando dovesse essere aperto il cantiere - concludono gli autori della stima - per il tunnel di base di 57 km, il costo della difesa militare del cantiere per i presumibili 15 anni di lavoro potrà essere, a costi 2011, pari a 2,79 miliardi di euro».

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