Radar "anti-immigrati" la Sardegna dice no e si ribella
Sono ancora in presidio permanente, ventiquattro ore su  ventiquattro. Difendono l'ambiente della propria terra, la loro salute, e  anche il tentativo di far passare una cosa per un'altra, prendere in  giro la popolazione. Tutto questo è la lotta degli abitanti di quattro  località sarde, che sta andando avanti da due mesi contro  l'installazione di altrettanti radar descritti come "anti-clandestini".  Ma la cui funzione potrebbe essere ben diversa. 
I radar dovrebbero sorgere nel Comune di Sant'Antioco, a  Fluminimaggiore, a Tresnuraghes e Sassari-Argentiera. Si tratta di  quattro promontori, Fluminimaggiore è addirittura un territorio sotto  tutela ambientale. I radar, come si può ammirare nel progetto,  dovrebbero invece essere delle torri alte 12 metri, tinteggiate di rosso  e bianco al culmine, per impedire che gli aerei ci sbattano sopra, e  circondate da un'ampia rete che deve contenere anche lo "shelter" cioè  un casotto di 6 metri per 6 che serve per la manutenzione. Ecco, non  proprio un manufatto discreto. Ma, oltretutto, la potenza dei radar  sarebbe molto pesante e le conseguenze sulla salute tutte da dimostrare.  Tant'è che, qualche giorno fa, il Tar ha concesso la sospensiva al  primo Comune che ha presentato ricorso, Tresnuraghes, proprio adducendo  motivi di salute. 
A ruota stanno seguendo gli altri tre Comuni interessati dalla protesta, iniziata due mesi fa. 
Potenza della rete, tutto è venuto fuori grazie al blog di Antonio Mazzeo  che  occupandosi del radar installato in Sicilia, era venuto a sapere del  posizionamento di altri radar in giro per l'Italia. Questa dislocazione  dei sensori per scandagliare il mare, infatti, non riguarda soltanto le  isole. Si parla di ben 18 radar che dovrebbero essere "ospitati" tanto  al nord quanto al sud della penisola. Dove? Non si sa, sembra un segreto  di Stato. In questa trasmissione di Videolina  il comandante della Guardia di Finanza della Sardegna Stefano Baduini  rimane sul vago: Marche, Liguria, Lazio. Comunque, una cosa è certa: ben  quattro toccano alla sola Sardegna. "Quando ho saputo di questa novità -  racconta Graziano Bullegas dell'associazione Italia Nostra. che abita  nel Comune di Sant'Antioco - ho immediatamente presentato degli esposti.  Ma, andando nella località individuata per installare il radar, ho già  trovato la ditta che faceva i suoi lavori. Peraltro con i piedi, come  sempre, perchè avevano avuto la requisizione di un'area e invece stavano  decespugliando in un'altra". La reazione della popolazione è stata  immediata: manifestazioni, e soprattutto un presidio tutt'ora in atto  che impedisce a chiunque di toccare il promontorio. 
La stessa cosa sta accadendo a Fluminimaggiore come racconta 
Marina Augias: "Abbiamo ricevuto più volte le visite di carabinieri e Guardia di Finanza 
ma non abbiamo intenzione di mollare". In questo video i volti della protesta  che ha coinvolto l'intero paese. "Vorrebbero mettere il radar sul  promontorio di Capo Pecora, un posto ancora incontaminato, che noi  stessi abbiamo preservato, dicendo no ai villaggi turistici, promuovendo  uno sviluppo ecologico e solidale del territorio. Poi arrivano loro e  in quattro e quattro otto ottengono delle autorizzazioni che per altri  versi sarebbe impossibile ottenere". 
La polemica, a stretto giro, è anche infatti con gli enti locali che -  almeno in un primo tempo - hanno dato l'ok all'operazione. Ma la storia  dei radar sull'isola sarda, che ha già occupato per il 67% il suolo  dalle servitù militari, e su cui è esploso il caso del sequestro dei radar di Quirra  sta  già creando qualche problemino in casa Pd. Se praticamente tutto il  partito, che governa in alcuni di questi luoghi come a Tresnuraghes e a  Sant'Antioco, si è schierato contro l'installazione dei radar, c'è  invece un esponente di rilievo come Antonello Cabras, senatore Pd nonché  ex sindaco di Sant'Antioco, che li difende a spada tratta. E ancora  oggi il senatore - che è anche membro della delegazione parlamentare  italiana alla Nato - ha insistito: "Sono indispensabili per prevenire  ogni possibile azione contro la sicurezza dell'Europa", ricordando che  la funzione "anti-clandestini" sarebbe solo un aspetto del progetto, e  portando come esempio l'azione antiterrorismo che la Nato ha eseguito  recentemente in partenership con la Russia. Cabras ha inoltre  sottolineato che gli "effetti sulla salute non sono stati  scientificamente dimostrati". Il sindaco di Tresnuraghes, quello che ha  vinto il ricorso al Tar, ha risposto immediatamente per le rime con un  comunicato, chiedendosi: "L’Ingegner Cabras ha valutato con cognizione  di causa i reali danni sulla salute? E’ a conosceza che esistono già  importanti, potenti e più sicuri sistemi di rilevamento quali i  satelliti ?". Ma a parte queste domande retoriche il sindaco Antonio  Cinellu lancia un'accusa dolorosissima in termini di stillettate  politiche: "Non  vorrei che le risposte fossero tutte nella nomina a  futuro presidente  dello Special Group dei parlamentari membri del Patto  atlantico". 
Ma aldilà delle personali ambizioni di Cabras, una cosa è certa: qui  gatta ci cova. Le parole di Cabras, unite alla modalità poco trasparente  con cui è stata condotta l'intera operazione, lasciano intendere che le  finalità vadano ben oltre il "controllo dei clandestini". E che siano  invece di puro stampo militare.  
E qui si apre un capitolo davvero interessantissimo. Sotto due  aspetti. Il primo è: i radar vengono pagati dai finanziamenti europei  (che per il momento la Guardia di Finanza ha perso, facendo tirare un  sospiro di sollievo agli ambientalisti sardi) della Agenzia Frontex, che  si occupa del controllo delle frontiere in ambito migratorio. Ma che ci  azzeccano questi fondi se i radar servono, invece, a scopi militari,  cioè per operazioni antiterrorismo e epr difendere (addirittura)  l'intera Europa sud occidentale da chissà quali attacchi? No, perché le  spese militari devono essere attentamente rendicontate. Non è che si  acquistano (in questo caso da Israele) radar a fini civili (così sta  scritto pure nella relazione tecnica per il radar di Sant'Antioco) e poi  si scopre che invece servono per finalità antiterroristiche.  
E il secondo è questo, come spiega  Graziano Bullegas: "Installare un  radar civile ha molte meno prescrizioni dell'installazione di un radar  militare". In pratica il sospetto è che sia stato scritto "civile" per  ottenere più facilmente i permessi.  
Senza contare le implicazioni per la salute della popolazione, ma  anche della flora e della fauna: "Le relazioni dell'Arpas, l'Agenzia  regionale per l'ambiente, non sono affatto rassicuranti - spiega ancora  Bullegas - alla fine hanno dato l'ok, ma con una serie di prescrizioni  di cui noi non ci fidiamo. Tra queste, ad esempio, il fatto che quando  il radar punta verso terra deve essere spento, proprio epr evitare  danni". E se invece si evitasse di installarlo del tutto? 

 
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