mercoledì 6 luglio 2011
Radar anti-migranti ad altissimo impatto ambientale
Cortei,  sit-in, presidi permanenti, interrogazioni parlamentari, petizioni  popolari, esposti e ricorsi al Tar. Cresce la protesta di cittadini e  associazioni ambientaliste contro l’installazione in alcune riserve  naturali di Puglia, Sardegna e Sicilia dei famigerati radar  anti-migranti EL/M-2226 ACSR prodotti dall’azienda israeliana Elta  System. I potenti sensori sono stati acquistati dalla Guardia di finanza  grazie alle risorse del “Fondo europeo per le frontiere esterne”,  programma quadro 2007-08 contro i flussi migratori, e costituiranno  l’ossatura della nuova Rete di sensori radar di profondità per la sorveglianza costiera  che sarà integrata al sistema di comando, controllo, comunicazioni,  computer ed informazioni della forza armata per individuare e respingere  le imbarcazioni di migranti di piccole dimensioni. Un affare di decine e  decine di milioni di euro per il complesso militare industriale  israeliano e per la società romana Almaviva (già Finsiel), scelta  d’imperio dal Comando della Gdf per approntare i siti e posare i  tralicci radar. 
La  lista delle località prescelte per gli impianti si fa ogni giorno  sempre più fitta e comprende zone costiere del sud Italia sottoposte a  vincoli ambientali e archeologici. La regione più colpita è senza dubbio  la Sardegna: le località individuate per insediare i mostri a microonde  sono l’isola di Sant’Antioco, Capo Pecora a Fluminimaggiore, Punta  Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica  all’Asinara e Capo Argentiera nel comune di Sassari. Nel caso di  Sant’Antioco, l’installazione radar dovrebbe sorgere presso l’ex stazione militare di Capo Sperone - Su Monti de su Semaforu, sull’altura di Tinnias, splendida area oggi di proprietà della Regione Sardegna, ricadente  nel parco naturale di “Carbonia ed Isole Sulcitane”, dove sono presenti  pure fabbricati particolarmente significativi dal punto di vista  storico-culturale ed architettonico. L’impianto di Punta Foghe a  Tresnuraghes incide invece in un territorio classificato come “Zona di  Protezione Speciale”, sottoposto a rigidi vincoli di natura ambientale  per consentire il ripopolamento della fauna selvatica. Ciononostante, la  Regione Sardegna è giunta ad autorizzare Almaviva ad eseguire lavori  “in deroga” alle norme di tutela. A Capo Pecora – Fluminimaggiore, le ruspe hanno deturpato l’arenile di Portixeddu, area  SIC (sito di interesse comunitario), grattando via in particolare il  cucuzzolo di Murru Biancu, la collina che dominava il litorale roccioso.  
In Puglia, nelle mire della Guardia di finanza ed Almaviva, c’è invece un terreno di 300 mq ubicato tra le località “Sciuranti” e “Salanare”, all’interno del perimetro del parco  naturale Otranto – Santa Maria di Leuca – Bosco di Tricase. In questo  caso, tuttavia, lo scorso 17 giugno il Tribunale amministrativo  regionale di Lecce ha accolto la richiesta di sospensiva dei lavori  d’installazione del radar presentata dal Comitato regionale di  Legambiente Puglia, invalidando il parere favorevole reso dalla  Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province  di Lecce, Brindisi e Taranto e dal comune di Gagliano del Capo. Per  quanto riguarda invece la Sicilia, il radar è stato già montato da  diversi mesi a Capo Murro di Porco presso la  stazione di sollevamento fognario del Comune di Siracusa, zona  sottoposta a vincolo paesaggistico ed archeologico e prospiciente l’oasi  marina protetta del Plemmirio, istituita nel 2005. A seguito delle proteste dei residenti dell’area, dei no war  e dell’Associazione Plemmyrion, il 16 aprile 2011 la ministra  dell’ambiente Stefania Prestigiacomo (siracusana) aveva strappato al  Comando della Guardia di finanza l’impegno ad “individuare in  tempi brevi un sito alternativo per eliminare un traliccio che deturpa  l’ambiente in una zona di pregio e sottoposta a tutela”, ma sino ad oggi  non è stato fatto alcun intervento per rimuovere da Capo Murro di Porco  le infrastrutture realizzate.
“L’installazione  dei radar potrebbe comportare rischi per la salute dei cittadini, oltre  che creare delle servitù militari permanenti e aggiuntive che in  Sardegna, in particolare, andrebbero ad aggiungersi alle servitù già  esistenti, le quali hanno prodotto per la popolazione residente già  gravi conseguenze”, denuncia con un’interrogazione presentata ai  ministri dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, della Difesa e  dell’Ambiente, l’onorevole Francesco Ferrante (Pd). “Assolutamente  insufficienti appaiono al riguardo le rassicurazioni del direttore  generale di Almaviva, dott. Antonio Amati, secondo il quale i  radar verranno installati su colline, lontane 300 metri dalle coste  seguendo le procedure senza imboccare scorciatoie militari. E le  emissioni elettromagnetiche saranno inferiori a quelle delle antenne dei  telefonini”, riporta Ferrante. “Appare viceversa più attuale il rischio che si crei uno scempio ambientale, urbanistico e paesaggistico,  come denunciato pubblicamente tra gli altri da Legambiente Sardegna,  che ha chiesto su questi temi l’immediato avvio di un confronto a  livello nazionale”. In conclusione, il parlamentare del Pd ha chiesto di  conoscere “le procedure di assegnazione dell’appalto alla società  Almaviva; l’iter amministrativo che ha condotto al rilascio delle  autorizzazioni ad installare i radar in zone incontaminate delle coste  italiane; se, e con quale decreto, siano state riconosciute tali  strutture “opere di difesa militare”; se non si ritiene  improcrastinabile adoperarsi per tutelare le aree interessate dalle  installazioni, nonché opportuno avviare un monitoraggio in modo che sia  garantita l’assenza di pericolo di inquinamento elettromagnetico”.
Sul  pericolo elettromagnetico rappresentato dall’ultima generazione di  radar anti-immigrati, è intervenuto Massimo Coraddu dell’Istituto  Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Cagliari. Il fisico ha analizzato  lo studio di impatto elettromagnetico prodotto dagli ingegneri Antonio  Casinotti e Giampaolo Macigno per conto della società Almaviva, relativo  all’installazione dei radar a Gagliano del Capo e Siracusa. “Gli  EL/M2226 ACSR sono trasmettitori Linear Frequency Modulated Continuous Wave  (LFMCW) in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza), con una potenza  di emissione di 50 W e onde molto corte comprese tra i 300MHz e i 300  GHz”, esordisce Coraddu per poi denunciare come le due analisi  “appaiano  gravemente carenti sotto molteplici aspetti”, mentre i “risultati  vengono riportati in modo poco trasparente e di difficile lettura”.  “Esistono notevoli incertezze e imprecisioni riguardo le caratteristiche  tecniche e l’esatta modalità di funzionamento del radar, dovute  all’incompletezza di quanto riportato nell’analisi d’impatto e a  incoerenza con quanto riportato dal costruttore”, scrive il fisico. “La  procedura di calcolo adottata nello studio di Almaviva non è chiara (non  è specificato quali strumenti software sono stati utilizzati e come);  parte delle formule riportate sono erronee o inadeguate alla situazione  (adozione di una approssimazione di “campo lontano” a distanze inferiori  al limite che lo consente); non si è tenuto conto di tutti i contributi  alle emissioni”.
Tra  le gravi “incongruenze” delle caratteristiche tecniche del sistema  radar, Massimo Coraddu individua quella relativa alla sua presunta velocità di rotazione costante.  “Nella sua documentazione, la casa produttrice Elta-System vanta la  grande capacità di risoluzione di questo radar, a loro dire capace di  individuare il periscopio di un sommergibile tra i flutti a decine di Km  di distanza, valutare direzione, velocità e numero di persone a bordo  di una piccola imbarcazione a 20 Km di distanza. Sembra poco probabile  che tali prestazioni si possano raggiungere semplicemente scansionando a  velocità costante il tratto di mare antistante. È verosimile invece che  la velocità di rotazione sia costante solo in fase di sorveglianza,  mentre nel momento in cui un bersaglio viene individuato, il dispositivo  possa essere bloccato e il fascio diretto sul bersaglio sino alla sua  completa definizione. In questo caso, nella valutazione del possibile  danno alle persone, deve essere individuato come peggior incidente  possibile quello in cui il radar viene puntato e rimane fisso sul  soggetto”.
Inoltre,  in entrambe le analisi di impatto elettromagnetico, le uniche misure  sul campo riportate sono quelle relative al livello di fondo dei campi  presenti. “Una scelta immediatamente incongrua” scrive Coraddu. “Le  misure sono state effettuate infatti con la sonda isotropa EP330,  fabbricata dalla Narda S.r.l., che registra campi sino alla frequenza  massima di 3 GHz, mentre il radar anti-migranti emetterà a frequenze  molto superiori (oltre 9 GHz), alle quali la sonda non è sensibile, e il  cui fondo quindi non può essere rilevato”. 
Finanche “erronee” appaiono poi le procedure di calcolo dell’intensità delle onde irradiate negli  impianti di Gagliano del Capo e Siracusa. Nello specifico, il calcolo  del cosiddetto “campo vicino” - i cui effetti elettromagnetici vengono  definiti “trascurabili” - è stato effettuato adoperando le formule  adottate per la zona di “campo lontano”, non ottemperando a quanto  previsto dalla norma CEI 211-7, per cui “ il limite di campo vicino deve  essere posto alla maggiore delle due distanze, e dunque le formule  approssimate per il campo lontano si potranno usare solo a distanze  maggiori o uguali a 470 mt, e non a pochi metri dal sistema radiante, come specificato nella relazione”.
A  conclusione del suo studio, Massimo Coraddu individua un’altra grave  incongruenza nelle procedure di calcolo dell’elettromagnetismo dei  sistemi made in Israele.  “Tutte le stazioni radar di sorveglianza prevedono anche un dispositivo  di telecomunicazione, un ponte radio per inviare i dati, in tempo reale,  al centro di Comando, Controllo, Comunicazioni, Computing ed  Informazioni C4I del Comparto Aeronavale della Guardia di Finanza”,  scrive il fisico. “Come specificato dall’Ingegner Ferri dell’impresa  Almaviva spa, in sede di conferenza dei servizi, per quanto riguarda  l’installazione radar di Capo Sperone (Sardegna), ad esempio, il ponte  radio è realizzato con un sistema radiante fisso di 120 cm di diametro operante nella banda di 8 GHz.  Le emissioni di questo sistema di telecomunicazioni devono quindi  essere valutate, mentre invece in entrambe le analisi di impatto  elettromagnetico viene invece misurata, in modo scorretto, solo la  componente di fondo, mentre non si tiene conto in alcun modo del  contributo del ponte radio. Possiamo pertanto affermare che è stata  applicata una procedura inconsistente e inadeguata per la valutazione  delle emissioni nella zona circostante il radar”. I nuovi radar della  Guardia di finanza, prima ancora di scatenare la loro guerra ai  migranti, hanno già fatto le prime vittime: l’ambiente, il paesaggio e  la salute delle popolazioni residenti.
 
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