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lunedì 18 luglio 2011

Comunicato stampa sulla partecipazione alla mobilitazione dei pastori a Villaputzu, domani 18 luglio 2011



Partecipiamo alla mobilitazione dei pastori, consapevoli della strumentalizzazione di cui sono vittime, e invitiamo loro, e non solo, a prenderne coscienza e organizzare autonomamente la lotta che dovranno diventare capaci di autogestirsi, se non vogliono restare schiacciati tra politicanti, venditori di fumo ed utili idioti, che altro non fanno che preparare il campo ad una disfatta che le comunità potrebbero pagare per generazioni.
Un ringraziamento particolare va, infine, al magnifico tavolo tecnico istituito dalla Regione per gestire l’emergenza determinata dallo sgombero degli allevatori e per il quale il Magistrato ne aveva delegato agli amministratori locali l’operatività. Le poche riunioni del tavolo tecnico, aperte al pubblico, sono state una passerella di oratori che si sono esibiti di fronte ad una platea plaudente di dipendenti della Base… le risposte “tecniche” le stiamo ancora aspettando, specialmente le aspetta chi dopodomani deve essere sgomberato!

PER lo SMANTELLAMENTO del PISQ: PACE e BONIFICA

ATOBIU dei gruppi autogestiti
per lo smantellamento del PISQ
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in allegato, il volantino che distribuiremo domani e che riportiamo di seguito nel corpo del messaggio

Tutto ebbe inizio dieci anni fa.
In quel periodo, mentre le aziende che sperimentavano nel poligono, di concerto con le autorità politiche, progettavano l'ampliamento e l'ammodernamento della base, un oncologo denunciava per la prima volta le troppe morti sospette a Quirra.

Da quel momento la richiesta di verità e giustizia non si é più fermata.
Le autorità - nel tentativo di chiudere la vicenda e garantire una situazione pacificata a militari ed industriali delle armi - hanno prodotto una marea di prese di posizione, commissioni di inchiesta inconcludenti, indagini farlocche e spudorate menzogne... fino ad arrivare alla Commissione d’Indagine voluta e gestita dal Ministero della Difesa, con la collaborazione di enti locali accondiscendenti (in primis le amministrazioni di Villaputzu e Perdas) e la partecipazione dell'associazione Gettiamo le Basi (a ricoprire il ruolo di coscienza critica): primo passo di un processo volto alla privatizzazione del Poligono mediante la creazione di una apposita societá di gestione che avrebbe permesso alle multinazionali delle armi - Finmeccanica in testa - di gestire direttamente le attivitá ed i guadagni e realizzare l'ammodernamento - non più prorogabile - della Base (pena l'esclusione dal mercato).

La gestione del processo - finalizzato ad acquisire per il Poligono un “certificato di qualità ambientale - é stata a dir poco fallimentare. Dapprima il tentativo di assegnare le indagini a societá scelte tra i clienti della Base e di portarle avanti senza alcuna verifica esterna. Poi la scoperta che, nonostante gli intenti rassicuranti dell’operazione, i campionamenti del territorio rivelavano una situazione piú che compromessa. A quel punto svariati tentativi di aggiustare i dati, con conseguenti ritardi nella presentazione degli stessi. Infine la fuga di notizie sull'indagine dei veterinari (dovuta probabilmente a qualcuno che si é messo le mani sulla coscienza) ed il conseguente interessamento dei media, seguita dall'intervento della magistratura (che tra l'altro ha inquisito due tecnici incaricati di svolgere parte dell'indagine per falso in atto pubblico).

L’ARPAS, a cui era stata chiesta la validazione dei risultati, ha elaborato una critica puntuale degli strumenti e dei metodi utilizzati; lo studio prodotto dall’ARPAS a partire dai dati raccolti dalla Commissione Ministeriale mostra un territorio che risulta inquinato sia nelle parti interne al Poligono che nei dintorni (e visto che si tratta di studi pubblici non é chiaro in base a che cosa tutt’ora ci sia qualcuno che ripete senza stancarsi che non vi sono dati certi circa l’inquinamento della zona!). Questa relazione - insieme a quella dei tecnici dell'ENEA incaricati dal Magistrato di valutare se le sperimentazioni e le attività agropastorali siano compatibili – ha evidenziato una realtà che ormai nessuno può più ignorare: nello stesso territorio non possono convivere attivitá civili e militari.

A prescindere da come andrà a finire la vicenda giudiziaria e lo sgombero delle aree disposto da Fiordalisi, la decisione ultima sull'utilizzo futuro di quelle terre spetterà alla politica ad alti livelli. Appare evidente che quegli stessi amministratori, responsabili della mancata tutela del territorio e delle sue genti, ora speculano sulle difficoltà di una parte della comunità, per difendere la loro posizione e le attività del poligono e vanno fomentando ad arte divisioni all'interno della popolazione, proponendo ai pastori di sposare una linea perdente, quella di continuare a negare l'evidenza, ben sapendo che presto la scelta tra civile e militare sarà obbligata.

Da che parte pensate si schiereranno coloro che da sempre hanno partecipato ai benefici legati alla presenza dell'industria di guerra?

Dunque tutto sembra presagire che il Poligono resta, i pastori vanno via ed allontanandosi aprono la strada al consolidamento delle servitù militari, all’ulteriore espansione delle stesse ed al progressivo svuotarsi di tutta l’area per effetto dell’inquinamento e del mancato sviluppo che la monocoltura militare ha comportato in tutti questi anni... Ma é possibile pensare uno scenario diverso? Non sarà il magistrato a darcelo: tutt’al più può arrivare ad un processo contro persone fisiche individuate come oggetto dell’azione penale.

La chimera di un monitoraggio ambientale della Base - che permetta di allartare in caso di problemi - é risibile perché evidentemente non compatibile con la segretezza richiesta da un poligono militare sperimentale. Si finirebbe come a la Maddalena, dove nulla é mai stato rilevato, salvo scoprire di tutto non appena i militari sono andati via... e proprio l’esperienza della Maddalena é l'esempio negativo di passaggio dal militare al civile: dall’alto sono arrivati i militari, dall’alto ne é stata decisa la partenza. La popolazione, acquiescente e passiva, ha subito la sottrazione del territorio, i disastri ambientali, la speculazione, le ruberie e la disoccupazione. Senza una popolazione attiva la chiusura del Poligono comporterà la sostituzione di un problema con un altro.

La situazione appare così confusa che molta gente pare scambiare per propri amici quelli che stanno preparandone la fossa. É chiaro che chi ha inquinato sono i militari, provocando ai pastori danni economici e fisici. É chiaro che chi dovrà risarcire i pastori di questo danno sono i militari. É evidente che la sede in cui decidere i risarcimenti sarà il tribunale e a decidere sarà il magistrato. E allora, che logica c’é nel cercare di costruire un fronte unico di allevatori, amministrazioni e militari contro giornalisti e magistrati ? Che promesse impossibili sono state fatte ?

La posizione degli allevatori é stata strumentalizzata fino a questo momento per difendere gli interessi dell'industria e del poligono e per depotenziare l'indagine giudiziaria in corso, per non parlare di chi doveva vigilare sulla salute pubblica ed ha concesso i fogli di pascolo, con autorizzazioni da parte sia militare che civile, e potrebbe doverne rispondere in tribunale.
In questo modo si é prodotta una polarizzazione pro / contro il magistrato, che impedisce ai più di leggere con chiarezza la situazione per individuare i propri reali interessi ed identificare i veri responsabili della situazione. Questo lavoro - svolto soprattutto da Coldiretti e dalle amministrazioni locali - é gravissimo dal momento che in questi mesi si deciderà la direzione che prenderà il destino stesso di queste comunità.

Nel giudicare l'operato della magistratura, inoltre, non bisogna tralasciare almeno due dei suoi principali esiti. Il primo é che il sequestro preventivo dell’area terrestre del Poligono é una tragica farsa, visto che il Ministero della Difesa ha imposto che si continuino tutte le attivitá militari ed industriali finché é in corso la guerra in Libia. Il sequestro, che avrebbe dovuto prevenire il possibile reiterarsi dei reati ipotizzati (disastro ambientale ed omicidio) finisce così per accanirsi sulle le vittime di quei reati. Il secondo é che l'attività del magistrato ha contribuito a rassicurare e mantenere in passiva attesa la popolazione, proprio nel momento in cui é vitale una presa di coscienza collettiva che si traduca in una mobilitazione - diffusa e pressante - in difesa dell’interesse collettivo e, in questo caso si può dire, della vita stessa.

In questa situazione, partecipiamo alla mobilitazione dei pastori, consapevoli della strumentalizzazione di cui sono vittime, e invitiamo loro, e non solo, a prenderne coscienza e organizzare autonomamente la lotta che dovranno diventare capaci di autogestirsi, se non vogliono restare schiacciati tra politicanti, venditori di fumo ed utili idioti, che altro non fanno che preparare il campo ad una disfatta che le comunità potrebbero pagare per generazioni.

Un ringraziamento particolare va, infine, al magnifico tavolo tecnico istituito dalla Regione per gestire l’emergenza determinata dallo sgombero degli allevatori e per il quale il Magistrato ne aveva delegato agli amministratori locali l’operatività. Le poche riunioni del tavolo tecnico, aperte al pubblico, sono state una passerella di oratori che si sono esibiti di fronte ad una platea plaudente di dipendenti della Base… le risposte “tecniche” le stiamo ancora aspettando, specialmente le aspetta chi dopodomani deve essere sgomberato!

Villaputzu, 18 luglio 2011

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