Partecipiamo alla mobilitazione dei pastori, consapevoli della strumentalizzazione di cui sono vittime, e invitiamo loro, e non solo, a prenderne coscienza e organizzare autonomamente la lotta che dovranno diventare capaci di autogestirsi, se non vogliono restare schiacciati tra politicanti, venditori di fumo ed utili idioti, che altro non fanno che preparare il campo ad una disfatta che le comunità potrebbero pagare per generazioni.
Un ringraziamento particolare va, infine, al magnifico tavolo tecnico istituito dalla Regione per gestire l’emergenza determinata dallo sgombero degli allevatori e per il quale il Magistrato ne aveva delegato agli amministratori locali l’operatività. Le poche riunioni del tavolo tecnico, aperte al pubblico, sono state una passerella di oratori che si sono esibiti di fronte ad una platea plaudente di dipendenti della Base… le risposte “tecniche” le stiamo ancora aspettando, specialmente le aspetta chi dopodomani deve essere sgomberato!
PER lo  SMANTELLAMENTO del PISQ: PACE e BONIFICA
ATOBIU dei gruppi autogestiti
per lo smantellamento del  PISQ
info e contatti: 340  3543499
in allegato, il volantino che  distribuiremo domani e che riportiamo di seguito nel corpo del  messaggio
Tutto ebbe inizio dieci anni fa.  
In quel periodo, mentre le aziende  che sperimentavano nel poligono, di concerto con le autorità politiche,  progettavano l'ampliamento e l'ammodernamento della base, un oncologo denunciava  per la prima volta le troppe morti sospette a Quirra.
Da quel momento la richiesta di  verità e giustizia non si é più fermata. 
Le autorità - nel tentativo di  chiudere la vicenda e garantire una situazione pacificata a militari ed  industriali delle armi - hanno prodotto una marea di prese di posizione,  commissioni di inchiesta inconcludenti, indagini farlocche e spudorate  menzogne... fino ad arrivare alla Commissione d’Indagine voluta e gestita dal  Ministero della Difesa, con la collaborazione di enti locali accondiscendenti  (in primis le amministrazioni di Villaputzu e Perdas) e la partecipazione  dell'associazione Gettiamo le Basi (a  ricoprire il ruolo di coscienza critica): primo passo di un processo volto alla  privatizzazione del Poligono mediante la creazione di una apposita societá di  gestione che avrebbe permesso alle multinazionali delle armi - Finmeccanica in  testa - di gestire direttamente le attivitá ed i guadagni e realizzare  l'ammodernamento - non più prorogabile - della Base (pena l'esclusione dal  mercato). 
La gestione del  processo -  finalizzato ad acquisire per il Poligono un “certificato di qualità ambientale -  é stata a dir poco fallimentare. Dapprima il tentativo di assegnare le indagini  a societá scelte tra i clienti della Base e di portarle avanti senza alcuna  verifica esterna. Poi la scoperta che, nonostante gli intenti rassicuranti  dell’operazione, i campionamenti del territorio rivelavano una situazione piú  che compromessa. A quel punto svariati tentativi di aggiustare i dati, con  conseguenti ritardi nella presentazione degli stessi. Infine la fuga di notizie  sull'indagine dei veterinari (dovuta probabilmente a qualcuno che si é messo le  mani sulla coscienza) ed il conseguente interessamento dei media, seguita  dall'intervento della magistratura (che tra l'altro ha inquisito due tecnici  incaricati di svolgere parte dell'indagine per falso in atto pubblico).  
L’ARPAS, a  cui era stata chiesta la validazione dei risultati, ha elaborato una critica  puntuale degli strumenti e dei metodi utilizzati; lo studio prodotto dall’ARPAS  a partire dai dati raccolti dalla Commissione Ministeriale mostra un territorio  che risulta inquinato sia nelle parti interne al Poligono che nei dintorni (e  visto che si tratta di studi pubblici non é chiaro in base a che cosa tutt’ora  ci sia qualcuno che ripete senza stancarsi che non vi sono dati certi circa  l’inquinamento della zona!). Questa relazione - insieme a  quella dei tecnici dell'ENEA incaricati dal Magistrato di valutare se le  sperimentazioni e le attività agropastorali siano compatibili – ha evidenziato  una realtà che ormai nessuno può più ignorare: nello stesso territorio non  possono convivere attivitá civili e militari. 
A prescindere da come andrà a  finire la vicenda giudiziaria e lo sgombero delle aree disposto  da Fiordalisi, la decisione ultima sull'utilizzo futuro di quelle terre spetterà  alla politica ad alti livelli. Appare evidente che quegli stessi amministratori,  responsabili della mancata tutela del territorio e delle sue genti, ora  speculano sulle difficoltà di una parte della comunità, per difendere la loro  posizione e le attività del poligono e vanno fomentando ad arte divisioni all'interno della  popolazione, proponendo ai pastori di sposare una linea perdente, quella di  continuare a negare l'evidenza, ben sapendo che presto la scelta tra civile e  militare sarà obbligata. 
Da che parte pensate si  schiereranno coloro che da sempre hanno partecipato ai benefici legati alla  presenza dell'industria di guerra? 
Dunque tutto sembra presagire che il Poligono resta, i pastori vanno via  ed allontanandosi aprono la strada al consolidamento delle servitù militari,  all’ulteriore espansione delle stesse ed al progressivo svuotarsi di tutta  l’area per effetto dell’inquinamento e del mancato sviluppo che la monocoltura  militare ha comportato in tutti questi anni... Ma é possibile pensare uno  scenario diverso? Non sarà il magistrato a darcelo: tutt’al più può arrivare ad  un processo contro persone fisiche individuate come oggetto dell’azione penale.  
La  chimera di un monitoraggio ambientale della Base -  che permetta di allartare in caso di problemi - é risibile perché evidentemente  non compatibile con la segretezza richiesta da un poligono militare  sperimentale. Si finirebbe come a la Maddalena, dove nulla é mai stato rilevato,  salvo scoprire di tutto non appena i militari sono andati via... e proprio  l’esperienza della Maddalena é l'esempio negativo di passaggio dal militare al  civile: dall’alto sono arrivati i militari, dall’alto ne é stata decisa la  partenza. La popolazione, acquiescente e passiva, ha subito la sottrazione del  territorio, i disastri ambientali, la speculazione, le ruberie e la  disoccupazione. Senza una popolazione attiva la chiusura del Poligono comporterà  la sostituzione di un problema con un altro.
La  situazione appare così confusa  che molta gente pare scambiare per propri amici quelli che stanno preparandone  la fossa. É chiaro che chi ha inquinato sono i militari, provocando ai pastori  danni economici e fisici. É chiaro che chi dovrà risarcire i pastori di questo  danno sono i militari. É evidente che la sede in cui decidere i risarcimenti  sarà il tribunale e a decidere sarà il magistrato. E allora, che logica c’é nel  cercare di costruire un fronte unico di allevatori, amministrazioni e militari  contro giornalisti e magistrati ? Che promesse impossibili sono state fatte ?  
La posizione degli  allevatori é  stata strumentalizzata fino a questo momento per difendere gli interessi  dell'industria e del poligono e per depotenziare l'indagine giudiziaria in  corso, per non parlare di chi doveva vigilare sulla salute pubblica ed ha  concesso i fogli di pascolo, con autorizzazioni da parte sia militare che  civile, e potrebbe doverne rispondere in tribunale. 
In questo modo si é prodotta una  polarizzazione pro / contro il magistrato, che impedisce ai più di leggere con  chiarezza la situazione per individuare i propri reali interessi ed identificare  i veri responsabili della situazione. Questo lavoro - svolto soprattutto da  Coldiretti e dalle amministrazioni locali - é gravissimo dal momento che in  questi mesi si deciderà la direzione che prenderà il destino stesso di queste  comunità. 
Nel giudicare l'operato della  magistratura,  inoltre, non bisogna tralasciare almeno due dei suoi principali esiti. Il primo  é che il sequestro preventivo  dell’area terrestre del Poligono é una tragica farsa, visto che il Ministero  della Difesa ha imposto che si continuino tutte le attivitá militari ed  industriali finché é in corso la guerra in Libia. Il sequestro, che avrebbe  dovuto prevenire il possibile  reiterarsi dei reati ipotizzati (disastro ambientale ed omicidio) finisce così  per accanirsi sulle le vittime di quei reati. Il secondo é che l'attività del  magistrato ha contribuito a rassicurare e mantenere in passiva attesa la  popolazione, proprio nel momento in cui é vitale una presa di coscienza  collettiva che si traduca in una mobilitazione - diffusa e pressante - in difesa  dell’interesse collettivo e, in questo caso si può dire, della vita  stessa.
In questa situazione, partecipiamo  alla mobilitazione dei pastori, consapevoli della strumentalizzazione di cui  sono vittime, e invitiamo loro, e non solo, a prenderne coscienza e organizzare  autonomamente la lotta che dovranno diventare capaci di autogestirsi, se non  vogliono restare schiacciati tra politicanti, venditori di fumo ed utili idioti,  che altro non fanno che preparare il campo ad una disfatta che le comunità  potrebbero pagare per generazioni.
Un  ringraziamento particolare va, infine, al magnifico tavolo tecnico istituito dalla Regione per gestire l’emergenza  determinata dallo sgombero degli allevatori e per il quale il Magistrato ne  aveva delegato agli amministratori locali l’operatività. Le poche riunioni del  tavolo tecnico, aperte al pubblico, sono state una passerella di oratori che si  sono esibiti di fronte ad una platea plaudente di dipendenti della Base… le risposte “tecniche” le stiamo ancora  aspettando, specialmente le aspetta chi dopodomani deve essere  sgomberato!
Villaputzu, 18 luglio 2011
 
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