CONTRO UN'OPERA E CONTRO UN MODELLO DI SVILUPPO CHE LA RENDE NECESSARIA
Nell'affrontare  le situazioni che riguardano grandi opere ci si trova sempre a sbattere  contro un muro di pareri tecnico-scientifici su quanto un'opera sarà  dannosa per il territorio su cui graverà. Si analiza l'incidenza sulla  salute e sull'ecosistema a cui viene contrapposta, in un eterno  rimpallo, la possibilità di un futuro all'avanguardia con occupazione a  gogo' e tanti vantaggi per il territorio. Un teatrino già visto basato  su modelli di sviluppo imposti dall'alto e sbattuti a muso duro su  persone che, non rientrando in quelle dinamiche economiche a livelli  sovranazionali, restano vittime passive di progetti molto spesso lunghi  decenni, enormemente invasivi dal punto di vista delle strutture e con  un costo eccessivo in termini di servitù, appalti, sub-appalti e via  discorrendo, senza un reale riscontro su chi sarà effettivamente  avvantaggiato dalla grande opera in questione. Non mancano gli esempi in  cui i reali mandanti di grandi opere si rivelano i soliti affaristi  criminali. L'esca del lavoro in questi tempi bui è un'esca succulenta,  ma a metterla sull'amo sono i soliti fabbricanti di promesse che con la  scusa di una globalizzazione del territorio cercano di rendere  appettibile un altro boccone amaro.
PRIMA  DI ASSECONDARE PER L'ENNESIMA VOLTA LA PRESUNTA VOGLIA DI ''PROGRESSO  GLOBALE'', SAREBBE IL CASO DI CHIEDERCI SE QUEST'OPERA LA VOGLIAMO  VERAMENTE E PERCHE', COSA SARA', DI CHI, QUANTO CI COSTERA' SOTTO OGNI  ASPETTO, FINO A CHE PUNTO SI POSSA ACCETTARE L'ENNESIMA MEDIAZIONE E  L'ENNESIMO COMPROMESSO.QUESTE INFORMAZIONI, PER CHI SPINGE FORTE PER  QUESTE OPERE, SONO TUTTO CIO' CHE NON VUOLE CHE LE PERSONE SAPPIANO, ED  E' DISPOSTO A TUTTO PER EVITARE CHE CIO' ACCADA: TANGENTI, MAFIA,  MILITARI E CHISSA' COS'ALTRO. PERCHE? PERCHE' STRANAMENTE QUANDO  FINALMENTE L'INFORMAZIONE ARRIVA ALLA PORTATA DI TUTTI, I PUNTI DI VISTA  CAMBIANO, LE SICUREZZE DI SVILUPPO E LA DELEGA TOTALE VACILLANO, CI SI  RICORDA CHE POSSIAMO IN QUALCHE MISURA ESSERE ARTEFICI DEL NOSTRO MONDO E  ALLORA NON CI VA CHE UNA DECISIONE CI VENGA CALATA SULLA TESTA. E  POSSIAMO INSORGERE E DIRE NO. RESISTERE.
Il  Galsi è proprio una di queste mastodontiche opere, ne ha tutte le  caratteristiche. La confusione in primis: riguardante gli appaltatori,  tempi, percorsi, utilizzo, gestione. 
Viene  spacciato come un futuro sicuro per il progresso, ma resta circondato  da bugie e leggende. Si tratta di un'opera a enorme impatto ambientale,  attraverserà tutta la Sardegna emergendo sulle coste del Sud Ovest per  poi immergersi a Nord Est nelle acque di Olbia. Comporterà migliaia di  espropri, l'attraversamento di boschi, corsi d'acqua, zone paludose,  zone archeologiche e zone ad alto interesse paesaggistico. Non basta che  i soliti professionisti della mistificazione parlino di "semplici  servitù di passaggio" quando un'opera di questo tipo è palesemente  pericolosa come lo sono le tubature sotto pressione, che necessitano di  strutture invasive di controllo e difesa. Non si può accettare un  discorso di occupazione a lungo termine di fronte a forme di energia già  ora in esaurimento, non si può accettare l'esca di un lavoro sfruttato  per poi lamentarsi di inquinamento, morti sul lavoro e rischi per le  popolazioni. Qualcuno cerca di mediare fra queste controindicazioni e  tutti gli aspetti "economici" e di "progresso" che quest'opera porterà  alla Sardegna e alla penisola. Probabilmente ci sarebbe invece da  chiedersi se questo sia veramente il futuro, se si debba continuare a  investire sullo spostamento delle materie in generale, sullo  sfruttamento dei sottosuoli ormai prosciugati, se si debba ulteriromente  compromettere interi territori con opere che avranno una vita  lunghissima, che andrà ben oltre la vita produttiva. Il tentativo  fallito di investire in Sardegna sull'industria pesante ci ha lasciato  dei disastri ambientali che non hanno soluzione e cura. La Val Susa ha  fatto vedere che questo modello di sviluppo sociale si può combattere,  fermare o perlomeno inceppare.Vogliamo arrivare a renderci conto che "  E' TROPPO TARDI"?
Impariamo a resistere per Riesistere
 
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