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domenica 11 dicembre 2011

Uno dei volantini distribuiti durante il corteo contro il GALSI

CONTRO UN'OPERA E CONTRO UN MODELLO DI SVILUPPO CHE LA RENDE NECESSARIA

Nell'affrontare le situazioni che riguardano grandi opere ci si trova sempre a sbattere contro un muro di pareri tecnico-scientifici su quanto un'opera sarà dannosa per il territorio su cui graverà. Si analiza l'incidenza sulla salute e sull'ecosistema a cui viene contrapposta, in un eterno rimpallo, la possibilità di un futuro all'avanguardia con occupazione a gogo' e tanti vantaggi per il territorio. Un teatrino già visto basato su modelli di sviluppo imposti dall'alto e sbattuti a muso duro su persone che, non rientrando in quelle dinamiche economiche a livelli sovranazionali, restano vittime passive di progetti molto spesso lunghi decenni, enormemente invasivi dal punto di vista delle strutture e con un costo eccessivo in termini di servitù, appalti, sub-appalti e via discorrendo, senza un reale riscontro su chi sarà effettivamente avvantaggiato dalla grande opera in questione. Non mancano gli esempi in cui i reali mandanti di grandi opere si rivelano i soliti affaristi criminali. L'esca del lavoro in questi tempi bui è un'esca succulenta, ma a metterla sull'amo sono i soliti fabbricanti di promesse che con la scusa di una globalizzazione del territorio cercano di rendere appettibile un altro boccone amaro.

PRIMA DI ASSECONDARE PER L'ENNESIMA VOLTA LA PRESUNTA VOGLIA DI ''PROGRESSO GLOBALE'', SAREBBE IL CASO DI CHIEDERCI SE QUEST'OPERA LA VOGLIAMO VERAMENTE E PERCHE', COSA SARA', DI CHI, QUANTO CI COSTERA' SOTTO OGNI ASPETTO, FINO A CHE PUNTO SI POSSA ACCETTARE L'ENNESIMA MEDIAZIONE E L'ENNESIMO COMPROMESSO.QUESTE INFORMAZIONI, PER CHI SPINGE FORTE PER QUESTE OPERE, SONO TUTTO CIO' CHE NON VUOLE CHE LE PERSONE SAPPIANO, ED E' DISPOSTO A TUTTO PER EVITARE CHE CIO' ACCADA: TANGENTI, MAFIA, MILITARI E CHISSA' COS'ALTRO. PERCHE? PERCHE' STRANAMENTE QUANDO FINALMENTE L'INFORMAZIONE ARRIVA ALLA PORTATA DI TUTTI, I PUNTI DI VISTA CAMBIANO, LE SICUREZZE DI SVILUPPO E LA DELEGA TOTALE VACILLANO, CI SI RICORDA CHE POSSIAMO IN QUALCHE MISURA ESSERE ARTEFICI DEL NOSTRO MONDO E ALLORA NON CI VA CHE UNA DECISIONE CI VENGA CALATA SULLA TESTA. E POSSIAMO INSORGERE E DIRE NO. RESISTERE.

Il Galsi è proprio una di queste mastodontiche opere, ne ha tutte le caratteristiche. La confusione in primis: riguardante gli appaltatori, tempi, percorsi, utilizzo, gestione.

Viene spacciato come un futuro sicuro per il progresso, ma resta circondato da bugie e leggende. Si tratta di un'opera a enorme impatto ambientale, attraverserà tutta la Sardegna emergendo sulle coste del Sud Ovest per poi immergersi a Nord Est nelle acque di Olbia. Comporterà migliaia di espropri, l'attraversamento di boschi, corsi d'acqua, zone paludose, zone archeologiche e zone ad alto interesse paesaggistico. Non basta che i soliti professionisti della mistificazione parlino di "semplici servitù di passaggio" quando un'opera di questo tipo è palesemente pericolosa come lo sono le tubature sotto pressione, che necessitano di strutture invasive di controllo e difesa. Non si può accettare un discorso di occupazione a lungo termine di fronte a forme di energia già ora in esaurimento, non si può accettare l'esca di un lavoro sfruttato per poi lamentarsi di inquinamento, morti sul lavoro e rischi per le popolazioni. Qualcuno cerca di mediare fra queste controindicazioni e tutti gli aspetti "economici" e di "progresso" che quest'opera porterà alla Sardegna e alla penisola. Probabilmente ci sarebbe invece da chiedersi se questo sia veramente il futuro, se si debba continuare a investire sullo spostamento delle materie in generale, sullo sfruttamento dei sottosuoli ormai prosciugati, se si debba ulteriromente compromettere interi territori con opere che avranno una vita lunghissima, che andrà ben oltre la vita produttiva. Il tentativo fallito di investire in Sardegna sull'industria pesante ci ha lasciato dei disastri ambientali che non hanno soluzione e cura. La Val Susa ha fatto vedere che questo modello di sviluppo sociale si può combattere, fermare o perlomeno inceppare.Vogliamo arrivare a renderci conto che " E' TROPPO TARDI"?



Impariamo a resistere per Riesistere

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