L’importante è controinformare: non  fa nulla se un cittadino muore o un soldato si ammala. Per agevolare il  lavoro di disinformazione, il ministero della Difesa ha inviato nelle  caserme interessate un piano di “norme e di linguaggio” per i militari  che operano nei poligoni di tiro della Sardegna. Il “Piano di  Comunicazione”, predisposto dallo Stato Maggiore è un vademecum, una  sorta di bignamino delle veline che gli interessati devono attivare  quando i media tentano di indagare sulle attività addestrative e di  sperimentazione svolte dalle forze armate italiane e straniere presso i  poligoni di Capo Frasca, Capo Teulada e Salto di Quirra “con particolare  riferimento alle problematiche connesse alla tutela dell’ambiente e  della salute”.
Gli argomenti posti al bando sono  scottanti: in particolare il documento suggerisce di non dare troppi  chiarimenti sull’uso di uranio impoverito e sugli effetti delle “nano  particelle”. Inoltre, consiglia di non dare spiegazioni sul nesso di  causalità esistente tra le sostanze 'sparate' nel poligono e le malattie  genetiche e le leucemie riscontrate tra le popolazioni locali e nel  personale militare. Sempre secondo il prontuario, non devono essere  enfatizzati i casi di malattia riscontrati fra il bestiame della zona. E  ancora, si deve evitare come la peste di parlare dell’inquinamento  “elettromagnetico generato dai radar per la guida dei missili e per il  controllo delle attività dei poligoni”. Top secret anche le indagini ambientali svolte su input della Difesa.
Ai militari è stato inoltre  imposto il compito di non dare risalto alla ”indagine anamnestica  svolta” nell’area di Quirra dai veterinari dell’ Asl di Cagliari Giorgio  Melis e Sandro Lorrai. Secchiate d'acqua devono essere versate  sull'indagine ordinata dalla Procura della Repubblica di  Lanusei: secondo lo Stato Maggiore, "potrebbe minare la credibilità  dell’istituzione militare” e la “corretta percezione dell’opinione  pubblica” sulla veridicità dell’indagine ambientale promossa dal  ministero della Difesa nel 2008 per fare “piena chiarezza sulla  situazione”. In definitiva, si è chiesto ai militari di innalzare una  cortina di ferro per salvaguardare la “fattibilità delle attività  addestramento e di sperimentazione condotte all’interno del Poligono,  per fini istituzionali, da parte degli operatori industriali di ricerca e  sperimentazione”.
Le parole d'ordine: "Minimizzare e  neutralizzare gli effetti di una comunicazione non supportata da dati  oggettivi”; ridurre ai minimi termini “il danno d’immagine” per  l’amministrazione e per l’esercito; difendere “il valore delle  risultanze delle indagini ambientali” commissionate dalla Difesa. Per  ottenere questi risultati la circolare consiglia di “definire una  strategia di comunicazione unitaria” e di designare “figure di  riferimento nell’ambito della difesa” e di affiancarli di volta in volta  esperti in materia di sanità, armamenti e balistica in gradi di  “supportare, confutare, a livello scientifico le tesi riportate dagli  organi di stampa”. Il quadro è agghiacciante: perché non si tiene conto,  in alcun modo, della salute degli abitanti, né di quella dei militari.
Ogni comandante, ogni ufficio stampa  dell’Esercito deve utilizzare “messaggi chiave”. Qualche ritaglio: “Il  ministero della Difesa ha a cuore il benessere del proprio personale e  dei civili”; la Difesa ha sempre garantito “indagini ambientali serie,  approfondite, trasparenti”; il ministero della Difesa garantisce “grande  attenzione alle norme ambientali”; le forze armate “non hanno mai usato  o stoccato uranio impoverito al poligono”. Uno dei piatti forti delle  “norme di linguaggio” imposte dalla Difesa è il comunicato stampa del 27  febbraio 2011 che ha per oggetto le indagini di Lanusei: “In merito a  quanto apparso sugli organi di stampa ... è opportuno e doveroso” che i  militari sostengano la tesi secondo la quale “tra il materiale finora  rinvenuto nel corso delle ispezioni disposte dal magistrato inquirente  non figura alcun munizionamento all’uranio impoverito. Si tratta bensì  di componenti elettronici per usi industriali (civili e militari) ”. 
La mission ha avuto successo: tutti i mass media che si sono occupati delle indagini di Lanusei hanno riportato tutti le stesse parole. Lo Stato Maggiore ha così centrato il suo obiettivo di “ridurre il livello di apprensione ingeneratesi nella collettività … minimizzare/neutralizzare i danni d’immagine per l’Amministrazione della Difesa e le F.A. da notizie non supportate da dati oggettivi”. Il tutto per la tutela d’informazioni di “carattere classificato”. “Disinformatia”. I pastori hanno lasciato i pascoli di Quirra.
E proprio a Quirra i pastori sono in rivolta. ''Porteremo le pecore davanti al Tribunale se non potremo pascolare e mungere le greggi nei campi dell'Ogliastra'', è la minaccia-appello lanciata dalla Coldiretti dopo l'avvio dello sgombero degli allevatori dalle aree adiacenti il Poligono, disposto dalla Procura di Lanusei nell'ambito dell'inchiesta sulla possibile correlazione fra i test militari e i casi di malattie e morti fra pastori, personale della base e bestiame. Lo sgombero, che colpisce 62 allevatori, dovrà essere completato entro il 20 luglio
La mission ha avuto successo: tutti i mass media che si sono occupati delle indagini di Lanusei hanno riportato tutti le stesse parole. Lo Stato Maggiore ha così centrato il suo obiettivo di “ridurre il livello di apprensione ingeneratesi nella collettività … minimizzare/neutralizzare i danni d’immagine per l’Amministrazione della Difesa e le F.A. da notizie non supportate da dati oggettivi”. Il tutto per la tutela d’informazioni di “carattere classificato”. “Disinformatia”. I pastori hanno lasciato i pascoli di Quirra.
E proprio a Quirra i pastori sono in rivolta. ''Porteremo le pecore davanti al Tribunale se non potremo pascolare e mungere le greggi nei campi dell'Ogliastra'', è la minaccia-appello lanciata dalla Coldiretti dopo l'avvio dello sgombero degli allevatori dalle aree adiacenti il Poligono, disposto dalla Procura di Lanusei nell'ambito dell'inchiesta sulla possibile correlazione fra i test militari e i casi di malattie e morti fra pastori, personale della base e bestiame. Lo sgombero, che colpisce 62 allevatori, dovrà essere completato entro il 20 luglio
09 giugno 2011
 
                                                                                                      
                                                                                                      
                                                                                                      
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