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lunedì 17 ottobre 2011

POLIGONO DI QUIRRA: L’AVVERARSI DI PREVEDIBILI PROFEZIE…



Passata l’Estate erano attesi nuovi sviluppi della vicenda che ha portato al sequestro giudiziario del Poligono Interforze del Salto di Quirra, il più grande poligono sperimentale d’Europa. La vicenda giudiziaria ha ricadute pesanti ed immediate sulla lotta che da anni si svolge contro la presenza militare, ed è dunque necessario aggiornare i fatti, e darne una lettura.

Non è mai simpatico riscontrare che le proprie previsioni hanno colto nel segno, specie quando si trattava di previsioni negative:


-  Come volevasi dimostrare il Magistrato è arrivato ad un compromesso con le autorità militari, che d’altra parte hanno minacciato di sollevare l’eccezione della “difesa nazionale” contro qualsiasi ipotesi di fermo delle operazioni militari al poligono.

Il compromesso, che consente il dissequestro dell’area e la ripresa delle attività, si articola grossomodo su due punti:

1) l’ammissione che il territorio del Poligono è inquinato dalle attività belliche

2) la promessa di non inquinare più, limitatamente però alla attività dei brillamenti, delle prove esplosive sui gasdotti e dell’interramento selvaggio di residui bellici. E i campi elettromagnetici ? ed i combusti chimici ? E le polveri mandate in sospensione dalle esplosioni ?

3)  l’assegnazione ai militari stessi del compito di mettere in sicurezza l’area, cosa ben diversa da bonificare. A parte che le aree interessate dall’inquinamento dovrebbero in gran parte ancora essere scoperte (e quindi non si capisce in base a quali valutazioni si parli di “700 ettari di territorio”), non è affatto chiaro ne’ quali siano i protocolli in base ai quali sarà fatta la “messa in sicurezza”, ne’ chi la finanzierà, ne’ chi ne controllerà l’efficacia (avendo i titoli e gli strumenti per farlo), ne’ soprattutto se a questa “messa in sicurezza” seguirà mai una bonifica, o se invece quel territorio sarà da considerarsi per sempre chiuso ad ogni utilizzo.


- Come volevasi dimostrare, una volta che i militari hanno ottenuto un risultato per loro accettabile, hanno anche smesso di preoccuparsi di quei pastori ai quali era concesso di utilizzare terreni interni al Poligono ed il cui allontanamento era stato ordinato dalla Magistratura. E che ora si trovano nuovamente sotto sgombero, senza neanche aver ricevuto dalla Regione il promesso “anticipo sugli indennizzi”. La Regione si giustifica affermando che tali indennizzi sarebbero stati dovuti nel caso in cui fosse riconosciuto il dolo da parte di un ente dello Stato, cosa che avverrà – eventualmente - in sede di processo. Fuori da questa eventualità questi soldi sono considerati un “aiuto di stato” non dovuto, e quindi soggetto a contestazione da parte della Comunità Europea. Evidentemente, se ci fosse la volontà di intervenire, la Regione potrebbe trovare qualche altra modalità… ma forse è proprio la volontà che manca, visto che è una situazione che coinvolge pochi operatori in un territorio marginale. Peraltro l’avvicendamento all’assessorato alla sanità svincola l’attuale assessore dagli impegni presi dal suo predecessore. I pastori restano un problema solo per i sindaci che devono dimostrare - a loro ed alla comunità - di aver fatto tutto il possibile e di non avere responsabilità in merito e contemporaneamente gestire la fuoriuscita degli allevatori. C’è da chiedersi come potrà riuscire in ciò il sindaco di Villaputzu che negli ultimi due anni ha trascurato di pagare ai militari il canone per l’uso dei pascoli, cosa che mette automaticamente nella condizione di “abusivi” gli allevatori che lavorano in quei terreni.


- Come volevasi dimostrare ancora una volta agli studi ed analisi dei Consulenti della Procura ne vengono opposti altri, secondo un abusato schema di difesa volto a confondere le acque e privare di legittimità la controparte. L’ultima notizia è che il Ministero della Difesa ha commissionato l’ennesima indagine su stesso, nientedimeno che al quel prof. Cocco, epidemiologo dell’Università di Cagliari, che già in passato si è espresso circa il fatto che la situazione del Poligono non destasse alcun motivo di allarme. Essendo già nota l’opinione di Cocco, è chiaro che lo si sta pagando (con soldi pubblici) affinché trovi nuove ragioni alla sua opinione (ed a quelle della sua committenza). Possiamo quindi in anteprima pubblicare le conclusioni dello studio di Cocco: “è tutto a posto, non ci sono anomalie significative, ecc.ecc. bla bla”. In questa strategia clientelare registriamo anche la notizia di una convenzione tra Vitrociset e la facoltà di ingegneria dell’università di Cagliari, finora sempre marginalizzata dal Poligono in quanto poco in grado di esprimere un supporto scientifico-tecnologico adeguato. E’ chiaro che questo protocollo non è dovuto tanto al miglioramento dell’Università di Cagliari sotto il profilo della ricerca, quanto alla necessità di spartire la torta con un po’ di maggiorenti locali, utili alleati nei momenti di crisi.


A questo punto dovrebbe essere a tutti leggibile come l’indagine della Magistratura potrà approdare al massimo ad una imputazione per reati commessi nel passato da singoli soggetti eventualmente rinviabili a giudizio per i fatti specifici. Non solo non sarà questa la strada che porrà fine alla servitù militare, ma al contrario questa indagine metterà una pietra tombale su qualsiasi velleità di riappropriazione del territorio e di allontanamento delle industrie di morte tramite “strumenti democratici”.

Altresì dovrebbe essere chiaro che tutto ciò è possibile anche per il fatto che localmente il dissenso verso i militari non riesce ad esprimersi in maniera diversa dal bisbiglio domestico, mentre ovunque nell’isola, e in maniera sempre più sfacciata, nuove servitù militari avanzano nella ignavia o complicità delle amministrazioni locali.



Indubbiamente oggi si sa molto di più su questi poligono: nessuno può più dire che l’attività militare preservi il territorio, ma ciò nonostante si continua a negare che l’inquinamento possa avere delle ricadute sulla salute (o meglio, si cerca di dimostrare che siano statisticamente irrilevanti…). Nessuno può negare che dell’enorme fiume di soldi prodotto attraverso l’industria della guerra, solo le briciole restano alle popolazioni locali. Nessuno può negare che la gestione del territorio sia del tutto opaca alla cittadinanza, che le sperimentazioni siano fatte senza alcuna preoccupazione o scrupolo per l’ambiente e le persone, che nella logica della base sperimentale di armamenti ci sta il fatto di sfuggire a qualsiasi controllo. Nessuno può far finta di non sapere che ciò che viene sperimentato e venduto a Quirra sarà poi usato nelle guerre in tutto il mondo, e che ad usarlo saranno i militari addestrati a Quirra.

Ma se la conoscenza di tutti questi fatti lascia la coscienza a posto, allora si potrà ancora continuare a pensare che un lavoro al Poligono è sempre un buon impiego….

 

ATOBIU DEI GRUPPI AUTOGESTITI PER LO SMANTELLAMENTO DEL PISQ

http://smantellamentopisq.blogspot.com

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