di Antonio Mazzeo
Il  centro radar della 135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di  contrada Perino a Marsala, è noto per uno dei depistaggi più gravi  dell’infinita vicenda della strage di Ustica, quando in una vera e  propria battaglia aerea sui cieli del Tirreno fu abbattuto un Dc-9  Itavia con i suoi 81 passeggeri. La notte tra il 27 e il 28 giugno 1980,  la pagina del “registro operazioni” della stazione di telerilevamento  con i dati di volo del Dc-9 e dei caccia militari killer, fu tagliata,  distrutta e poi riscritta per far sparire ogni traccia che potesse  ricostruire nei particolari l’inconfessabile scenario della strage. Oggi  il centro radar di Marsala è al centro di una campagna di  mobilitazione. Con cortei, incontri e petizioni popolari, centinaia di  cittadini hanno denunciato l’alto indice di mortalità per tumori nella  zona (nei pressi della base vivono oltre 10.000 abitanti); il Consiglio  provinciale di Trapani, all’unanimità, ha invece chiesto alle autorità  sanitarie di analizzare l’incidenza delle pericolosissime onde  elettromagnetiche emesse dalla stazione militare. 
A  scatenare la protesta l’annuncio del ministero della Difesa che il  vecchio radar a lunga portata AN/FPS-117, prodotto dalla Lockheed-Martin  (il colosso del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari  Usa con terminal terrestre a Niscemi, Caltanissetta) sarà presto  sostituito da un radar ancora più potente dell’italiana Selex Sistemi  Integrati (gruppo Finmeccanica).
“A Marsala è sorto un comitato spontaneo di cittadini per dire No  al radar e sensibilizzare tutti al rischio cui si andrebbe incontro”,  dichiara il consigliere provinciale di SEL, Ignazio Passalacqua. “Si  tratta di un’iniziativa di grande senso civico. I militari ci hanno spiegato che il nuovo radar avrà un impatto  meno invasivo dei precedenti grazie alle nuove tecnologie. Ci chiediamo  allora a cosa sono stati esposti i civili abitanti in quelle contrade  nei decenni scorsi. È l’ora pertanto che si predisponga un rilevamento  dei valori di queste onde attraverso uno studio che non abbia natura  militare ma civile per fare chiarezza una volta per tutte sui casi,  molto frequenti e preoccupanti, di tumori e leucemie che da anni  colpiscono le famiglie di quelle zone ”.   
In  previsione del nuovo sistema radar, il 21 dicembre 2010 il Comando  della 3^ Regione Aerea di Bari ha rinnovato per altri cinque anni le  servitù militari in un’ampia fascia di territorio prossima al Centro  dell’AMI, onde “evitare che la realizzazione di talune opere possa  compromettere la funzionalità e la sicurezza dell’installazione militare  ubicata in località Timpone Guddino”. Il decreto del Comando di Bari  prevede una spesa annua di 65.153 euro per il pagamento degli indennizzi  ai proprietari e di 32.576,5 euro al Comune di Marsala. Pochi spiccioli  per monetizzare l’alto rischio elettromagnetico sulla salute della  popolazione ma che pesa sul bilancio statale complessivamente per  488.647,5 euro. E in tempi di tagli draconiani al welfare non è poco. 
La mappa catastale allegata al decreto di proroga evidenzia l’enorme estensione della servitù. Una zona rossa,  della larghezza di 600 metri di raggio dal centro della base, impone il  divieto alla realizzazione di “ostacoli d’alcun genere, compresi  manufatti, vegetazione arbustiva, antenne e strutture metalliche,  condotte sopraelevate elettriche e telegrafoniche, depositi di  carburante, esplosivo o altre materie infiammabili e strade ferrate…”.  Inoltre non sono ammessi “macchinari o impianti che possano irradiare  nello spazio disturbi elettromagnetici, né trasmettitori radio di  qualsiasi tipo o potenza”. Ancora più vasta la cosiddetta zona verde,  all’esterno del perimetro “rosso”, distante in alcuni punti sino a  1.800-2.000 dal Centro radar, dove è proibita la localizzazione di  “ostacoli di qualsiasi genere con altezza superiore ai 153 metri s.l.m.,  condotte elettriche sopraelevate o trasmettitori con potenza superiore  ai 200 watt”.      
Il sistema che verrà installato a Marsala è il Fixed Air Defence Radar (FADR) RAT31-DL,  acquistato dalla Difesa per potenziare la rete operativa  dell’Aeronautica militare italiana ed integrarla ancora di più nella  catena di comando, controllo, comunicazione ed intelligence della Nato.  Il contratto sottoscritto con Selex Sistemi Integrati prevede la fornitura entro il 2014 di dodici impianti radar per altrettanti siti AMI, pèiù due sistemi configurati nella versione mobile (DADR - Deployable Air Defence Radar). Importo del contratto 260  milioni di euro. Una manna per l’azienda elettronica di Finmeccanica  che ha già venduto i FADR a nove paesi nel mondo, sette dei quali sono  membri Nato (Austria, Danimarca, Germania, Grecia, Malesia, Repubblica  ceca, Turchia e Ungheria). 
“Il  RAT31-DL è stato sviluppato per rispondere ai futuri bisogni della  difesa, dove la superiorità delle informazioni e dei comandi giocherà un  ruolo sempre maggiore”, affermano i manager di Selex-Finmeccanica. “Il  sistema ha eccellenti capacità di scoprire e tracciare i segnali radio a  bassa frequenza di aerei e missili, può supportare diverse funzioni  come la difesa da missili anti-radiazione e da contromisure  elettroniche. In Italia, il FADR consentirà di controllare anche la  presenza di missili balistici, comunicherà con gli altri punti di  controllo nazionali e della Nato, riducendo la necessità di personale e  quindi dei costi di gestione”.
Secondo  il generale Mario Renzo Ottone, a capo del Comando Operazioni Aeree  nazionali e Nato di Poggio Renatico (Ferrara), il nuovo sistema radar  costituisce la “struttura portante del programma con cui l’Aeronautica  ha avviato la sostituzione dei propri sistemi di sorveglianza aerea per  rendere disponibili le frequenze necessarie all’introduzione della nuova  tecnologia Wi-Max (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di accesso internet ad alta velocità in modalità wireless”.
Produttori  e militari sono invece particolarmente restii a fornire informazioni  sulle caratteristiche tecniche e di funzionamento del radar, rendendo  difficilissima una valutazione oggettiva dell’impatto ambientale delle  future emissioni. La brochure dell’azienda produttrice rivela solo che  il Fixed Air Defence Radar opererà in banda D e avrà una portata sino a 470 km di distanza e 30 km in altezza, una potenza media irradiante di 2,5 kW  e  una potenza dell’impulso irradiato di 84 kW. L’antenna opererà in una  frequenza compresa tra 1,2 e 1,4 GHz (L-band), all’interno dello spettro  delle cosiddette “microonde”. Qualche altro dato è fornito per  l’antenna da un sito web specializzato della  Repubblica ceca: 77 metri quadri d’area, 11x7 metri di dimensione e una  velocità di 6-10 rpm. Quando ci sono in  mezzo gli affari e tanti soldi, la salute vale zero e la trasparenza è un inutile optional.
 
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