di Antonio Mazzeo.
Il  primo dei nuovi radar anti-migranti della Guardia di finanza era stato  installato segretamente lo scorso mese di febbraio nella penisola della  Maddalena (Siracusa), una delle aree più importanti della Sicilia sotto  il profilo ambientale, paesaggistico ed archeologico. Le vibrate  proteste dei residenti e delle associazioni ambientaliste avevano però  costretto il Comando delle fiamme gialle prima a sospendere  l’attivazione degli impianti, successivamente a individuare un altro  sito per re-installare il traliccio di 36 metri e i pericolosi sensori  del sistema di sorveglianza costiera. I militari sono stati di parola e  da un paio di giorni i tecnici di AlmavivA Spa di Roma, la società che  ha ottenuto l’appalto per l’installazione e la manutenzione dei radar in  sud Italia e Sardegna, hanno iniziato le operazioni di smontaggio dell’impianto.
“Lo spostamento del radar da  una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e dall’alto valore  naturalistico, prospiciente l’Area Marina protetta del Plemmirio,  è un risultato importante per tutta la cittadinanza”, ha commentato.  “Un grazie particolare va alla Guardia di Finanza, che si è dimostrata  particolarmente sensibile verso le istanze che stavano alla base della  richiesta di spostamento del radar, ed ha cooperato con noi per il  raggiungimento di questo risultato”. La ministra aveva ripetutamente  fatto pesare tutto il suo potere politico per ottenere la rimozione del sistema di rilevamento. In una nota al quotidiano La Sicilia  del 27 febbraio 2011, Stafania Prestigiacomo aveva definito un “errore a  cui va posto rimedio” la scelta d’installare il radar al Plemmirio. “La  costruzione di una struttura tanto ingombrante lungo il litorale di  un’area marina protetta, che nella stagione estiva è densamente  popolata, doveva essere evitata”. Parole sacrosante, peccato che la  ministra non ha sentito il dovere di pronunciarle pure per i radar  d’identica tipologia che la Guardia di finanza chiede d’installare  all’interno dei parchi e delle riserve naturali di Puglia e Sardegna.  Pugliesi e sardi, figli di un dio minore, hanno dovuto presidiare e  bloccare gli ingressi delle aree prescelte ed appellarsi ai tribunali  amministrativi per impedire la trasformazione dei territori in orrende  postazioni elettromagnetiche per la guerra alle migrazioni.
“Possiamo  rassicurare tutti che il nuovo impianto sarà realizzato all’esterno del  comune di Siracusa”, hanno annunciato amministratori e fiamme gialle.  Top secret il luogo dove risorgerà il traliccio radar. Negli ultimi mesi  sono state fatte alcune ipotesi. L’Associazione  degli industriali di Siracusa ha avuto l’ardire di proporre l’utilizzo  di un camino od una torre nella zona industriale e del petrolchimico di  Augusta-Priolo (una delle aree più inquinate di tutto il Mediterraneo),  per poi scoprire che le emissioni elettromagnetiche del radar avrebbero  potuto avere pericolose conseguenze per le strumentazioni di controllo  degli impianti ospitati. Sempre la ministra Prestigiacomo si era detta disponibile ad offrire l’area della VED Vetroresina Engineering Development di Melilli (Sr), l’azienda di famiglia produttrice di tubi  e cavi sottomarini. È probabile però, che alla fine il nuovo sensore  della Guardia di finanza verrà installato in una delle tante aree  sottoposte a servitù militare della fascia costiera sud-orientale  compresa tra il Golfo d’Augusta, Pachino e Capo Passero.  
“Piena  soddisfazione” per l’avvio delle procedure di rimozione del radar è  stata espressa da Alessandro Acquaviva, coordinatore del circolo SEL di  Siracusa. “Tale risultato è il frutto di una lunga mobilitazione della  cittadinanza, delle associazioni ambientaliste, di quelle forze  politiche che hanno sostenuto sin dall’inizio la protesta  dell’associazione Plemmiryon che si è sviluppata attraverso sit-in,  presidi, volantinaggi e assemblee”. Secondo Acquaviva, “a condizionare  la decisione di rimuovere è stato anche l’esito favorevole dei recenti  ricorsi presentati dai comitati civici della Puglia e della Sardegna  contro l’installazioni di radar nei rispettivi territori”.
L’associazione Plemmyrion di Siracusa aveva evidenziato in particolare la “sorprendente velocità” con cui gli enti preposti avevano consentito l’istallazione di “un mostro  ad altissima frequenza con onde elettromagnetiche che attraverseranno  tutto il territorio della Penisola Maddalena, di Ortigia, cuore della  città di Siracusa, delle zone residenziali di Fanusa, Arenella e Ognina”. L’ex presidente Marcello Lo Iacono aveva rilevato che la SAI 8,  consegnataria per la gestione del pubblico acquedotto di Siracusa,  aveva autorizzato le fiamme gialle a costruire la stazione di  rilevamento in un “luogo difforme alla convenzione del Comune che invece  faceva riferimento all’impianto di sollevamento fognario di Capo Murro  di Porco, distante 2 km. Il radar è stato realizzato non rispettando né  l’area stabilita di 88 mq né le distanze dai confini riscontrabili sulla  pianta del progetto”.
L’installazione  è poi avvenuta senza che il progetto fosse sottoposto a valutazione  dell’incidenza ambientale, come invece previsto dalla direttiva  92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat  naturali e della flora e della fauna selvatiche. “Manca inoltre uno  studio sull’impatto elettromagnetico”, aggiunge Lo Iacono. 
I  dispositivi radar per la rete di rilevamento anti-migranti sono stati  prodotti da Elta Systems, società interamente controllata dal colosso  industriale militare ed aerospaziale israeliano IAI. Codificati come EL/M-2226 ACSR (Advanced Coastal Surveillance Radar), fanno parte della famiglia di trasmettitori in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza), che operano emettendo un’onda continua sinusoidale (CW Continuous Wawe), di cui può variare sia la frequenza che l’ampiezza.
A  rilevare la pericolosità e alcune incongruenze tecniche degli apparati è  stato il professore Massimo Coraddu, ricercatore dell’Istituto  Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dopo uno studio dettagliato delle  analisi d’impatto elettromagnetico presentate dalla società Almaviva per  gli impianti di Siracusa e Gagliano del Capo (Lecce). “Esistono  notevoli incertezze riguardo all’esatta modalità di funzionamento del  radar, dovute all’incompletezza delle analisi e a incoerenza con quanto  riportato dal costruttore”, afferma Coraddu. “Gravi incongruenze si rilevano nella documentazione riguardo l’ampiezza verticale del fascio e il guadagno d’antenna. La mancata conoscenza del diagramma radiante dell’antenna  e della sua esatta forma fisica, non consente una precisa valutazione  numerica delle emissioni, né in condizioni di campo vicino, né  nell’approssimazione di campo lontano”.
“ELTA  Systems specifica che l’impianto consente la sorveglianza dello spazio  marino antistante, che viene esplorato sistematicamente, individuando  eventuali bersagli e risolvendoli con grande precisione spaziale e  temporale”, aggiunge il fisico. “Tali caratteristiche sembrano in  contrasto con quanto dichiarato nella relazione dell’ing. Macigno, dove  la velocità di rotazione è considerata costante e dove l’angolo  d’inclinazione del radar rispetto alla superficie del mare è posto pari a  0°. Per il fatto che quest’angolo sia fissato sull’orizzonte e tenendo  conto che si trova ad un’altezza maggiore di 100 mt, si viene a creare  una zona d’ombra che non  permetterebbe d’ispezionare la porzione di superficie marina più vicina  alla costa che, secondo la diversa altezza delle sorgenti, può variare  dai 200 ai 2.300 metri di distanza dal radar”.
A  Coraddu, poi, sembra poco probabile che il radar possa valutare  direzione, velocità e numero di persone a bordo di una piccola  imbarcazione a 20 Km di distanza, come invece assicura la società  produttrice, “scansionando semplicemente a velocità di rotazione  costante il tratto di mare antistante”. “È verosimile invece che la  velocità sia costante solo in fase di sorveglianza, mentre nel momento  in cui un bersaglio viene individuato, il dispositivo possa essere  bloccato e il fascio puntato e mantenuto sul target  per tutto il tempo necessario alla sua completa definizione. Per tutto  questo tempo il bersaglio sarà irraggiato con continuità e questa durata  è quindi fondamentale per determinare la dose assorbita. Questo caso,  nella valutazione del possibile danno alle persone, deve essere  individuato come peggior incidente possibile”.
Massimo  Coraddu denuncia come le misurazioni dei campi elettromagnetici siano  state effettuate utilizzando la sonda isotropa EP330, fabbricata dalla  NARDA Srl, che registra campi sino alla frequenza massima di 3 GHz,  mentre il radar è programmato per emettere a frequenze molto superiori.  “Non si è tenuto conto di tutti i contributi alle emissioni, nonostante  le normative prevedano che le valutazioni vadano effettuate con tutte le  sorgenti in funzione alla massima potenza”, aggiunge Coraddu. “Le  stazioni di sorveglianza prevedono anche un dispositivo di  telecomunicazione, un ponte radio, per inviare i dati in tempo reale al  centro di Comando, Controllo, Comunicazioni, Computing ed Informazioni C4I  del Comparto aeronavale della Guardia di finanza. Le emissioni di  questo sistema Tlc devono quindi essere valutate e sommate a quelle del  radar vero e proprio. In entrambe le analisi di impatto elettromagnetico  non si è tenuto conto in alcun modo del contributo del ponte radio per  le telecomunicazioni”. Radar anti-migranti dall’insostenibile impatto  elettromagnetico, dunque, pericolosissimi per la salute dell’uomo e per  le specie vegetali e animali. 
Ulteriori  ombre sulla nuova rete di sorveglianza costiera della Guardia di  finanza sono state paventate da alcuni parlamentari del Pd. Con  un’interrogazione presentata lo scorso 7 marzo alla Camera, prima  firmataria l’on. Elisabetta Zamparutti, si sottolinea come l’asse del  PON 1 con cui la Comunità europea ha finanziato l’acquisto dei radar in  Israele, “prevede indicazioni di sostenibilità ambientale” e “riguarda  la sicurezza in termini di inclusione sociale, di lotta alla criminalità  organizzata che sfrutta il lavoro nero a danno degli immigrati, ecc. e  non in termini di priorità di tipo militare”. “Parlare  di difesa nazionale per il monitoraggio degli sbarchi clandestini  sembra incongruente”, affermano gli interroganti. “Chiediamo se non si  ritenga di bloccare i fondi per la realizzazione di un’opera il cui  affidamento è avvenuto in contrasto con la normativa europea che prevede  un bando pubblico di gara per affrontare i problemi legati  all’immigrazione secondo una logica inclusiva e non di difesa militare”.
 
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