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giovedì 1 settembre 2011

Mozione 130 (Bruno e più) sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale.


Dopo il ritiro delle mozioni 138 e 140 da parte dei proponenti, la presidente Claudia Lombardo ha dato la
parola al consigliere del Pd Antonio Solinas per l’illustrazione della mozione 130 sull’installazione di stazioni
radar di penetrazione per finalità militari nel territorio della Regione. 

Solinas ha ripercorso le vicende degli ultimi mesi relative alla decisione da parte del ministero della Difesa
di installare quattro radar in Sardegna: “Il ministero della Difesa aveva acquistato da Israele potenti radar per
il controllo delle coste contro lo sbarco di migranti. L’installazione nella nostra isola riguarda zone di particolare
interesse ambientale e turistico mette a rischio la salute dei cittadini”. Solinas ha anche ricordato che le aree
individuate per l’installazione dei macchinari in queste settimane sono oggetto di presidi e occupazioni
“che possono arrivare a creare problemi di ordine pubblico” e che in alcuni casi il Tar ha accolto i ricorsi dei
comitati anti radar bloccandone la procedura di installazione. Secondo Solinas e i proponenti della mozione
la Giunta dovrebbe riesaminare pareri e autorizzazioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar, assumere
formalmente una posizione contro il governo che “intende aumentare la presenza militare in Sardegna” e perché
vengano immediatamente convocate le conferenze di servizio per un riesame approfondito degli interventi
coinvolgendo le rappresentanze delle associazioni dei cittadini interessati. 

A intervenire per primo durante la discussione generale il consigliere del Psd’Az Efisio Planetta che ha posto
l’accento sugli appalti per l’installazione dei radar “affidati ad aziende che fanno capo a Finmeccanica”.
Per Planetta si tratta di “milioni di euro che alimenteranno i fatturati dei soliti noti che su questi
appalti campano allegramente”. Planetta ha anche ricordato la forte mobilitazione dei cittadini delle
aree interessate dall’installazione e ha ribadito la necessità di approfondire gli studi sulla nocività di
questi macchinari sulla salute pubblica e sulla inopportunità dell’aumento della presenza militare in Sardegna. (MP)

E’ poi intervenuto l’on. Radhuan Ben Amara (Sel – Comunisti – Indipendentistas) che ha evidenziato come “questa mobilitazione
contro il radar arriva da ovvie motivazioni: dalla tutela della salute a quella dell’ambiente, al rifiuto infine per l’imposizione che
arriva dall’alto”. “Chiediamo il rispetto della nostra comunità. E’ disarmante che un senatore del nostro schieramento si sia
pronunciato a favore del radar. Sconcertante il fatto che sia tra l’altro l’unico esponente a non aver firmato l’interrogazione parlamentare.
Notiamo con tristezza - ha proseguito l’on. Ben Amara - che tutte le aree destinate all’installazione del radar sono aree
di importante interesse ambientale”. L’esponente dell’opposizione ha poi sottolineato come non esistano studi specifici
sugli effetti causati dai radar sulle popolazioni che risiedono nelle vicinanze, evidenziando, però, come “ci siano invece
studi effettuati sui militari addetti al radar che rilevano l’aumento dei rischi di leucemia”.
L’on. Ben Amara infine ha chiesto “di intervenire a tutela della salute degli abitanti e dell’ecosistema.
Serve un ente pubblico per valutare l’impatto dei radar”. 

La presidente Lombardo ha poi dato la parola all’on. Pietro Cocco (Pd), che ha evidenziato come, in un momento in cui si
indaga sui danni alla salute causati dall’uranio impoverito e si rendono inutilizzabili ettari di terreno per i pastori, “si insista
nel voler militarizzare la Sardegna in dispregio dei pareri di chi amministra e vive in quei territori”. Poi ha aggiunto:
“La Sardegna è la regione più militarizzata d’Europa. Non mi voglio soffermare sui vincoli paesaggistici, che all’occorrenza
possono essere superati per l’interesse nazionale, mi interessano gli studi sui danni alla salute e alla fauna di quei territori.
Sappiamo che l’elevata esposizione delle persone alle onde elettromagnetiche provoca danni”. E ha concluso:
“Mi chiedo come si possa ancora accettare tutto questo senza dire neanche una parola, ancora una volta”.
L’on. Cocco ha poi chiesto se “bastino i radar sulle coste della Sardegna per elevare lo stato di sicurezza”.
E ha concluso: “Credo sia doveroso da parte della Giunta regionale chiarire cosa sta succedendo a casa nostra”. (E.L.N.) 

L’on. Gianvalerio Sanna (Pd) ha evidenziato il carattere fortemente politico della mozione, che stride con l’assenza
ormai sistematica del Presidente della regione. La Sardegna, a suo avviso, “si è fatta ingannare per l’ennesima volta
concedendo rapidamente tutte le autorizzazioni per i radar, anche in difformità dai progetti presentati dagli stessi proponenti.
Tutto questo, ha proseguito, rende del tutto prive di credibilità le tesi, che qualcuno ha sostenuto, sulla sovranità
e sull’indipendenza della Sardegna”. Sanna ha poi contestato l’installazione degli impianti, che dovrebbero essere
strutture di contrasto all’emigrazione clandestina eppure sono stati collocati anche nella costa occidentale dell’isola,
da sempre del tutto estranea a questi flussi. In tutto questo, ha aggiunto, “sento odore di cricca e di affari”. 

L’on. Carlo Sechi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha ricordato le innumerevoli occasioni in cui il consiglio regionale
si è occupato delle pesanti restrizioni alla sua sovranità territoriale, per scopi militari o di sicurezza nazionale.
Quello dei radar, ha proseguito, è “l’ultimo tassello di un sistema istituzionale che mortifica l’autonomia regionale,
senza nemmeno la parvenza di una qualche ricaduta economica. Si tratta, oltretutto, di strutture che provocheranno
esclusivamente danni pesantissimi alla salute dell’ambiente, del territorio, delle persone, della flora e della fauna.
Si sono seguite peraltro procedure incomprensibili; dovrebbero essere installazioni di contrasto all’immigrazione
clandestina mentre invece sono attrezzature militari a tutti gli effetti.
C’è un solo motivo che può giustificare questo intervento così pesante: gli affari”. (A.F.) 

Nel prendere la parola il consigliere del Pdl Giorgio Locci ha condiviso alcuni punti della mozione.
“Se riportiamo il ragionamento sull’installazione dei radar in zone sensibili dal punto di vista ambientale
e naturalistico lasciando da parte le polemiche politiche e di parte, il problema esiste”. Locci non si spiega
la scelta di installare uno dei radar a Capo Sperone, l’estrema punta sud dell’isola di Sant’Antioco,
quando nella stessa zona, nell’altra punta sud dell’Isola, c’è capo Teulada che ricade nella zona di una
delle più grosse servitù militari dell’isola. “Come mai – si è chiesto Locci - non è stata presa in considerazione
la possibilità di installare il radar in una zona che già è interessata dalle servitù militari?”.
Per Locci sarebbe dunque opportuno riprendere in considerazione le concessioni e le autorizzazioni perché
questi radar vengano installati in zone già interessate dalle servitù. Locci ha anche auspicato la stesura e
l’approvazione di un ordine del giorno congiunto sull’argomento. 

Giampaolo Diana, vice capogruppo del Pd, ha espresso tutti i suoi dubbi circa la reale necessità e il bisogno
effettivo dei radar sul territorio sardo e ha chiesto in merito chiarimenti alla Giunta e all’assessore agli Enti locali Nicola Rassu. 

Claudia Zuncheddu, Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha ribadito che si tratta “di un’operazione finanziaria
allettante e cinica perché agevolata dalla drammaticità delle ribellioni nei paesi del Maghreb”.
Per Zuncheddu non ha senso l’installazione di radar al nord della Sardegna quando il Maghreb è a sud.
La consigliera dell’opposizione ha insistito sulla necessità di “revocare le delibere di giunta con cui sono
stati concessi in comodato d’uso alla Guardia di Finanza i territori dove è prevista l’installazione dei radar”. (MP)

L’on. Adriano Salis (Idv) ha rilevato sia l’opportunità della mozione che la colpevole trascuratezza che ha accompagnato,
fin dall’inizio, la vicenda dell’installazione dei radar, nonostante i pareri favorevoli sia dell’Arpas che delle
conferenze di servizi svoltesi nei vari territori. Gli appalti, ha aggiunto, “vengono assegnati sempre con la procedura
della trattativa privata a società delle quali non si conoscono in modo trasparente le compagini azionarie.
La collocazione delle strutture, inoltre, configura a tutti gli effetti, nuove servitù militari, oltretutto in un quadro generale
di scarso coordinamento fra gli stessi enti militari che operano nel settore della sicurezza nazionale”. Sotto questo profilo,
ha concluso, “non è sostenibile la giustificazione del contrasto all’immigrazione clandestina.
Per tutte queste ragioni è importante sapere come intende muoversi l’esecutivo regionale.” 

L’on. Luciano Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha affermato che la questione dei radar
“investe direttamente il ruolo dell’assemblea regionale”. Ha citato in proposito, rivolgendosi
all’Assessore degli Enti Locali, la norma regionale che consente la stabilizzazione dei lavoratori
dei centri servizi per l’impiego, adottata anche in base alla c.d. legge La Loggia che prevede la
permanenza in vigore delle norme finche non interviene la Coste Costituzionale a deciderne l’illegittimità.
Ebbene, nonostante questa copertura normativa la provincia di Sassari si è dovuta fermare di
fronte al contrasto del dirigente della ragioneria di quell’ente”. Che legame esiste fra questa vicenda e quella dei radar?
Secondo l’on. Uras “nella totale assenza di un ruolo della regione e del consiglio regionale.
Quanto ai radar, nessuno può credere al contrasto dell’immigrazione: in Sardegna non ci viene nessuno,
anzi molti se ne vanno, figuriamoci se ci vengono gli immigrati. Anzi, in quei paesi stanno nascendo nuovi governi autonomi”.
Ha auspicato infine che, almeno, “la risoluzione del consiglio regionale sia presentata al governo.” (A.F.) 

Per la Giunta ha replicato l’assessore agli Enti locali Nicola Rassu: “Se avessimo la competenza e il potere
di intervenire sulle strategie internazionali probabilmente avremmo avuto voce in capitolo sui radar,
ma così non è”. Rassu ha spiegato di non conoscere le motivazioni strategiche che hanno indotto il
Governo all’accordo con Israele, ma ha ribadito che il problema non può essere affrontato in questi termini.
“La richiesta della Guardia di Finanza per il radar di Capo Sperone aveva già passato il vaglio di tutti gli
enti preposti e aveva incassato l’ok della conferenza di servizio”. La questione per l’assessore è più generale:
“La Regione non ha potestà in queste materie ed è necessario investire il Consiglio sul problema generale
delle servitù militari e non dei singoli interventi”. Per Rassu si potrebbe tentare la via della trattativa dello Stato
per avere potere concorrente in queste materie. L’assessore ha anche affermato di attendere la sentenza con
cui il Tar ha sospeso l’installazione di tre radar nel territorio isolano, “perché dalla sentenza potremmo trarre
spunto per prendere dei provvedimenti che in qualche modo possano limitare le servitù”. 

Nella contro replica il consigliere Antonio Solinas, Pd, ho concordato sulla sottovalutazione del problema
da parte delle amministrazioni locali, spiegando però che durante le conferenze di servizio si era parlato
di semplici antenne che poi si sono rivelate tutt’altra cosa. Solinas ha chiesto che sia la Giunta, e l’assessore
agli Enti locali in particolare, ad aprire un confronto serrato con lo Stato in materia di servitù militari. (MP) 

Alla ripresa dei lavori, è stato presentato un ordine del giorno unitario che prevede, fra l’altro, l’impegno
della giunta regionale a riesaminare i pareri e le autorizzazioni rilasciate chiedendo che vengano riconvocate,
nei territori interessati, le conferenze di servizi. 

L’on. Giulio Steri, capogruppo di Udc-Fli ha ribadito la posizione negativa del suo gruppo sulle servitù militari,
ed ha valutato con favore il riesame, da parte della giunta regionale, di tutto l’iter amministrativo che ha portato
al rilascio delle autorizzazioni. Sulle sentenze di sospensiva già emesse dal Tar, in attesa delle motivazioni,
l’on. Steri ha osservato che molto probabilmente “il tribunale ha tenuto conto del fatto che la presenza delle
installazioni avrebbe impedito l’accesso a strade vicinali e poderi di proprietà privata.
Questo argomento, fra l’altro, avrebbe dovuto essere trattato e definito in sede di conferenza di servizi.” 

L’on. Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha definito il contenuto di dell’ordine del giorno
“annacquato, come tutto quello che il consiglio regionale fa da molto tempo a questa parte”.
Nell’annunciare comunque il suo voto favorevole ha aggiunto, rivolto all’Assessore degli Enti Locali
on. Nicola Rassu, che i punti 2 e 3 del documento “vanno intesi nel senso che occorre sospendere le
autorizzazioni fin qui rilasciate e che la procedura deve ripartire daccapo; non basta una rilettura tecnica da parte dei funzionari.”
Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione l’ordine del giorno, con il seguente esito:
favorevoli 51, contrari 2, astenuti 3.
Il consiglio approva.

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