(AGENPARL) - Roma, 27 set -  La  società è al centro di alcune delle vicende giudiziarie più complesse  degli ultimi mesi: l’inchiesta sulle presunte tangenti e le  sovrafatturazioni negli appalti ENAV per l’ammodernamento dei radar  dell’aeroporto di Palermo Punta Raisi; quella sul sistema Sistri per il  tracciamento del trasporto dei rifiuti; o quella ancora sulla  malagestione di appalti e commesse nella Protezione civile. Non è certo  uno dei momenti migliori per Selex Sistemi Integrati, azienda del gruppo  Finmeccanica specializzata nella produzione d’impianti radar per la  difesa aerea, navale e terrestre. Si respira inquietudine tra manager e  dipendenti e preoccupata è pure l’amministratrice delegata Marina  Grossi, nota tra i mercanti d’armi come Lady F, dove la F sta per  Finmeccanica, holding presieduta dal consorte Pier Francesco  Guarguaglini.
Gli affari però sono non si fermano  certo a colpi di ordinanze e avvisi di garanzia. Così Selex Sistemi è  pronta a festeggiare il completamento della rete più estesa  di sorveglianza al mondo, un centinaio di radar per la copertura di  7.500 km di coste, come dire un impianto ogni 75 km, valore della  commessa 400 milioni di euro. Si tratta del Vessel Traffic Management  System (VTMS), sviluppato per conto del ministero dei Trasporti e della  Guardia costiera italiana, una selva di antenne e centri di trasmissione  a microonde che entro la fine del 2011 consentirà d’identificare  l’esatta posizione di ogni imbarcazione che si avvicinerà alle coste  italiane, tracciando e memorizzando le rotte di più di cinquemila unità  al giorno.
Il piano, figlio della cronica  sindrome da gigantismo di politici e forze armate nostrane, ha preso il  via nel 1999 con l’assegnazione ad Alenia Marconi Systems (poi Selex) di  un contratto di 90 milioni di euro per la progettazione e la  costruzione dei primi radar del sistema. Dopo l’inserimento da  parte dell’Unione Europea tra i progetti cofinanziati dai  cosiddetti fondi PON Trasporti (il contributo Ue è stato di 71.469.000  euro), il VTMS è stato ufficialmente presentato nel 2004 dall’allora  ministro dei Trasporti, Pietro Lunardi. “Si tratta di un sistema  fondamentale per garantire la gestione e la sicurezza del normale  trasporto marittimo e delle rotte navali, per contrastare l’immigrazione  clandestina e supportare la lotta al terrorismo”, disse Lunardi.  L’Italia era ancora sotto choc per gli attentati dell’11 settembre e i  programmi di “auto-difesa” privilegiavano le missioni di guerra in Medio  oriente, le crociate anti-migranti e la proliferazione di radar e  impianti d’intercettazione tra i reparti di esercito, marina,  aeronautica, forze di polizia, Guardia di finanza e Guardia costiera.  Obiettivo della prima tranche del sistema VTMS, la copertura delle  regioni meridionali, prima fra tutte la Puglia, dove sono stati  installati tra il 2004 e il 2006, cinque radar per “identificare le  piccole e veloci imbarcazioni che giungono dall’Albania per trasportare  migranti illegali”, come dichiararono i manager di Selex. Peccato che il  flusso dei gommoni da Valona e Durazzo era già crollato da tempo e che  gli ingressi “illegali” da est si erano spostati ai confini di terra con  la Slovenia.
La seconda tranche contrattuale, per  un valore di 298 milioni di euro, fu sottoscritta nel 2006: Selex  s’impegnò a realizzare ed installare altri novanta radar e a fornire tre  sistemi mobili montati su velivoli leggeri multiruolo “Lince” per  l’utilizzo in caso di “emergenze” o “eventi speciali” (sbarchi massicci  di migranti, conferenze Nato e di capi di Stato, ecc.). Quando sarà  completato, il VTMS italiano comprenderà un centro nazionale istallato  presso la centrale del Comando generale delle Capitanerie di porto a  Roma; quattordici centri d’area operativi nelle sedi delle direzioni  marittime; ottantadue siti della Guardia costiera per la raccolta e  l’elaborazione delle informazioni e cento siti sensori. I dati saranno  integrati con quelli raccolti dall’Automatic Identification  System (AIS), il sistema d’identificazione in dotazione alle unità  navali. Sono in corso, inoltre, ricerche per integrare il VTMS con i  centri militari che elaborano i dati provenienti dai velivoli senza  pilota UAV in dotazione alle forze armate italiane e NATO,  “particolarmente per la lotta alla pirateria”, come spiegano i manager  dell’industria militare.      
Il Vessel Traffic Management  System impiega i radar della famiglia “Lyra”, da quelli più piccoli  (modello “10”), per il monitoraggio a breve raggio e il trasporto  mobile, a quelli più grandi (i “50” e “80”) per la sorveglianza  marittima sino a 48 Km di profondità. I modelli “50” e “80”, in  particolare, operano nella banda X con una frequenza che si colloca  intorno ai 10 Ghz ed una potenza di emissione media pari a circa 5 W.  Ciononostante non sono stati forniti studi sul rischio delle emissioni  elettromagnetiche per la salute umana e la fauna, eppure buona parte  delle installazioni si trova in luoghi densamente abitati.
I centri di sorveglianza marittima più  importanti della rete VTMS sono ospitati nelle città portuali  di Genova, Venezia, Trieste, Cagliari, Bari, Brindisi, Palermo, Reggio  Calabria, Messina e Civitavecchia. Come spiega un comunicato del  ministero dei Trasporti “la localizzazione del sistema è prevista però  in tutte le regioni costiere italiane, ed in particolare in Campania,  Basilicata, Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia”. La regione destinata a  ricevere il maggior numero di radar (una decina) è la Sardegna: dopo  quelli già installati a Guardia Vecchia (isola de La Maddalena) e Capo  Sant’Elia (cagliari), dovrebbero sorgere le stazioni di Punta della  Scomunica (nel parco nazionale dell’Asinara), Capo Testa (Santa Teresa  di Gallura), isola di Bocca (Olbia), Capo San Marco (penisola di Sinis),  Capo Sandalo (isola di San Pietro), Capo Spartivento (Teulada), Capo  Ferrato (Muravera) e Capo Bellavista (Arbatax). I siti si trovano tutti  all’interno di aree protette e riserve naturali, esattamente come per le  postazioni volute dalla Guardia di finanza per installare i radar di  produzione israeliana per la sorveglianza e l’intervento anti-migranti  (Sant’Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes e Argentiera in Sardegna,  Capo Murro di Porco, Siracusa in Sicilia, Gagliano del Capo in Puglia).  Insostenibili servitù ad altissimo impatto elettromagnetico, fortemente  osteggiate da comitati spontanei di cittadini e associazioni  ambientaliste in tutto il sud Italia.
Il VTMS è una delle produzioni su cui  Selex Sistemi Integrati punta maggiormente per affermarsi nei mercati  esteri. Impianti e radar sono stati venduti alla Polonia, alla Russia,  alla Cina. In Serbia è stato costituito un consorzio per la  realizzazione di un sistema di monitoraggio del traffico navale nel  Danubio del valore di 6,4 milioni di euro, mentre in Yemen si sta  completando l’installazione di una rete VTMS per il controllo del Golfo  di Aden. Si tratta di sei centri con stazioni radar nelle città di  Mokha, Kokha, Miun, Khor, al Omirah, Al Shira, Shograh, acquistati in  buona parte con fondi della cooperazione italiana. Nel biennio  2009-2010, la Farnesina ha destinato allo Yemen “aiuti” per un centinaio  di milioni di euro, sessanta dei quali per “finanziare le prime due  fasi del sistema VTMS e la formazione della Guardia costiera yemenita”,  come riferisce l’ambasciata italiana nel paese arabo.
Nel marzo dello scorso anno, Selex  Sistemi ha inoltre sottoscritto un contratto del valore di 25 milioni di  euro per la fornitura di un VTMS al governo della Turchia. Il progetto  prevede la creazione di un centro di controllo nazionale ad Ankara, tre  centri regionali ad Izmit, Mersin e Izmir e ventiquattro siti sensori,  ognuno equipaggiato con il “Lyra 50”. Molto più sostanzioso il contratto  sottoscritto nell’ottobre 2009 con il governo libico del colonnello  Gheddafi (300 milioni di euro) per un sofisticato sistema di controllo e  vigilanza dei confini meridionali (quelli con Niger, Ciad e Sudan),  contro gli ingressi “illegali” di migranti provenienti dall’Africa  subsahariana. Dopo la sospensione forzata dei lavori per lo scoppio del  conflitto in Libia, Selex e Finmeccanica si stanno adesso prodigando con  i leader del “nuovo” corso di Tripoli perché siano confermate le  commesse belliche già finanziate. Selex, spera di fornire ai libici  pure i radar FADR (Fixed Air Defence Radar), modello RAT 31DL, per la  difesa aerea e anti-missili, con una portata operativa di circa 500 Km,  presentati al salone militare LABDEX 2008 di Tripoli, insieme al VTMS.  Non meno controverso il contratto firmato nell’agosto 2010 con il  ministero di sicurezza pubblica di Panama, per la fornitura di un  sistema di sorveglianza marittima con un centro di controllo, otto  stazioni locali e diciotto radar “Lyra 50” da dislocare su altrettanti  siti costieri. Il VTMS panamense rientra nel programma di “cooperazione  nell’area della sicurezza legata alla lotta al crimine organizzato e al  narcotraffico”, firmato nel giugno 2010 dal premier Silvio Berlusconi e  dal presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli. Consegne  di sistemi d’arma, unità navali, elicotteri e radar di produzione  Finmeccanica in cambio di 180 milioni di euro,  intermediario dell’affaire Valter Lavitola, procacciatore presunto di  escort e veline per i festini del cavaliere.
 
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