Visualizzazioni totali

mercoledì 24 agosto 2011

da La Nuova Sardegna

 21 agosto 2011
Comune contro ministero: «Non vogliamo il radar sul faro di Isola Bocca».
Il senatore Scanu “Rifiutiamo le scelte che sono calate dall’alto e condizionano il futuro”.
OLBIA. Hotel a 5 stelle, isola casinò, grande occhio del sistema di superdifesa dell’esercito. Il destino del faro dell’Isola Bocca cambia schizofrenico ogni 6 mesi. Uno stravagante fabbricatore di futuri alternativi ha progettato una nuova vita per l’edificio che sorge su un’isola grande come una manciata di pietre. Dal 1887 sorveglia l’ingresso del golfo. L’ultima idea dello Stato è mettere un radar sul faro. Isola Bocca, secondo il governo, dovrebbe rientrare nella rete dei 15 radar che punteggeranno le coste sarde. Un albero di natale che lo Stato vuole accendere in tempi brevissimi.
In Gallura sono previsti tre dei 15 radar che devono essere installati. Il terzo esiste già è nel parco militarizzato della Maddalena. E se a Santa Teresa tutto il paese è sceso in piazza per dire no al radar sul faro, in città l’annuncio passa sotto silenzio. O quasi, perché il senatore del Pd Gian Piero Scanu ha presentato una interrogazione per capire cosa accade. I radar di fabbricazione israeliana sono di nuova generazione. Tecnologia a microonde. Non servono per cuocere il pollo, ma per avvistare le imbarcazioni che arrivano davanti alla costa, sono capaci di avvistare anche un chiattino a 40 miglia di distanza. Un super occhio elettronico nato per fare parte in modo ufficiale del sistema Vts, Vessel traffic service, quello che controlla il traffico delle navi, ma integrabile con il sistema C4isr, Command, control, communications, computers intelligence, surveillance e reconinaissance. Una sigla infinita che indica la rete radar di sicurezza e di intelligence militare.
E sull’ambiguità del loro uso futuro e sul fatto che siano calate dall’alto interviene il senatore Scanu. «Sono contrario all’installazione di un radar nel faro di isola Bocca – spiega Scanu -. In questa scelta calata dall’alto è implicita una servitù. La nostra isola tra poligoni, sottomarini, missili trasportati con navi di linea non può ancora pagare dazio. La Regione come in altre occasioni rimane in totale silenzio. Non è tollerabile che venga deciso di installare 15 radar senza sentire le comunità locali. O la Regione non sa nulla, e questo è negativo, oppure sapeva e ha taciuto, ed è anche peggio. Siamo ancora nella logica berlusconiana della Protezione civile Spa, in cui i beni dello Stato vengono svenduti, privatizzati. Come la proposta del ministro Giulio Tremonti di dare il diritto di superficie per 90 anni ai privati. Al contrario io propongo il rilancio e il potenziamento della Conservatoria delle coste, che vigila sul patrimonio e mette i paletti contro gli speculatori».
L’Isola Bocca e il suo faro che ha oltre un secolo, è del 1887, da qualche anno sono al centro di un infinito tormentone. Lo Stato nel 2009 ha tentato di affittarlo ai privati. Il ministero della Difesa sempre più in bolletta voleva trasformarlo in hotel a 5 stelle, e affittarlo ai privati con un solo obbligo. Ricordarsi ogni sera di accendere la luce. Del faro, si intende. Il sindaco Gianni Giovannelli si oppose. Ora il primo cittadino interviene di nuovo e anche questa volta non sembra troppo entusiasta del progetto. «Non ho ricevuto nessuna comunicazione – dice -. Il faro è un simbolo della città. Ho sempre sostenuto che non può essere ceduto ai privati. Credo che anche per installare un radar sia necessario dialogare con le comunità. Una eventuale servitù militare mi preoccupa. Voglio capire quali intenzioni ha il ministero. Penso che per installare un radar nel nostro comune debbano almeno informare l’amministrazione. Noi non accetteremo scelte calate dall’alto».
Cauta anche l’assessore comunale all’Ambiente Giovanna Spano. «Ho ricevuto una comunicazione dal Gruppo di intervento giuridico – spiega l’assessore -. In queste ore ho cominciato a informarmi in modo completo. Ma per ora ho notizie ancora frammentari e non ufficiali. Non voglio demonizzare i sistemi radar, ma è necessario per prima cosa capire se ci siano rischi per la salute o per l’ambiente. C’è anche da valutare un altro aspetto. Il faro è un simbolo della città. Per installare un radar lo Stato deve confrontarsi con la comunità. Dialogare. Può esistere una soluzione condivisa. Basta cercarla».

Nessun commento:

Posta un commento