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venerdì 16 marzo 2012

Missili, satelliti e aerei d’Israele per le forze armate italiane



Può essere equipaggiato con tre differenti tipologie di testata bellica a seconda dell’uso: anticarro, antifanteria e per la distruzione di bunker. Lo “Spike” è l’ultimo gioiello di morte prodotto da Rafael, una delle più importanti industrie militari israeliane. Si tratta di un missile aria-terra a corto raggio destinato agli elicotteri d’attacco. La prima versione, denominata “Er”, è capace di colpire bersagli fino a una distanza di 8 chilometri. Gli israeliani però hanno in produzione un modello con una gittata superiore ai 25 chilometri, lo “Spike Nlos”, dotato di un sensore elettro-ottico e infrarossi e di un apparato di ricerca laser.

Secondo la World Aeronautical Press Agency i nuovi missili made in Israele saranno utilizzati dagli Eurocopter Tiger e Puma e dagli AW-129 Mangusta prodotti da AgustaWestland (gruppo Finmeccanica). I Mangusta sono quelli dei raid dell’esercito italiano nei principali teatri di guerra (prima in Iraq, adesso in Afghanistan). Gli elicotteri, in numero di 60, sono in dotazione al 5° reggimento AVES “Rigel” di Casarsa della Delizia (Pn) e del 7° “Vega” di Rimini, inquadrati nella Brigata Aeromobile “Friuli”. I Mangusta vantano già una terribile potenza di fuoco: mitragliatrici FN da 12,5 mm, cannoni da 200 mm a canne rotanti e missili AGM-114 “Hellefire”, BGM-71 “Tow” anti-carro, FIM-92 Stinger” ed MBDA “Mistral” antiaerei. Con gli “Spike” si amplierà il ventaglio operativo degli elicotteri d’assalto mentre ne uscirà ulteriormente rafforzato l’interscambio bellico Roma-Tel Aviv e la partnership strategica tra le rispettive forze armate.

Dopo le recenti esercitazioni in Sardegna e nel deserto del Negev in compagnia dei cacciabombardieri d’Israele, l’Aeronautica militare italiana ha deciso d’installare a bordo degli elicotteri EH101 e degli aerei da trasporto C27J Spartan e C130 Hercules un nuovo sistema di contromisure a raggi infrarossi, denominato “Dircm - Directional infrared countermeasures”. Il sistema sarà sviluppato e prodotto dalla società Elettronica Spa di Roma assieme all’israeliana Elbit e comporterà una spesa di 25,4 milioni di euro. “Le prime consegne sono previste per la fine del 2013”, spiegano al ministero della difesa. “Con il Dircm, l’Aeronautica italiana sarà la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai Manpads (Man-portable air-defense systems), missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla e che rappresentano oggi una delle minacce più pericolose in fase di decollo ed atterraggio”.

Il contratto con Elettronica-Elbit ha preceduto di qualche mese l’ordine del governo israeliano di 30 caccia-addestratori “avanzati” M-346 Master di Alenia Aermacchi (altra azienda Finmeccanica). I velivoli sostituiranno entro il 2015 i vecchi A-4 Skyhawk utilizzati dalle Tigri volanti del 102° squadrone dell’aeronautica israeliana per formare i nuovi piloti dei cacciabombardieri e come mezzo di supporto alla guerra elettronica. L’M-346 potrà essere utilizzato pure per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave e comporterà un giro d’affari di circa un miliardo di dollari. La manutenzione dei velivoli, per una durata di venti anni, sarà invece affidata alla joint venture TOR costituita dall’industria aerospaziale israeliana IAI e da Elbit Systems.

Secondo quanto trapelato sui media statunitensi, per l’acquisizione dei caccia-addestratori italiani, Washington potrebbe offrire ad Israele una somma pari al 25% del valore della commessa nell’ambito degli aiuti militari previsti dal fondo US foreign military financing (FMF). Il Pentagono avrebbe confermato che l’Agenzia statunitense per la cooperazione alla difesa e alla sicurezza avrebbe avviato colloqui ufficiali con il ministero della difesa israeliano per concordare che alcune componenti degli M-346 Master prodotte negli USA (come ad esempio i motori turbo F124 di Honeywell e altri sistemi avionici) siano acquisite con i fondi FMF. Un “aiuto”, dunque, condizionato a favorire il complesso militare industriale statunitense.

Non altrettanto vantaggioso per l’Italia il contratto firmato tra il governo israeliano ed Alenia Aermacchi. Esso prevede infatti come contropartita che il nostro paese acquisti materiali bellici in Israele per un valore non inferiore al miliardo di dollari, in particolare sistemi satellitari spia e aerei radar. Per ilmemorandum of agreement che sarà firmato entro la fine del mese tra il premier Monti e le autorità israeliane, in cambio degli M-346, l’Italia si doterà innanzitutto di due satelliti elettro-ottici di seconda generazione “Ofeq” il cui costo è stimato in 200 milioni di dollari. dovrebbero essere lanciati entro il 2014. Gli Ofeq, prodotti dalle Israel Aerospace Industries (IAI) ed Elbit, “verranno lanciati entro il 2014, saranno al 100% italiani e verranno gestiti da una stazione terrestre italiana”, scrivono in Israele.
Alle forze armate italiane giungeranno poi due velivoli di pronto allarme (Early warning and control - AEW&C) Gulfstream 550 con relativi centri di comando e controllo, prodotti dalle aziende IAI ed Elta Systems. Il costo complessivo dei due velivoli è stimato in 760 milioni di dollari, più del doppio di quanto era stato previsto nel 2009 dall’allora ministro della difesa Ignazio La Russa per la messa a punto del sistema “multi-sensore e multi-missione” JAMMS (Joint airborne multisensor multimission system), incentrato sui Gulfstream 550. “Il costo stimato del programma ammonta a280 milioni di euro a valere sul bilancio ordinario della difesa e avrà durata di sette anni”, aveva spiegato La Russa ai parlamentari della Commissione difesa alla vigilia del voto (unanime) a favore del JAMMS. “Esso supporterà le operazioni delle forze nazionali e alleate impegnate in operazioni militari in Patria e fuori dai confini nazionali nelcontrollo e nella sorveglianza dello spazio aereo”. Dei 760 milioni previsti, quasi 500 andranno all’acquisto dei due velivoli AEW&C e i restanti 260 per finanziarne i costi logistici e la manutenzione per un periodo di 15 anni dalla loro consegna, fissata tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.

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